Elena Ferrante è tornata

Irene Bianchi 20 Novembre 2019

A distanza di cinque anni dalla conclusione della quadrilogia L’amica geniale Elena Ferrante torna in libreria con il suo nuovo romanzo La vita bugiarda degli adulti. Libro molto atteso dai suoi lettori e la cui notizia è stata minuziosamente programmata: a settembre l’incipit, a fine ottobre il titolo con la copertina, pochi giorni prima dell’uscita del libro le prime recensioni.

Come tutti i romanzi di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adultiè scritto in prima persona. La protagonista e narratrice Giovanna (classe ’79) racconta i tumultuosi anni della propria adolescenza: alle prese con i cambiamenti del proprio corpo deve fare i conti con la vita bugiarda degli adulti. L’equilibrio che fino ad allora aveva sorretto la sua infanzia felice, in un bell’appartamento di Napoli in cima a San Giacomo dei Capri, all’improvviso si rompe. Giovanna reagisce iniziando a scavare nella storia della propria famiglia per fare chiarezza, ma soprattutto per trarne profitto: non riuscendo più a riconoscersi nei suoi genitori, una madre debole e un padre opportunista, cerca continuamente altri possibili modelli su cui plasmarsi a sua volta. La narrazione prende quindi le forme del romanzo famigliare in cui nomi, luoghi e oggetti strizzano l’occhio ai romanzi precedenticome ad indicare che si tratti di un’unica narrazione raccontata da prospettive diverse, focalizzandosi via via su ciò che di più vero l’esperienza ha lasciato.

Il centro della narrazione è anche questa volta un legame femminile: il gioco di specchi che si forma tra Giovanna e la zia Vittoria, parente cancellata dalle fotografie e a cui Giovanna viene paragonata dal padre che, non credendosi sentito, sussurra alla moglie: “Sta facendo la faccia di Vittoria”. La frase origliata da Giovanna viene immediatamente immagazzinata come un giudizio negativo sul proprio aspetto fisico che la assillerà al punto di voler a tutti i costi conoscere la zia bandita dalla famiglia. In seguito alla conoscenza di Vittoria, la ragazza inizia un via vai fatto di discese e salite, fisiche e simboliche, alla ricerca di una verità familiare che lentamente emerge tramite le parole frammentate degli adulti. A sue spese scopre che il mondo degli adulti, dove le hanno sempre detto di non mentire, sia questo situato nel Vomero o sia nella zona industriale di Pascone, sembra essere saldato dalle bugie e da un braccialetto, unico testimone tangibile e fulcro di una storia che deve essere rivelata.

In questo nuovo romanzo Elena Ferrante descrive gli anni delle scoperte e delle prime volte, a partire dal proprio corpo che cambia e in cui per la prima volta non ci si riconosce, alla scoperta del sesso che macchia in modo ruvido le pagine del romanzo risultando quasi sempre, e prevedibilmente, meschino. E ancora la scoperta di una Napoli volgare così vicina ma mai conosciuta, fatta di corpi che si urtano, si feriscono e si mescolano, ma anche dallo stupore della prima volta che invece ci si innamora.

Se le esperienze di Giovanna sono autentiche e riportano il lettore a rivivere le scoperte e la perenne sensazione di inadeguatezza dell’adolescenza, meno veri sono invece i tratti di alcuni personaggi. Inizialmente questi si possono dividere con una netta linea di demarcazione in cui chi sta in alto (i genitori di Giovanna) è bello, intelligente e sincero mentre chi sta in basso (la zia cancellata) è brutto, cattivo e bugiardo. Nella sua ricerca Giovanna scopre, forse un po’ tardivamente, le sfumature di queste troppo superficiali categorizzazioni e comprende che i due mondi nella sostanza non sono poi tanto diversi. Forte di questa consapevolezza sembra anche riuscire ad accettare le proprie origini, a differenza del padre che aveva ingenuamente creduto di poterle nascondere dietro al suo ormai affermato statuto di intellettuale.

Ritornando nei luoghi che il padre aveva abbandonato per emanciparsi, e di cui oggi si vergona, Giovanna compie quindi un percorso tutto in discesa e in antitesi ai desideri dei suoi genitori stereotipati nei loro ruoli di genere e di classe. Se nella quadrilogia Lila e Lenù avevano preso a modello le protagoniste di Piccole donneprefissandosi un cammino tutto in salita che le avrebbe portate alla salvezza e quindi a un riscatto del rione, Giovanna rovescia la parabola e sente di poter diventare adulta solo calandosi nel mondo della menzogna e tradendo la fiducia di chi le sta accanto. Cancellandosi dalla faccia l’ingenuità della sua infanzia alla fine riconoscerà e accetterà sul proprio volto i tratti più crudi e forse anche più autentici della zia.

 

Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, edizioni e/o, 2019

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Irene Bianchi

Irene Bianchi è nata a Bagno a Ripoli (FI) nel 1991. Si è iscritta alla facoltà di Lettere Moderne dell’Università di Pisa, laureandosi in storia della critica letteraria con il professor Sergio Zatti. L’argomento della tesi era il confronto tra il romanzo Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e la sua trasposizione cinematografica diretta da Luchino Visconti. Nel 2018 ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica presso il medesimo ateneo, relatore Sergio Zatti e correlatore Raffaele Donnarumma, discutendo una tesi avente per argomento l’analisi di alcuni temi presenti nei romanzi di Elena Ferrante, quali: il rapporto madre-figlia; i mutamenti del corpo; l’uso ed il significato dei termini “smarginatura” e “frantumaglia”. Nel corso dello stesso anno ha vinto il concorso di dottorato in Studi Italianistici presso l’Università di Pisa con il progetto di ricerca Ferrante e la tradizione del romanzo “al femminile”, tutor il prof. Sergio Zatti.

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