Paola Leonardi continua con pazienza a dire a tutte le donne che il cambiamento può iniziare solo dall’interno di noi stesse – dal volerci bene, dallo stimarci dentro di noi e fra di noi. Un percorso di ricerca e di pratica – sociologa e psicoterapeuta, ha una scuola di psicosociologia di genere nel suo “Centro Autostima donna” a Framura, in Liguria. Questo suo percorso nasce dai lontani anni 80-90, con un libro rivoluzionario sulla depressione, da trasformare “in una risorsa”, un testo che ha avuto molto successo, aggiornato e ripubblicato nel 2016. Ed è continuato con altri preziosi libri grandi e piccoli, che ci hanno accompagnate dalla rabbia scoperta negli anni Settanta, che abbiamo dovuto soffocare nella depressione dei terribili anni Ottanta. Per scoprire, insieme a lei, le enormi possibilità che si generano immergendosi nel pozzo. Quel “pozzo” di cui con così grande sapienza aveva parlato Alba de Céspedes, nel famoso dialogo con Natalia Ginzburg (rivista “Mercurio”, 1948).
Stavolta Paola riprende un testo uscito nel 2004, lo rielabora e in parte lo rovescia per renderlo appetibile nei nostri difficili anni Venti del terzo millennio. E certo, quando lo ha scritto e pubblicato, non poteva sapere quanto sarebbe stato utile in un periodo di pandemia, dopo una quarantena che ci ha riportato a ciò che possiamo trovare dentro di noi, per darci le ragioni di stare al mondo.
Prima di farci immergere in noi stesse, però, ne “La Potenza delle donne” l’autrice ci richiama a quello che è un altro tema fisso di tutti i suoi libri: il decennio delle lotte femministe – l’unica rivoluzione non cruenta, ripete sempre – di cui ripercorre la storia (soprattutto a vantaggio delle generazioni più giovani, delle donne che non l’hanno potuta vivere direttamente, con il corpo), di cui illumina un angolo particolare. La cultura matrifocale e le pratiche connesse, che lanciano una sfida epocale, come chiarisce il titolo del primo capitolo del libro: “Quando le donne (e gli uomini) vivevano in collaborazione e non in contrapposizione: la cultura matrifocale”. Preziosa eredità, perché “I valori delle donne sono spesso assai diversi dai valori inventati dall’altro sesso” (citazione di Virginia Woolf, una delle tre in esergo al primo capitolo).
La spiritualità femminile, il sacro che stiamo riscoprendo, legato alla nostra sessualità, è una luce che viene da lontano, ma che non è stata mai perduta: “Per rintracciare quella luce, per illuminare il nostro cammino di oggi, per infilare i nostri passi sulle orme delle infinite forme che nei millenni hanno svelato, e spesso anche celato, quel legame profondo tra il femminile e l’esperienza spirituale del mondo, è necessario riappropriarci, con il dovuto orgoglio, della grandezza che ci è appartenuta e che ancora conserviamo in noi stesse”. (pag. 15).
Il patriarcato, secondo Leonardi, è “una malattia”, da cui è nostra responsabilità “guarire” non affidandoci ai risarcimenti dovuti alle vittime. E ce lo ha detto Giovanna d’Arco, ce lo ha ripetuto Christine de Pizan, lo hanno confermato le “vergini giurate” dell’Albania – fino alle nostre madri simboliche degli anni Settanta: Kate Millet, Germaine Greer, Eva Figes, Mary Daly. E, prima ancora, le loro ispiratrici più grandi: Olympe de Gouges con la sua “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” che le costò la vita; Mary Wollstonecraft con la “Rivendicazione dei diritti delle donne”. Mai dimentica Paola, in nessuno dei suoi libri, che della nostra consapevolezza dobbiamo essere grate alle donne che ci hanno preceduto, alle esploratrici e alle pensatrici che hanno scavato in terreni sicuramente più ostici di quelli che attraversiamo noi oggi. Non manca, in questa parte del libro, il riferimento a “Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti, un’analisi rivoluzionaria di come certi condizionamenti nascano molto precocemente, inedita nei primi anni Settanta e forse in parte anche oggi. E a “Noi e il nostro corpo”, del collettivo “Women’s Health” di Boston, che ci fece restare senza parole e forse ci indusse a scoprire per la prima volta la nostra esistenza corporea.
