Ne parlano scrittrici, docenti, attiviste e studenti il 6 marzo a Feminism6, alla Casa Internazionale delle Donne di Roma: un’intera giornata dedicata all’incontro “Insegnare comunità a scuola. Desiderio, differenze, relazioni”. L’educazione è un diritto umano che non va «meritato» ma garantito, come l’educazione contro la violenza e gli stereotipi
Di Simona Bonsignori
Se è vero che non si è mai parlato tanto di scuola come dall’inizio della pandemia, complici non sempre amichevoli i media, cui si è aggiunta, a tre anni dall’inizio del Covid-19, anche la propaganda del nuovo ministro «del merito», sarebbe importante chiederci in che modo se ne è parlato e, soprattutto, tra chi.
Come vorremmo parlarne noi, lo scoprirete il 6 marzo 2023 dalle 10 alle 18 a Feminism fiera dell’editoria femminista alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, in un’intera giornata dedicata all’incontro, Insegnare comunità a scuola. Desiderio, differenze, relazioni: uno sguardo femminista che attraversa i saperi (titolo mutuato dal celebre libro di bell hooks), organizzato e promosso da Leggendaria/Cara Prof, Società Italiana delle Letterate, Manifestolibri, Indici Paritari, Associazione Orlando, con la collaborazione di Archivia e dell’Associazione le Altre.
Ma noi chi? Noi docenti, noi studentə, noi genitrici, noi amministratrici pubbliche, noi scrittrici… noi femministe senz’altro. Tutte quelle «noi» che ancora troppo spesso isolate «fanno» (sperimentano, inventano, cambiano) un lavoro di riproduzione e cura della cittadinanza globale.
Qual è il rapporto tra la scuola e i femminismi? Cercheremo di metterlo a tema lunedì 6 marzo (accrediti per docenti entro il 4/3, a questo link) provando a sollecitare connessioni tra alcuni percorsi e pratiche scolastiche generative che forzano il canone verso le relazioni, perché si facciano finalmente politica femminista superando l’isolamento e l’idea che la scuola sia immutabile, quando invece è dentro di essa che la società cambia.
La scuola italiana è abitata da 8,5 mln di studentə, 800 mila docenti (di cui l’83% è donna con un’età media di 54 anni), 200 mila ATA. Insomma sono 6,5 mln le famiglie coinvolte per un indotto (dati Istat 2021) di 30 mln di persone. La Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) denuncia a ottobre 2022 che i disturbi di ansia e depressione colpiscono 1 minore su 4 e chiede che il benessere di tuttə sia reso una priorità globale. Le/i docenti, travolti da un carico burocratico che non ha eguali in Europa si percepiscono sempre più isolatə, hanno un reddito inferiore del 13% rispetto alla media UE (rapporto Ocse – Education at a glance 2020- FLC CGIL), circa la metà di quello tedesco, e impiegano 35 anni (!) per raggiungere il massimo dello stipendio contro i 26 della media UE. Denunciamo ancora una volta che le donne in Italia guadagnano mediamente il 23% in meno degli uomini e proviamo a incrociare anche questi dati. Il partito più votato tra le/i docenti nelle ultime elezioni politiche è stato FdI (dati Ipsos, settembre 2022). La formazione è lasciata alle storie personali.
In una analisi pubblicata a giugno 2022 sulla dispersione scolastica in Italia – quart’ultima con il 13,1% nel 2020 su una media europea del 9,9%, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ci ricorda che l’educazione è un diritto umano fondamentale che non va «meritato» ma garantito: non è data una lezione che ponga nozioni e contenuti senza immaginarsi in un atto educativo e, noi aggiungiamo, di relazione e comunitario. Del modo in cui la/lo studentə reagisce al sistema scolastico, un peso notevole è attribuito ai disturbi di ansia: abbandonano, dunque, non per disinteresse ma perché non ce la fanno a sostenere gli alti livelli di stress correlati all’ambiente scolastico. Questo non fa che dimostrare le debolezze di politiche educative, sociali, del lavoro e della salute, che non sono prioritarie in un paese in cui ci sono 187,6 anziani ogni 100 giovani. Quindi è l’offerta formativa con i suoi linguaggi, la competizione elitaria, la formazione forzata al mercato e alla guerra (350 studenti andranno in alternanza scuola lavoro alla base militare di Sigonella) che deve cambiare. Perché quando le/gli studentə si allontanano dal sistema scolastico tutta la società va incontro quella «mancanza di opportunità» che noi chiamiamo democrazia. Un disastro che ci coinvolge tuttə, dunque, cui porre politicamente rimedio al più presto.
Per questo crediamo che sia necessario e urgente cominciare ad ascoltarci e a «rimbalzarci» tra noi; a incrociare le esperienze delle docenti e delle studentə – e vogliamo farlo in un luogo, la Casa delle Donne, in un evento Feminism, niente affatto neutri rispetto alle pratiche e alle culture di genere. Vogliamo farlo insieme alle scrittrici, alle attiviste, alle amministratrici, alle genitrici in movimento che anche dal di fuori sostengono e concorrono a costruire le condizioni perché i cambiamenti siano possibili.
Una valanga, speriamo, di pratiche nuove, di intellettualità, di relazioni e di saperi che trasporti la tanta strada che anche altre prima di noi, hanno già percorso nella costruzione di cittadinanze democratiche e convergenti. Ultima assente una educazione sentimentale e contro le violenze.
Certo è difficile, certamente servono tempi lunghi per far rinascere il desiderio, qualcuna potrebbe rimanerne sopraffatta, ma cambiare la scuola nella scuola e con la scuola è possibile, anzi sta già avvenendo, basta uno sguardo femminista per accorgersene. Facciamoci forza, dunque, e continuiamo a tessere reti.
PASSAPAROLA:








Simona Bonsignori

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