Le Strenne di Natale della Redazione

La Redazione, 23 dicembre 2024

A chi ci legge buone feste con i nostri consigli!
Noi suggeriamo libri perché ci piacciono e perché crediamo che regalare un libro sia un modo particolare di stare accanto a una persona e condividere una storia. E perché, come saprete, quest’anno è calata la vendita di libri e in particolare i piccoli editori, che ci stanno a cuore per le ricerche che fanno anche di autrici dimenticate o da scoprire, sono in difficoltà.
Ci faremo comunque vive anche durante le feste, un abbraccio

La Redazione di LM

Manuela Altruda consiglia Donne della nebbia di Laura Acero (Ventanas Edizioni, 2024, traduzione di Serena Bianchi) e Le sedie crudeli di Barbara Comyns, (Safarà, 2024, traduzione di Cristina Pascotto, illustrazioni di Raven Jiang)

Regalare un libro a Natale – e per regalare un libro a Natale intendo regalarlo a un lettore o una lettrice, di quelli veri – è sempre una faccenda molto complessa. Il rischio di rovinare il momento dell’apertura dei pacchi sotto l’albero è altissimo, ma con queste due storie – lontane nel tempo e nello spazio, ma che parlano entrambe di famiglia e di appartenenza – farete felici tante e tanti amanti dei libri.
La prima si intitola Donne della nebbia di Laura Acero (Ventanas Edizioni, traduzione di Serena Bianchi): nel páramo senza confini di Sumapaz, in Colombia, un giorno alla settimana arriva dalla capitale la prof con il compito insegnare la scrittura a un gruppo di contadine. Tra loro c’è Adriana che un tempo insegnava come la prof, e che come lei viene dalla città: lì ha lasciato suo figlio e suo marito, e non c’è giorno che non se ne penta. Donne della nebbia è un romanzo corale in cui le voci delle donne si sovrappongono, sgomitano, si fanno spazio e, alla fine, emergono dall’aridità di quella terra a cui appartengono.
La seconda storia si intitola Le sedie crudeli di Barbara Comyns, edito Safarà (traduzione di Cristina Pascotto, illustrazioni di Raven Jiang): Frances è ancora una bambina quando, dopo la morte del padre, viene mandata a stare in campagna dai Lawrence, gli zii materni «dall’aspetto decisamente cavallino». Frances viene da Londra e quel paesaggio le è sconosciuto, ostile, le sue cugine Ruby e Grace sono per lei insopportabili, e di notte riesce a sentire delle strambe sedie borbottare. E quando alla fine le sedie spariscono Frances non può far altro che pensare che quella stranezza le è ormai familiare: «Mi sarei dovuta rallegrare del fatto che le sedie fossero state bandite nel solaio, ma non fu così. Ora che erano condannate, mi dispiaceva per loro, e quel brontolare e lamentarsi di notte sembrò farsi più forte». Le sedie crudeli parla di infanzia e di perdita, di classe sociale e ricchezza nel contesto edoardiano, e per quanto tutto sembri sinistro e sospetto, quella di Camyns è anche una storia di coraggio e di tenerezza.

Chiara Cremaschi consiglia Histoire de l’Art au féminin di Marion Augustin, Sara Colaone, Camille Morineau (Casterman, 2024) – a partire dagli 11 anni

