IDEE

  • La colpa è sempre della madre

    I cimiteri dei feti – con svelati i nomi della donne che hanno interrotto la gravidanza, malgrado il divieto di legge –  hanno scandalizzato parte dell’opinione pubblica italiana. Ma la libertà femminile è sotto attacco in molto Paesi.                                                             

    Di Francesca Romana Di Santo

  • Il coraggio di Emma Dante

    Lo scandalo della felicità e la pena del vivere. Reduce dal Festival di Venezia, il film “Le sorelle Macaluso”, in cui la geniale artista palermitana, affascina e respinge con l’urlo dei corpi ai quali imprime una grandiosa movenza scenica. Il nascere, il crescere e il morire, la trasformazione impietosa dei corpi: quasi un volo di colombi.

    Di Pina Mandolfo

  • La violenza quotidiana

    Era la norma quando io ero al liceo, fuori dalla scuola c’era sempre qualcuno a fare la posta a qualcun altro per picchiarlo, ogni giorno. Che non sia morto nessuno mentre io ero lì credo sia un puro caso. L’unica cosa che so è che non serve delimitare questi atti di violenza a bestiali, a occasionali, a mostruosi perché operati da individui incivili. Purtroppo è da molto tempo che il problema è radicato e radicale, non è affatto laterale, non è affatto sporadico, è spesso presente nelle scuole e fa parte dell’educazione di molti a come si sta al mondo, a come ci si difende.

    Di Giulia Caminito

  • Io, il sogno e il ddl Zan

    “Appartengo al femminismo radicale che si è sempre posto non “contro” ma “sopra” il diritto, ritenendo inefficace oltre che pericoloso affidare materie delicate come la sessualità a una legge”. Un contributo al dibattito in corso sulla proposta Zan contro l’omotransfobia che intende punire la violenza verbale esercitata verso gay, lesbiche, trans e donne. La redazione ha diverse opinioni e volentieri ne discute in coda a questo articolo.

  • Dove sono finiti i bambini? E le bambine?

    Si rimuove l’infanzia. La si consegna alle madri, purché stiano nell’ombra, mute, estatiche, attive quanto basta perché quest’infanzia finisca presto. Perché generi adulti in grado di produrre beni e consumi, di pagare contributi e tasse. Lo Stato li chiama “minori” infatti, che vuol dire incompiuti, inadeguati, relativi
    Di Elvira Seminara