La grazia scomposta dell’amore

Chiara Palumbo, 13 maggio 2024

Quanto mutamento di sguardo può portare nella provincia fonda d’Italia, qualunque provincia – di cui il Golfo di Gaeta regala il mare sullo sfondo – la comparsa di una donna, arrivata all’improvviso da un fuori poco distante che suona come un altro mondo, nell’Italia ancora segretamente bigotta degli anni Settanta, comunista solo in senso ideologico, che ancora si sforza di assimilare le nuove libertà? E quale svelamento sarà la sua improvvisa morte, vent’anni più tardi? Quando arriva a Scauri, Vittoria (il cognome, Basile, glielo consegnerà solo la morte) guadagna presto il diritto a non essere la straniera, per quanto arrivi da Roma. Lo guadagna con il sorriso di chi accoglie, il sapere dei parti e delle erbe, con un’aristocrazia dei modi, segreta come tutto ciò che la precede e la contorna, salvo la sua casa sempre aperta e la giovane donna a cui la fa intestare, Mara, che a suo tempo è stata bellissima. Ed è molto più sciatta, invece, quando vent’anni dopo trova la nuotatrice provetta Vittoria morta annegata nella loro vasca da bagno orlata di piastrelle nere, l’unica cosa, forse, che tutti conoscono, perché la si può vedere dalla porta.

Quando si apre Chi dice e chi tace, l’ultimo romanzo di Chiara Valerio, pubblicato da Sellerio, Mara, che il paese aveva creduto figlia, è invece perduta e disperata, come una moglie. Una vedova. Perduta come le certezze che il paese credeva di avere su Vittoria. Su tutte, le certezze dell’avvocato Lea Russo, la voce narrante del romanzo, che da Vittoria si scopre guardata come forse nessuno aveva mai fatto, tranne suo marito. E sente il bisogno di smettere di fingere di non vedere, come spesso si fa nei paesi. E sente il bisogno di altre risposte. Di scoprire cosa è successo davvero alla donna che conosceva come una semplice assistente della farmacista, e cosa sta succedendo a lei stessa. E si mette in cerca, forse per mantenere una promessa fatta senza dirla a chi, come Vittoria, sa vedere, o fatta forse alla parte di sé stessa che segretamente desiderava un’altra vita, che si è negata; apparentemente senza sofferenza, forse invece con un dolore mitigato da un marito amato e due figlie di cui comprende poco, come spesso accade ai genitori. Lea Russo sente di dover svelare il mistero di una morte, ma – ancora di più, di una vita. Il mistero della donna che Scauri ha amato come colei che tutto può, perdonandole, trasformandole in motivi di fascino, quello che a nessun’altra donna era concesso. Portare una barca, battere gli uomini a carte, maneggiare i farmaci come i veleni, e amare le donne.
Quella che Chiara Valerio evoca, con una lingua elegante e affettuosa, è soprattutto la voce della provincia, fatta di persone semplici, invidie a mezza bocca e pretesi sensi di superiorità, ma anche di vicinanze offerte nei modi che ciascuno conosce, senza malizie e sovrastrutture. Questo romanzo è un gesto di omaggio franco ma senza giudizio a Scauri, in cui Valerio è nata e di cui conosce angoli e cognomi. Ma in generale a quei frammenti di mondo dove, la voce di popolo sa tutto ma comprende solo quel che può toccare, ed è disposta ad accogliere più facilmente che a rifiutare, a patto che chi arriva paghi con la moneta del rispetto, del trasformarsi in “una di noi”.
Come Vittoria, che si nasconde in piena vista, scegliendo con cura cosa essere agli occhi di un paese in cui tutti dicono ma nessuno sa.
Per Vittoria, la verità è un pegno, consegnato a pochissimi e solo in parte. L’ultima, il testamento, a Lea, l’avvocata Russo, diventa per lei una chiamata a rimettere insieme i pezzi di un passato che compare con le forme giudicanti e affilate di un avvocato romano, Pontecorvo, che insieme alla convinzione che tutto si possa comprare si porta dietro i fantasmi della vita precedente di Vittoria.
Una vita in cui, al contrario di quanto accade nelle province pettegole di ogni latitudine, chi tace lo fa per scelta e chi dice lo fa per amore.
Oltre a raccontare la provincia, che più che le tinte del giallo e del noir ha quelle della scoperta che solo le intelligenze fini come la sua sanno rendere avvincente, Valerio consegna a chi legge la grazia antica di una prosa sapiente come nei suoi libri precedenti. Ma questa volta non ha bisogno di strabiliare per raccontare l’amore, l’amore tra donne, l’amore libero, senza dirlo, ma senza nasconderlo a chi vi si accostava con il garbo con cui lo fa Lea, quando si scopre toccata da una fascinazione che non sa nominare. La nomina, invece, chi aiuta Lea ha riannodare i fili del ritratto di Vittoria ragazza negli anni Quaranta e poi donna degli anni Sessanta, a cui i soldi di famiglia hanno comprato, forse, la libertà di essere sé stessa ma solo il desiderio di allontanarsi da quello che conosceva ha concesso la libertà di viverlo davvero.

Da questo romanzo esce un modo di amare forse perduto, a suo modo romantico, lontano nella sua raffinatezza e – invece – vicinissimo nelle pieghe più violente e giudicanti che ancora lo costringono ad avere paura, e hanno, spesso, ancora, un volto maschile. In questo romanzo, l’autrice e matematica veste la rapidità del suo pensiero con le parole di una donna degli anni Ottanta che si affaccia al mondo, confondendo vissuto e ricordi, atti mancati e, forse, desideri muti. Perché è forse questo che la storia di Vittoria offre, come un’eredità, a chi legge: quanto di più prezioso abbiamo, in legami, memorie, vita vissuta, è tanto più tale quanto più viene taciuto, non per vergogna, ma per senso di protezione. Perché – quando raggiunge il grado di consapevolezza di chi è veramente libero, anche di scegliere tra vivere e morire, o di non rispondere nemmeno alla domanda – tacere non è una negazione, ma ha a che fare con il custodire. È un atto di cura. Anche il silenzio è politica.

Chiara Valerio, Chi dice e chi tace, Sellerio 2024

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Chiara Palumbo

Chiara Palumbo, femminista intersezionale e attivista LGBTQ+, è giornalista e autrice di podcast. Lavora nell’ambito della comunicazione editoriale e culturale, con qualche sentita incursione nel terzo settore. Messe in tasca una laurea specialistica in comunicazione e un master in editoria, ha scritto e scrive di teatro, letteratura, attualità e tematiche di genere per diverse testate, tra cui F, la 27esima ora, la sezione online del Sole24ore, Cultweek e Artapartofculture.net. Ha curato "Mostri Sacri" (FVE), "I sentinelli" (Edizioni Tlon) e partecipato al volume "Un sogno per tutti" (Skira).

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