Cosa mettere sotto l’albero per le e gli adolescenti? Forse una storia che parla di loro, ma anche di quello su cui noi riteniamo importante che riflettano. Il libro a fumetti Histoire de l’Art au féminin racconta di una visita al museo di Jo e Ben, due giovani adolescenti, che si sorprendono dell’assenza di artiste in mostra, in contrasto con il gran numero di modelli femminili rappresentati nei dipinti. I due, allora, si rivolgono a Artemide e Apollo, due statue antiche, che prendono vita, raccontando loro il ruolo delle donne artiste nella storia dell’arte di tutto il mondo e che spiegano che le artiste sono state dimenticate perché anche la storia dell’arte è stata scritta dagli uomini per gli uomini, che si sono assegnati i ruoli da protagonisti. Jo e Ben, come chi legge il libro, possono vedere queste artiste al lavoro, nel momento della creazione delle loro opere. Sono sequenze a fumetti, realizzate da Sara Colaone, intervallate da ritratti, realizzati da Camille Morineau, dei “fermo immagine” della vita e del lavoro delle donne artiste. Le autrici del libro si propongono di esplorare diversi secoli di storia dell’arte occidentale, mettendo in risalto figure femminili conosciute, ma anche artiste che sono state a lungo dimenticate o sminuite. Alcune erano famose già in vita- come Artemisia Gentileschi, Rachel Ruysch, Rosa Bonheur e Tarsila do Amaral, altre hanno visto la loro carriera oscurata da quella dei loro compagni – come Lee Krasner o Dora Maar; altre ancora hanno lottato contro il razzismo – come Augusta Savage, o contro la malattia mentale- come Yayoi Kusama, o Louise Bourgeois.
Alla fine del percorso, Jo e Ben ringraziano Apollo e Artemide e capiscono che la loro ricerca è solo iniziata. Gridano: «Fate uscite le artiste dalle riserve! Vogliamo più artiste nei musei!»
Questa avventura grafica, immaginata da Marion Augustin, autrice del best seller L’Histoire de l’Art en BD, è nata con la casa editrice Casterman, insieme a AWARE, Archives of Women Artists, Research and Exhibitions. Non è un libro solo per adolescenti, ma un testo da regalare a tutte e tutti, perché arricchisce gli sguardi sulla complessità della creazione, la ricerca di bellezza, la volontà di esistenza.

Loredana Magazzeni consiglia Prima tempesta. Non una donna di meno, non una morta di più di Susana Chávez Castillo, a cura di Conchita De Gregorio (SUR, 2024)

Anche a Natale è possibile unire il piacere di una lettura appassionata e appassionante all’impegno a favore della nonviolenza e di una società diversa, in cui la violenza maschile contro le donne possa finalmente ridursi e cessare. Queste riflessioni mi comunica il bel libro di poesie di Susana Chávez Castillo, Prima tempesta. Non una donna di meno, non una morta di più, curato e tradotto da Conchita De Gregorio per le edizioni SUR.
Susana Chávez Castillo (1974 – 2011) è stata una poeta e attivista messicana, autrice dello slogan «Ni una más», slogan divenuto simbolo della lotta contro i femminicidi, e ispiratore del movimento “Non una di meno”, che combatte la violenza maschile contro le donne in tutto il mondo. Susana venne uccisa e mutilata il 6 gennaio 2011 nel suo quartiere natale a Ciudad Juárez, in Messico.
La collana SUR ospita dal 2011 libri in traduzione dallo spagnolo latinoamericano, finora oltre 200 titoli connotati tutti da una forte componente di urgenza e contemporaneità.
Le forti ed emblematiche poesie di Susana Castillo, sono testimonianza politica e civile prima di tutto, della denuncia che le donne fanno della violenza sistemica, ancora più presente nei paesi latinoamericani. Le poesie sono state pubblicate negli Stati Uniti da Cristina Rivera Garza, scrittrice del magnifico reportage La lunga estate di Liliana (SUR, 2023), sul femminicidio della sorella. Garza firma un contributo a quattro mani di Primera tormenta, a chiusura delle cinquantasette poesie che trattano temi brucianti, personali e universali quali l’amore, il lesbismo, la liberazione e la libertà.

Gisella Modica consiglia Dove le cose accadono Storie di razzismo istituzionale e lotte di comunità nella Sicilia di inizio millennio di Alessandra Sciurba  (Navarra editore 2024)