“Il coraggio di essere finalmente se stesse si può trovare solo attingendo alle pratiche e ai saperi delle donne”, conclude Paola prima di citare Carla Lonzi: “La differenza tra uomo e donna è la differenza di base dell’umanità. La donna è l’altro rispetto all’uomo, l’uomo è l’altro rispetto alla donna. L’uguaglianza è un tentativo ideologico per asservire la donna a più alti livelli. Identificare la donna all’uomo significa annullare l’ultima via di liberazione… L’oppressione della donna non si risolve nell’uguaglianza, ma prosegue nell’uguaglianza, non si risolve nella rivoluzione, ma prosegue nella rivoluzione”. (pag 45).
“I nostri migliori amici siamo noi stesse.
Cerchiamo dunque di accettarci, apprezzarci, stimarci: èun rapporto che dureràper sempre!” (pag 47). Sembra facile, oggi che il mondo èpieno –dice Paola Leonardi –“di donne di forza e potenza”. Ma sappiamo bene in quali abissi ci dobbiamo calare (cercando poi di risalire) per regnare al centro di noi stesse, l’obiettivo del secondo capitolo del libro. Sentire, ad un certo punto della vita (e comunque sia andata prima), di essere accettate, amate e volute; di aver ricevuto sicurezza e sostegno; di essere state toccate fisicamente in modo amorevole. E poi di aver soddisfatto il bisogno di veder riconosciuti i propri sentimenti, pensieri, intuizioni, indipendentemente dal fatto che siamo donne. Rintracciare i momenti in cui siamo state incoraggiate ad esplorare sessualità, creatività, potere, gioia, silenzio e solitudine, e a mettere a frutto le nostre risorse.
Qui Paola Leonardi inserisce la sua storia – e in particolare si sofferma sul tema della malattia e degli abusi gravissimi subiti dalle donne in questo campo: dal disconoscerne la consapevolezza e sensibilità corporea, sino ai delitti e alle negazioni del corpo delle donne nella sessualità e nella riproduzione. Qui la/ci soccorre il pensiero di filosofe e sessuologhe del nostro tempo, ma anche il pensiero e la pratica di Ipazia di Alessandria. Infine abbiamo bisogno di sentirci – ognuna – e di essere riconosciute come esseri speciali; e che non ci si impongano limiti con la forza, ma ci vengano indicati con gentilezza e amore. Creatività, gioia e potere vanno legati in un nodo vitale, se vogliamo riuscire, se vogliamo dare valore alle nostre risorse. Tema cruciale per le donne è anche addestrarsi alla separazione, prima di tutto dalla propria madre, superando i conflitti; necessità altrettanto vitale è accettare i propri errori e imparare da essi.
Costellato di esercizi da fare da sole e da questionari, mentre si legge, “La Potenza delle donne” trova compimento nel terzo e ultimo capitolo: “Cambiamo la nostra storia, cambiamo le nostre vite”. Qui il cerchio si chiude, perché, come all’inizio, anche qui comanda, motore e strumento di cambiamento, il cuore, che “ha un cervello tutto suo”. Il cuore “ha una sua intelligenza per imparare, ricordare, sentire”. E allora, per sperimentarlo, fate I “cinque passi per porre una domanda al cuore”, che trovate a pagina 133: concentrarsi, respirare, sentire, chiedere e ascoltare.
Paola Leonardi ,“Il piccolo libro dell’autostima”, Iacobelli 2000
Paola Leonardi, “Depresse non si nasce. Si diventa. 12 tappe per trasformare la depressione in risorsa”, Franco Angeli 2016
Paola Leonardi, Saperi e sapori delle donne (con Serena Dinelli), Iacobelli 2014









Nadia Tarantini

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