Diversamente eroiche

Carmela Covato, 15 dicembre 2024

L’avventura conoscitiva del raccontare la cura, così come viene affrontata da Laura Marzi nel suo volume, contiene molteplici sfide interpretative del tutto innovative nel panorama della saggistica sull’argomento. La scelta di collegare le rappresentazioni letterarie della cura alle indagini sociologiche o di psicologia del lavoro, alla luce di un pensiero critico di spessore filosofico, consente, infatti, di porre nuovi interrogativi e di individuare nuovi percorsi di indagine del tutto inediti all’interno di questo universo tematico.

La letteratura, fonte discorsiva privilegiata nel testo, si può considerare uno specchio della realtà? Forse sì o forse si tratta piuttosto, nel contesto di uno sguardo che si ritiene necessariamente interdisciplinare, la premessa per l’individuazione delle diverse soggettività reali di cui si compone l’universo della cura (l’artefice e il ricevente) presenti nelle rappresentazioni letterarie con svelamenti più incisivi rispetto a indagini di tipo meramente specialistico. Nel motivare la sua scelta epistemologica, Marzi ricorre a molteplici riferimenti di carattere prevalentemente, ma non solo, filosofico (da Barthes a Deleuze a Foucault, per fare solo alcuni esempi). Marzi cita, inoltre, Sandra Laugier, esperta di care studies, che acutamente osserva come i luoghi dove si realizza la cura risultino collegati alla quotidianità ordinaria. Essi si trovano rappresentati in modo elettivo proprio nella letteratura. A sua volta, Adriana Cavarero, capovolgendo un paradigma a lungo dominante, osserva come la letteratura stessa sia il gesto di cura più antico anche perché dà voce agli spazi dove la cura avviene, dalla cucina ai corridoi dalle scuole agli ospedali.

Slow Man di John M. Coetzee – romanzo alla cui decostruzione concettuale vengono dedicate molte pagine nell’arco di tutto il volume e soprattutto nell’ultima parte- è il luogo letterario principale scelto dall’Autrice per prendere in esame gli ‘attori’ di una rappresentazione della cura che presenta aspetti certamente molto complessi (Paul, Marijana, e la scrittrice Elisabeth Costello). Colpisce in questo contesto che sia la scrittrice Elizabeth Costello a raccontare la vicenda che si sviluppa nel romanzo a Paul Rayment, protagonista del racconto, l’uomo con una gamba sola per via di un incidente, dicendogli che lui è come Sindbad, mentre lei è il vecchio seduto sulle sue spalle. (p. 11)
In questa ricerca che ribadisce come l’eroismo occidentale sia costituito da imprese che presuppongono il rischio di morte e la guerra, viene sancita l’esistenza di una lettrice, une femme, e analizzate le azioni di una scrittrice, Elizabeth Costello, che però è anche una personaggia e come tale immortale. (p.23)

L’irruzione dell’ordinario nella rappresentazione letteraria della cura avviene in una realtà dominata dalla presenza delle donne- salvo alcune eccezioni- e da un universo semantico caratterizzato non solo dalla positività dell’accudimento ma anche da rapporti di potere, dalle dinamiche servo-padrone, da relazioni fra dominanti e dominati, da silenzi e amorevoli costrizioni.

A proposito della predominanza femminile nel lavoro di cura, retaggio di una secolare attitudine oblativa imposta dai modelli culturali dominanti nelle società patriarcali, l’Autrice osserva molto opportunamente che nel film Quasi amici (2011, diretto da Olivier Nakache e Eric Toledano) l’assistente domiciliare ‘uomo’ fuoriesce dalla ordinaria discrezione domestica delle badanti perché è indiscreto e direttivo, non svolge mai le faccende domestiche, come accade alle donne, non si occupa delle pulizie della casa o di quelle personali del suo accudito divenendone però la chiave della sua felicità.

Sembrerebbe che il lavoro di cura sia considerato ordinario solo quando è effettuato da donne, mentre, quando viene rappresentato al cinema come un affare anche da uomini, diventa straordinario e vale premi Oscar agli attori. (p. 69)
Al contrario, secondo l’analisi condotta nel testo, in alternativa all’eroismo neutro maschile, le personagge care-workers delineano una nuova forma di eroismo, che si può definire femminista perché proiettato in un desiderio di mantenimento della vita. Le donne dedite alla cura danno così voce “alla serva tracia rimasta muta per millenni: sono anch’esse protagonista della realtà incarnata relazionale, e il loro eroismo votato alla salvaguardia dei corpi”. (44)

Nell’impossibile di dare conto della molteplicità di riferimenti teorici presenti nel testo, è forse solo il caso di sottolineare come la capacità di sintetizzare linguaggi e approcci specialistici assai diversi fra di loro consentono di approdare a nuove formulazioni creative di un discorso a lungo ostaggio di trattazioni storicistiche.

Infatti, i romanzi che hanno come protagonista una lavoratrice di cura provocano in questo modo una inversione nell’ordine simbolico, trasformando dei soggetti invisibili delle classi subalterne in protagoniste (p.54).
Nel riprendere una espressione di Laura Fortini che definisce le personagge di Dacia Maraini ‘diversamente epiche’, Laura Marzi afferma che le protagoniste eroine del lavoro di cura appaiono senza dubbio diversamente eroiche.

Laura Marzi, Raccontare la cura. Letteratura e realtà a confronto, Roma, Futura 2024

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Carmela Covato

Carmela Covato ha insegnato Storia della pedagogia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Roma Tre. La sua attività di ricerca ha dato luogo alla pubblicazione di saggi e monografie su temi inerenti gli studi di genere, la storia della scuola, la storia dell’infanzia e delle emozioni. Si segnalano "Pericoloso a dirsi. Emozioni, sentimenti, divieti e trasgressioni nella storia dell’educazione", Milano, Unicopli 2018 e la nuova edizione del volume "L’itinerario pedagogico del marxismo italiano", Roma, Edizioni Conoscenza 2022.

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