Tra il 2005 e il 2007 ho frequentato un centro sociale, occupato nel 2001, Laboratorio Zeta, frequentato da ragazzi provenienti da diverse esperienze politiche e da giovani e giovanissime donne, femministe, entrambi impegnate/i in diversi comitati per la giustizia sociale e ambientale, e di sostegno ai senza tetto e ai migranti, spinti dal bisogno di «Essere dove le cose accadono».
Lì ho conosciuto Alessandra, diventata in seguito personaggia di un mio romanzo.
L’ho rivista molto tempo dopo che era Professoressa associata di filosofia del diritto presso l’Università di Palermo, coordinatrice della clinica legale Migrazioni e Diritti e presidente e portavoce di Mediterranea Saving, la piattaforma per il monitoraggio e soccorso in mare dei migranti. Alessandra si occupava di migranti già da allora, quando con la comunità di Zetalab si opponeva alle detenzioni arbitrarie e alle espulsioni di massa dei migranti e nel 2004 fu protagonista del primo episodio di criminalizzazione del soccorso in mare, con l’arresto dell’equipaggio e il sequestro di una nave della società civile: la Cap Anamur. Di questi atti di violenza istituzionale contro vittime innocenti, deportate di notte nei cargo militari verso la Libia o altre destinazioni sconosciute, per essere abbandonati poi nel deserto, ne sarebbero seguiti molti altri.
Al centro di questi eventi, insieme a molti che ne hanno condiviso l’accadimento, c’era sempre Alessandra, la quale, dopo vent’anni, decide che quella «stagione di lotte e di desideri» quelle «piccole storie di resistenza e di amore» erano «meritevoli di essere raccontate», perché seppure di storia tutta siciliana si tratta, è in Sicilia che si «sono sperimentate tante delle politiche istituzionali adesso portate all’estremo in Italia e nel Mediterraneo».
«Vivevamo la sensazione incredibile di essere solo noi, con le nostre comunità, a metterci in mezzo alla Storia che prendeva forma, stritolati dai suoi meccanismi perché eravamo gli unici a cercare di incepparli».
Sono storie che vanno ricordate anche perché, scrive Alessandra, «rimangono come un tassello, minuscolo luogo della memoria, dal quale chi crede sia possibile e necessario sentire sulla propria pelle le ingiustizie del mondo, indignarsi, agire per cambiarle, possa trarre qualcosa che lo aiuti e lo incoraggi lungo la strada».

Gabriella Musetti consiglia Senegal familiare di Laura Ricci (Robin Edizioni, 2024)

Una Strenna di Natale dovrebbe avere qualche specifico motivo per il suggerimento, e questa ne ha ben due: il libro è insolito, uno sguardo sull’Africa a partire dai legami quasi familiari e di affetto tra la protagonista-narratrice e il suo figlioccio senegalese che l’accompagna verso la propria famiglia di origine, e il fatto che chi scrive e vive questa avventura durata mesi è una socia SIL di lunga data: Laura Ricci, poeta, narratrice, traduttrice, giornalista. I dettagli ci sono tutti: una donna esperta, femminista, acuta osservatrice della realtà contemporanea e un giovane senegalese di nome Demba, incontrato casualmente poco prima del lockdown mentre vendeva braccialetti in strada e poi per varie vicende aiutato nelle sue infinite pratiche di richiesta di permessi di soggiorno, fino a una conoscenza approfondita, all’affetto familiare sviluppatosi, alla decisione di vedere il Senegal con gli occhi di chi lo ha abitato, chi lo vive quotidianamente e tuttavia necessita di migrare altrove. Si tratta di Senegal familiare, uscito per Robin nel 2024, il viaggio compiuto nell’inverno del 2023. Laura Ricci, grande viaggiatrice di cui voglio ricordare Dodecapoli, su alcune città europee, non era mai stata in Africa e coglie al volo questa occasione di confronto con una realtà assolutamente diversa da quella europea, che può leggere attraverso una lente così specifica e interna. L’incontro con la famiglia di Demba, una famiglia allargata alle diverse mogli del padre e relativi figli, cugini, parenti di gradi vari, le diverse case, l’impatto con la società, le relazioni affettive e familiari, amicali, la vita sociale e culturale delle numerose città visitate, i monumenti storici e architettonici, l’economia, gli usi e costumi, la natura, la modernizzazione del paese nei rapporti internazionali che stravolgono modelli di vita recenti, nulla sfugge allo sguardo attento della giornalista. Ma è soprattutto l’area dei giovani ad attrarre la sua attenzione, quelle modalità anticonformistiche e solidali, scanzonate e intense delle loro relazioni amicali per cui si può aspettare ore perché un evento atteso accada, o accompagnare nei giri e ripetere gli stessi itinerari innumerevoli volte, insieme. Un mondo in cui il tempo ha altre dimensioni, ma anche le relazioni hanno diversa consistenza.

