Debutta al Festival del cinema il cortometraggio “Moi aussi” dove migliaia di persone (quasi tutte donne) denunciano la violenza sessuale o sessista subita. Ne è autrice Judith Godrèche, l’attrice che ha accusato di stupro due figure di spicco dell’industria cinematografica
Di Chiara Cremaschi
Si è aperta ieri, il 14 maggio, La 77ª edizione del Festival di Cannes. Il mondo del cinema francese è in subbuglio da giorni. Non per la festa, ma perché sta circolando la notizia che verrà resa pubblica una lista che contiene una decina di nomi di attori, registi o produttori coinvolti in casi di “violenza sessuale o sessista”. Mediapart, che secondo alcuni sarebbe all’origine della lista, ha già emesso il suo verdetto: un carrello, parcheggiato ai piedi della scalinata del palazzo del Festival di Cannes, è in attesa di trasportare gli accusati, giudicati colpevoli, sul luogo dell’esecuzione mediatica.
La settima arte francese è stata scossa, di recente, dai casi Depardieu, Benoît Jacquot, Jacques Doillon, Philippe Garrel e Philippe Lioret. La settimana scorsa è stata istituita dall’Assemblée National una commissione d’inchiesta sugli abusi e le violenze nell’industria cinematografica.
Sulla Croisette si tratta ora di limitare i danni. La presidenza del Festival si è avvalsa dell’agenzia di comunicazione Image 7, diretta da Anne Méaux, per elaborare diversi scenari in caso di gravi rivelazioni che coinvolgano membri della giuria o personalità del concorso. Molti temono che le feste vengano disertate, che i marchi di lusso si ritirino e che il cinema e le sue emozioni passino in secondo piano. Comunque gli organi direttivi non hanno voluto introdurre nuove regole, come ha fatto l’Accademia dei César, per vietare a una persona indagata, ad esempio, la montée des marches o di ricevere un premio, preferendo gestire la situazione “caso per caso”.
Alla domanda dei giornalisti se ci fosse lei dietro questa “lista”, l’attrice Judith Godrèche ha scritto sul suo account Instagram: «No, non faccio liste […] ho sentito queste voci ma diffonderle non ha nulla a che fare con il mio impegno e non dovrebbe avere nulla a che fare con l’essere giornalista. Per me è il sintomo di una forma di panico. Ma è anche un modo per far passare le vittime per corvi e confondere le accuse con la denuncia».
Mercoledì, “Moi aussi” di Judith Godrèche aprirà la selezione di Un certain regard. L’attrice è diventata una figura di riferimento del movimento in Francia da quando ha accusato di stupro due figure di spicco dell’industria cinematografica, Benoît Jacquot e Jacques Doillon. Parlando alla cerimonia di premiazione dei César, ha denunciato il «livello di impunità, negazione e privilegio» dell’industria cinematografica quando si tratta di violenza sessuale. Il suo cortometraggio di 17 minuti riunisce un migliaio di vittime di violenza sessista e sessuale. Queste donne (e alcuni uomini), messe in scena in una gigantesca coreografia nel centro di Parigi, si sono proposte all’attrice, che a febbraio ha lanciato un appello ai testimoni. Chi sarà citato sullo schermo? Quali testimonianze contiene questo documentario che mira a far luce sulle violenze e le molestie sessuali che da tempo imperano sui set cinematografici e durante le riprese? La proiezione del cortometraggio lascerà sicuramente il segno sul festival, che prende il via pochi giorni dopo l’annuncio che la più grande star del cinema francese, Gérard Depardieu, sarà processato a ottobre.
Chiara Cremaschi
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