Loretta Borrelli scrive sulla rivista Erbacce a proposito della app Immuni e ci dice cose che ignoravamo.
di Laura Marzi
Tra le poche cose che abbiamo potuto desiderare in questi mesi di vera e propria limitazione, in cui la nostra capacità di volere si è ridotta spesso alle dimensioni della serratura di casa, c’è sicuramente che qualcuno ci spiegasse le cose fondamentali e difficili che non siamo riuscite a capire: i dati, in primo luogo, diffusi ovunque e incoerenti, in contraddizione, sospettabili. E la app immuni.
Al di là del dibattito, importante e variamente espresso, sulla liceità della richiesta di dati sensibili da parte dello stato italiano rispetto alle leggi in vigore qui e in Europa sulla privacy, è stato ed è tuttora difficile reperire delle informazioni che siano utili, perché chiare.
La questione è stata posta, dai più abili, in questi termini: sei dispost* a cedere le tue informazioni nonché pezzi della tua vita, immagini delle persone care, intenzioni di voto, a dei colossi come facebook o instagram e ti fai dei problemi se a chiederti di fornirle è il tuo stato nazionale, e per contenere un’emergenza sanitaria mondiale!
Si tratta indubbiamente di un argomento forte, contro il quale, posto così, risulta difficile contrapporsi, soprattutto trovare ragioni valide per farlo.
(In copertina una vignetta di Pat Carra della redazione di Erbacce)
Ed è proprio nel bel mezzo di questo trionfo mal riposto del buon senso che la questione emerge in una riunione di redazione della rivista Erbacce. Forme di vita resistenti ai diserbanti . Sollecitata dalla nostra riflessione comune e dai molti interrogativi Loretta Borrelli, ricercatrice e teorica nel campo dell’informatica, scrive un pezzo sulla app Immuni: come dovrebbe funzionare, con quali rischi e quali vantaggi.
L’articolo Immuni all’autoritarismo tecnologico non solo ci introduce a una prospettiva femminista dell’elaborazione delle interfacce, quindi del rapporto umanità-macchina così cruciale in questa epoca storica e preponderante al tempo del COVID 19, ma ci fa comprendere con sapienza e chiarezza quale potrebbe essere il funzionamento della app. Il testo mostra come i problemi che ci hanno venduto come fondamentali, quelli dei dati appunto, siano del tutto secondari in questo caso: con la app immuni così come è stata progettata ad oggi ne va invece della nostra libertà individuale e soprattutto del nostro equilibrio mentale.
Riassumere l’articolo non sarebbe cosa utile, perché per una volta che chi sa le cose, in questi tempi, ce le spiega, è bene goderselo. Il pezzo è sul sito della rivista Erbacce, insieme a molto altro.
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥
Laura Marzi
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