Testimonianze al tempo del virus/15 Addio nonnona

Simona Bonsignori, 12 giugno 2020

Durante la quarantena abbiamo perso mia suocera. Non è finita di Covid ma di 99 anni uniti a un’invidiabile leggerezza di vivere. Era solita dire: «La vita è un attimo e mi scoccia tanto dover andar via». Non mi lasci speranza, pensavo. Ho sempre creduto che, se abbastanza fortunata da esistere la mia vita intera, poi me ne sarei stancata e andarmene sarebbe stato lieve. Invece no. Specialmente da quando ho avuto la mia prima figlia, da quando insieme all’eccezione della vita è arrivato il rischio della perdita. Mai vita-morte-vita erano state così interconnesse e presenti prima.

Mia suocera era nata in un paesino di montagna, la sua Guarcino da sempre amata, la sua acqua di Filette da sempre bevuta. La nonnona che ha perso sua madre troppo presto e per questo “ha” sposato un “brav’uomo”. La nonnona che si è trovata la casa sequestrata dai tedeschi quando lei e la sorella erano solo ragazzine, e ci ha dovuto convivere. La nonnona che ha passato sei mesi nascosta in una grotta. La nonnona che scavalcava due montagne con i sandaletti ai piedi e le “scarpe buone” in una busta, solo per andare a ballare. La nonnona che lavorava al comune ma dopo il matrimonio “sai ho dovuto smettere”; che abitava a Roma sopra la statua di Pasquino e non è mai stata zitta perché era un turbine di vita e sorrideva sempre. La nonnona che non aveva mai visto Venezia e c’ha fatto il primo viaggio a 85 anni; che è stata circondata dai suoi due figli, 5 nipoti, 4 pronipoti fino all’ultimo. La nonnona che mi ha amata subito e mi ha fatta sentire sempre a casa. 

La nonnona, non una partigiana, una cittadina. Donne di montagna, gente tosta. Da me amatissima da quando ci siamo incontrate, perché sono sempre stata conquistata dalla passione di alcune donne, e spero che le mie figlie abbiano preso anche uno solo dei suoi geni: “Sei stata una nonna bellissima” ha scritto la grande. La nonnona che ha scelto il 25 aprile, un bel giorno per tornare energia nell’universo. Ma c’era il Covid-19 e non era permesso salutarla.

Ho pensato allora di accompagnarla con un rituale tutto nostro, perché l’energia, lo sappiamo, non riconosce i confini dell’uomo. Ho «usato» questa morte per parlare di vita con le mie bambine. In una pandemia che chiama i vivi «non morti», mi sembrava importante mostrargli che la morte non sempre è brutta, che c’è anche un lieto fine. Una vita lunga e vissuta, uno spirito allegro e curioso, che sa amare e sa ricevere l’amore. Che a un certo momento è il tempo di lasciare il testimone a chi può sognare ancora un mondo migliore: quante declinazioni possibili ha lo stesso desiderio di vita e di amore. 

Le mie bambine hanno raccolto alcune rose del nostro giardino, meticolosamente, con cura. Una grande bianca aperta e due piccole rosa, ancora boccioli. Hanno preso un libro amatissimo, Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, di Sepùlveda, e tra queste pagine hanno messo a seccare le rose: «Quando noi balene ci raduniamo…nuotiamo in cerchio, saltiamo, ci lasciamo cadere sul dorso e ci lanciamo sul pelo dell’acqua battendo le code. La gioia di incontrarsi si esprime in sbuffi d’aria…capriole, canti, sibili e schiocchi. Chissà cosa avrebbero fatto gli uomini per esprimere la gioia di incontrarsi?». Di Covid solo 9 giorni prima era morto l’autore. 

Un altro delicato mazzetto di rose sempre bianche e rosa è rimasto sul tavolo per qualche giorno perché potessimo accomiatarci con calma, salutandola piano piano. Perché nessuna di noi avesse paura.

Il mio laicismo è conquistato dalla mistica e un po’ folle spiritualità sud americana, i miei morti sono quelli di Isabel Allende. Anzi le mie morte, uomini non me ne vengono in mente, forse penso che loro non vogliano un futuro oltre la morte. 

Questo è stato il nostro personalissimo 25 Aprile in tempo di pandemia. Buon viaggio e grazie della lezione nonnona amatissima. Bella Ciao.

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Simona Bonsignori

Simona Bonsignori giornalista e editora coordina la manifestolibri, casa editrice legata al quotidiano il manifesto
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