Sotto le bombe del patriarcato

Simona Bonsignori, 21 novembre 2023

«Ho una figlia adolescente, anche Giulia che è stata assassinata è mia figlia. Ma non voglio che siano loro a doversi difendere, non voglio gridare attente al lupo. Anche nelle relazioni i maschi non sanno riparare o perdere. Come in guerra. Questo sesso addestrato alla vendetta deve parlare, devono parlarsi soprattutto i maschi che non uccidono»

Di Simona Bonsignori

Sabato sera del 18 novembre ero con mia figlia e le amiche e le guardavo con le lacrime agli occhi e un senso di urgenza che mi rincorre da quando è diventata un’adolescente. Giulia potrebbe essere lei. Potrebbero essere loro. Giulia è stata uccisa. Lo sapevamo tutte eppure abbiamo seguito la cronaca con l’illusione che il copione potesse cambiare. Credo di poter gridare che l’ennesimo femminicidio ci ha sfinite: parliamo al vento, studiamo invano, lottiamo contro i mulini. E mi addolora che l’ultima mosca nei nostri pugni stretti sia solo la speranza di un esito felice; vana se non nomina il problema del rispetto della vita nel mondo. Siamo arrabbiatissime.
È questa l’emozione che più mi avvicina alle altre, ma anche a tutti quelli che stanno soffrendo: parlo di chiunque ami le figlie e i figli ovunque vengano ammazzati nel mondo.
Che c’entra, penserete.
L’incapacità di elaborare una frustrazione, ma anche una ferita, un dolore o un fallimento non è neutra ma sessuata. E situata, ce lo siamo detto e ridetto. Appartiene a quel sesso addestrato all’invincibilità del potere, dentro al quale non trova spazio la critica ma la vendetta.
In “amore” è tutta e ancora una questione di maschi e di questa incapacità di riparazione. Come in guerra, il ripudio della violenza non è mai definitivo ma connivente e rifiuta ogni dubbio. Non lo sentite anche voi questo silenzio assordante?
Ho due figlie e sono felice del nostro complicato e bellissimo gineceo. Ma oggi anche Giulia è mia figlia, come lo sono le bambine e i bambini di Gaza o quelli in ostaggio di Hamas. È così impensabile per noi che ci danniamo alla vita concepire la morte, ma davvero non so più come aiutarle a crescere felici e spensierate e libere.
Non glielo voglio dire state attente. Attente quando camminate nel buio, attente alla luce accecante degli amori, attente a sovraesporre i vostri sogni. Controllate e attraversate la vita sulle strisce. Mai da sole, mai distratte, mai ingenue, mai fiduciose. “Attente al lupo”, non c’è scampo possibile sotto le bombe del patriarcato.
Perché gli uomini che non uccidono tacciono? La cronaca urla che esiste un maschile disturbato che si rappresenta in una cultura di potere, parlatene tra voi se è un disagio che provate uomini, invece di spiegare a noi donne cosa dobbiamo fare.
Io voglio poter dire a ogni figlia: queste sono le vostre strade, sono i vostri amori, è la vostra vita e nessuno ve la porterà via. E voglio che restino vive. È così fragile la parola pace.
Scrivo di getto e di rabbia mentre sono al Teatro Quirino a vedere la Giulietta e Romeo di Gigi Proietti. Fu questo sistema di potere ad ucciderla non l’amore. Era il 1596.

“Se domani non torno,
mamma distruggi tutto”.

#25Novembre #NUDM

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Simona Bonsignori

Simona Bonsignori giornalista e editora coordina la manifestolibri, casa editrice legata al quotidiano il manifesto
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