Il mistero dei miti

Anna Maria Crispino, 24 novembre 2020

Contemplando l’Iliade dall’alto come un arazzo la grecista Maria Grazia Ciani ci racconta il passaggio dai tempi arcaici degli eroi a quelli moderni dell’uomo. E riprende anche figure femminili come Nausica, Medea, Arianna. Un articolo che arriva da Leggendaria, rivista on line e in cartaceo da acquistare subito!

Di Anna Maria Crispino

Affidarsi alla lettura di Maria Grazia Ciani è sempre un piacere in sé, indipendentemente dall’argomento che tratta: la grecista si muove nel “suo” mondo con una maestria piena di leggerezza che solo un sapere profondo può consentire, restituendoci storie, suggestioni e interpretazioni che si sommano e incidono sul patrimonio personale di conoscenza di ognuna/o – per diverso che sia. Così, dopo il magnifico breve romanzo La morte di Penelope (uscito nel 2019, vedi Leggendaria n.137/2019), in questo “Le porte del mito” Ciani si prende il gusto di re-interrogare alcuni dei tasselli della narrativa della Grecia antica: dal significato mitico della “porta” che si apre nelle mura delle città assediate – Troia come Tebe –  al passaggio dall’oikos familiare alla polis comunitaria e dunque alla legge che Antigone rifiuta.  Intenso traspare l’amore e l’elogio per la lingua greca «una lingua difficile, corrosa dal tempo, dalla frantumazione delle opere, dai cambiamenti di stile. E tuttavia […] una lingua bellissima, “geniale”». E difficilmente traducibile: «l’approccio richiede sensibilità e pazienza». Ed è l’Iliade, sostiene Ciani, «lo scrigno prezioso della lingua greca. Nell’Iliade si forma il lessico che alimenterà la poesia, lirica e tragica, la narrativa, la prosa. Ogni termine ha il suo significato, dà un segnale preciso, trasmette emozioni, ideali, principi inderogabili».

«Leggendo di seguito e per intero l’Iliade, contemplandola dall’alto come un enorme arazzo illustrato, l’impressione dominante è ovviamente quella di un sanguinoso massacro», il racconto di quella «forza in atto […] che schiaccia e annienta ogni cosa», per dirla con Simone Weil.  Il poema omerico della guerra è il cuore di questo piccolo libro prezioso: dell’Iliade Ciani analizza non solo la lingua – la sua qualità descrittiva e caratterizzante dei personaggi – ma le dinamiche narrative che portano al passaggio tra il tempo arcaico degli eroi a quello dell’uomo. Quella di Troia è «una guerra epocale che ha segnato insieme la fine e l’inizio di un’era, la fine del tempo eroico – dominato da Achille – e l’inizio di una stagione dedicata all’uomo, alle sue aspirazioni, alle sua ambizioni, al suo nuovo modo di essere e agire», una stagione incarnata da Ulisse. Ed è nel corso delle vicende del lungo ritorno di Odisseo a Itaca che la memoria di un tempo passato viene continuamente rievocata: c’è molta Iliade nell’Odissea, ci dice Ciani raccontandoci l’intreccio tra Storia e memoria in un capitolo memorabile che ripercorre le connessioni tra i due poemi e altre fonti.

Dall’enorme “arazzo contemplato dall’alto”, Ciani estrae poi qualche tessera – l’eroe “cancellato” Palamede, figlio di Nauplio, che a Troia c’era anche se Omero non ne parla, lo scudo di Achille forgiato da Efeso – e le ridipinge. E poi si sofferma su alcune figure femminili del mondo greco antico: la silenziosa Nausicaa che nell’Odissea «appare e scompare lieve come un sogno»; Arianna, figlia di Minosse e sorella di Fedra, fanciulla danzante raffigurata sulla scudo di Efeso e poi innamorata di Teseo, ingannata e abbandonata, come Medea, come Didone; Euridice, sposa e ispiratrice del musico Orfeo, protagonista di una “favola” che si tinge di nero perché scatta il “divieto” che Persefone gli oppone quando lui va a cercare la sposa morta prematuramente negli Inferi: riportandola sulla Terra, non dovrà voltarsi. E invece deve, ci spiega Ciani, perché il miracolo della “resurrezione” non è ancora accaduto. «Gli dei hanno concesso l’illusione, il gesto di Orfeo è ineludibile».

Il mito cui continuiamo ad attingere a piene mari, a rileggerlo, re-interpretarlo, riscriverlo, «sopravvive nel tempo perché non offre spiegazioni ma si presta a manipolazioni di ogni genere, filologiche, poetiche, metaforiche».

 

Maria Grazia Ciani, Le porte del mito, Marsilio, 2020

 

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Anna Maria Crispino, giornalista e saggista, ha fondato e tuttora dirige la rivista Leggendaria. Libri Letture Linguaggi. Attualmente lavora come direttora editoriale della Iacobelli editore. È tra le fondatrici della Società Italiana delle Letterate (SIL) di cui dal 2000 organizza, con altre, il Seminario estivo residenziale. Autrice di saggi sulle scritture e il pensiero delle donne, ha scritto e/o curato diversi volumi, tra i quali: Lady Frankenstein e l’orrenda progenie (a cura di, con Silvia Neonato, Roma: Iacobelli editore 2018); Dell’ambivalenza. Dinamiche della narrazione in Elena Ferrante, Julie Otzuka e Goliarda Sapienza (a cura di, con Marina Vitale, Roma; Iacobelli editore 2016); Oltrecanone. Generi, genealogie, tradizioni (a cura di, Roma: Iacobelli editore 2015). Ha tradotto e/o curato alcuni volumi della filosofa Rosi Braidotti, tra i quali: Trasposizioni. Sull’etica nomade (Roma: Luca Sossella editore 2008) e Madri Mostri e Macchine (Roma: manifestolibri 2005). Vive in un borgo su un lago molto bello, a volte spazzato dalla tramontana.

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