Sarah Perruccio consiglia Capire il cuore altrui. Emma, Flaubert e altre ossessioni di Antonella Lattanzi (HarperCollins, 2024)

C’è chi legge i libri una volta soltanto. C’è chi rilegge a distanza d’anni i libri che ha amato di più, e chi rilegge ossessivamente libri chiave. Tra le appartenenti a quest’ultima categoria c’è Antonella Lattanzi autrice di Devozione, Cose che non si raccontano e del recente Capire il cuore altrui. Emma, Flaubert e altre ossessioni. Lattanzi ci rende partecipi del suo processo di innamoramento verso Emma Bovary, il libro e la personaggia. Va alla ricerca delle sue motivazioni, alcune molto chiare sin da subito, «Eppure lo posso giurare, la prima volta che ho letto questo libro non ho avuto bisogno di studiarlo. Ho solo avuto bisogno di leggerlo. E mentre lo leggevo mi esaltavo: ma questa scena è una sinfonia!, mi dicevo», altre le si rivelano nel corso della scrittura «Sono tutta dentro Madame Bovary e se Valerio mi scopre- è la prima volta che lo penso-, se Valerio mi entra nella testa e scopre che sto amando Emma Bovary con tutte le sue storture, con tutte le sue bugie, con tutti i suoi picchi e le sue cadute nell’orrore: non me ne importa niente. Che mi scopra pure. Per Emma, pagherò le conseguenze». Lattanzi, nel tentativo di ricordare quando e dove avvenne la sua prima lettura, chiama in suo aiuto illustri colleghi come Henry James e Julian Barnes con i loro affascinanti ricordi. Personalmente, ricordo il mio primo incontro con l’idea di Emma Bovary, al liceo, in un progetto sulla letteratura europea: il mio pensiero fu che una trama e una personaggia del genere non fossero per nulla interessanti. Questo finché non ho letto il libro, chiaramente. Lattanzi stessa la definisce «certo, una storia banalissima» riconoscendo però al contempo proprio in questa banalità il trionfo dell’autore che voleva scrivere un libro sul nulla, che si reggesse completamente sullo stile. E percorre l’ossessione di Flaubert per la parola giusta, il celebre processo al libro per oltraggio alla morale, le altre sue ossessioni di lettrice.
Il libro di Lattanzi arde tutto del desiderio di leggere e rileggere e del desiderio di Emma. Perfetto preludio a giornate di letture e riletture appassionate.

Amanda Rosso consiglia Il Gufo di Emma Saponaro (Les Flâneurs Edizioni, 2024)

Sono certa mi perdonerete la banalità di consigliare un libro per Natale che sia ambientato a Natale, ma a mia discolpa Il Gufo, il nuovo romanzo di Emma Saponaro edito da Les Flâneurs Edizioni, non è proprio infuso di spirito natalizio. Al contrario Guido, il suo misantropo, caustico, misero e burbero protagonista, un ex commissario di polizia riciclato come detective, ne detesta ogni festaiola manifestazione. Per Guido, detto Il Gufo «non soltanto per la corporatura tozza e gli occhi sporgenti […] ma soprattutto o per la dedizione al lavoro che si prolunga sovente fino a notte fonda,» il Natale è un costante ricordo di dolore, solitudine e angoscia. Ma nel romanzo di Saponaro, che è una detective novel sui generis, visto che a essere investigato è proprio Il Gufo, chi legge si accorge subito che l’abituale esercizio logico di trovare – e smascherare – un colpevole, in questa storia, riveste una responsabilità ben più rischiosa. Il Gufo, infatti, nel quotidiano di un lavoro che detesta, una baita in cui vorrebbe ritirarsi, e una serie di presenze femminili, presenti e passate, che abitano e tormentano gli anfratti della sua coscienza annebbiata da alcool e psicofarmaci, riceve criptiche e-mail da una madre furiosa e disperata per ciò che è accaduto alla figlia.
Prendendo in prestito lo sguardo disincantato e sconfitto di un protagonista classico del genere, Saponaro ribalta la prospettiva per rivelare il dolore pulsante di chi si cela, senza nome e senza voce, negli spazi bianchi dei romanzi polizieschi, le vittime. Chi legge, quindi, si fa a sua volta detective, per indagare la natura del male e le sue oscurità, perché «nell’oscurità si notano cose che di giorno non si possono vedere.»

 

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