L’assassino è il gatto?

Silvia Neonato, 1 gennaio 2025

Il nuovo romanzo di Maristella Lippolis, “Donne che non muoiono”, è una storia di riscatto, ma anche di vendette. È, tra le altre cose, la tessitura di una trappola luciferina organizzata da un gruppo di amiche ai danni di un maschio violento. Anzi, a ben vedere le trappole sono due e i puniti altrettanti. E di mezzo c’è pure uno dei magici felici che popolano le sue pagine da sempre. Ma al centro resta ben nitido il percorso di un gruppo di donne verso la libertà e il rispetto di sé.

Le protagoniste principali sono Romina e Melania: nelle prime pagine, avvincenti e toste da digerire, assistiamo alla demolizione sistematica di Romina da parte di un marito, come ne esistono molti, che non solo la pesta, ma le suggerisce o le urla, di continuo, quanto è sciocca, inutile, incapace. Lippolis è maestra nell’inchiodarci a ogni frase e infatti attendiamo con Romina il ritorno del marito, col cuore in tumulto e la paura in gola.

Le viene in soccorso una sconosciuta, Melania, commessa in un supermarket, che comprende a prima vista cosa le accade tra le mura domestiche perché ha, a sua volta alle spalle, un passato oscuro, seppure differente, che non spoileriamo. Come spesso accade, molto sta nel cominciare a chiedere aiuto, nel non accettare impotenti lo scorrere violento dei giorni e il compiersi di un destino deciso dall’uomo che abusa e che potrebbe uccidere. Del resto l’autrice ha messo in esergo “Litania per la sopravvivenza” di Audre Lorde, che recita: “Perciò è meglio parlare/ Ricordando/che non era previsto che sopravvivessimo”.

Il bello qui è che le sopravvissute sono tante e che un gruppo intero di donne si è messo in pista, dandosi una mano. Accanto alle due protagoniste, scorre la vicenda parallela della Libreria di Alice, gestita da Alice stessa e da Caterina e Dina. Le ultime due sono vecchie conoscenze di una lettrice di Maristella Lippolis come me: le ricordo nel romanzo “Raccontami tu” del 2017, da cui è stata poi tratta una pièce teatrale. In queste nuove pagine le ho riconosciute subito, libere ma ancora segnate dalle vicende passate (anche qui niente spoiler). Le sorprese non sono finite perché pure Valentina, l’ispettrice di polizia, viene da quel romanzo e conosce bene alcune delle nostre personagge, così diverse, pur se passate tutte tra le grinfie di maschi violenti. Valentina è una poliziotta che sta dalla parte delle donne ed è pronta a non tenere troppo conto delle regolari procedure se in gioco c’è la salvezza di una sua simile. Per fortuna torna a vivere e sarà dirimente anche questa volta.

Nella Libreria di Alice queste sei donne (si è aggiunta Margherita, ma Valentina ne deve star fuori per forza) diverse per età e condizione sociale, tutte sfiorate o coinvolte dalla violenza, danno vita a un gruppo di lettura che si chiama Libri che salvano. Il gruppo legge libri e vede film con protagoniste donne che vogliono salvarsi dalla violenza maschile (per inciso: viene fornita un’utile bibliografia sull’argomento). Si discute animatamente e si passa all’azione. Dopo il marito di Romina, tocca ora allo stalker di Margherita che minaccia di ucciderla. Il gruppo di lettura si tramuta in un gruppo di “intervento” che, grazie alla complicità dell’ispettrice di polizia, lo blocca proprio quando stava per aggredirla. Il loro è un intervento, come abbiamo visto, ben congegnato, frutto di un piano studiato a tavolino. Le sei fantastiche streghe lo chiamano il “Metodo Margherita”, ma lasciano alla lettrice alcune loro domande: sarà replicabile per altre situazioni in cui una donna in pericolo avrà bisogno di aiuto? Quanto conta l’agire comune? Quanto può e dovrebbe fare la polizia?

«Questa storia nasce dalla rabbia e dalla sensazione di impotenza che mi assale ogni giorno, quando si ripete la cadenza quotidiana dei femminicidi. Si è nutrita di film che mettono in scena vendette femminili, più o meno cruente, e di libri che raccontano storie di riscatto. Dalla possibilità e dal privilegio di poter inventare una storia, quando non puoi fare altro», ha scritto l’autrice, che del resto su questo tema dolente e caldo si è sperimentata in diversi romanzi. “Adele né bella né brutta” non era una storia di riscatto e calcolata vendetta verso un marito fedifrago e violento? E un marito che fa una brutta fine (potremmo dire del tutto meritata) non era già nelle pagine di “Una furtiva lacrima” che pure narrava della vecchiaia di una donna che sta perdendo la memoria? Insomma Maristella Lippolis non ha di sicuro il cuore tenero con un certo tipo di uomo, anche se nella dedica al libro scrive “Alle donne, ai loro silenzi e alle loro parole”, ma aggiunge un distinguo e scrive: “Agli uomini che sanno ascoltare”.

Di sicuro ha un cuore empatico e battagliero verso tutte le sue personagge, le abusate, le ribelli, le impaurite, le fuggitive, le esitanti, le complici, le arrabbiate.

Ps. Dimenticavo: la sua dedica è rivolta anche “Ai gatti neri”.

 

Maristella Lippolis, “Donne che non muoiono”, Vallecchi 2024

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Silvia Neonato

Silvia Neonato, giornalista, genovese, vive a Genova. Organizzatrice di eventi culturali, è socia della SIL, di cui è stata presidente nel biennio 2012-2013. Ha debuttato su il manifesto, ha diretto il magazine Blue Liguria ed è nella redazione di Leggendaria. Ha lavorato a Roma per molti anni, nella redazione del giornale dell’Udi Noi donne, a Rai2 (nella trasmissione tv Si dice donna) e Radio3 (a Ora D), per poi tornare a Genova, al Secolo XIX, dove ha anche diretto le pagine della cultura. Fa parte di Giulia, rete di giornaliste italiane. Ha partecipato con suoi scritti a diversi libri collettanei.

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