Consigli dell’estate di Letterate Magazine

Redazione, 24 settembre 2024

Ecco i libri dell’estate che vi abbiamo suggerito sui social: li pubblichiamo ora sul nostro sito a disposizione di tuttə. Buona lettura!

Manuela Altruda suggerisce La figlia inutile di Laura Forti

«Io sono quella che spazza le foglie sopra una tomba vuota. Un rampicante dispettoso a seconda delle stagioni produce una finta pioggia di ramoscelli e inflorescenze, un disordine vegetale che mi ostino a combattere. La tomba che percepisco vuota è di mia nonna Elena».

La figlia inutile di Laura Forti (Guanda, 2024) è la storia di una nipote che tenta di accettare la sua condizione di figlia, mettendo ordine nella vicenda familiare di sua nonna Elena Dresner, che è sepolta in quella parte del cimitero ebraico dove riposano i suicidati, i morti di morte inspiegabile, i casi incomprensibili. Come Elena, che ha deciso di farsi cremare, palesemente miscredente nei confronti di quella parte del suo credo religioso che le dice che sì, un giorno risorgerà, si riapproprierà del suo corpo, e si ricongiungerà con i suoi cari nella città santa, a Gerusalemme. E così la storia si ripete: abbandonata ed emarginata in vita come in morte.
Elena Dresner era nata nel 1908 a Nancy e solo pochi anni dopo viene affidata alla balia che aveva assistito la madre durante il parto. Elena ha due fratelli, eppure i genitori scelgono lei: la lasciano, la abbandonano, la marchiano per sempre come inutile.
Dopo L’acrobata (Giuntina, 2019) e Forse mio padre (Giuntina, 2020), Laura Forti torna a indagare la storia della sua famiglia, a sviscerarne le ragioni, i sentimenti, la rabbia e l’amore, intessendo una narrazione che mette insieme memoria collettiva, memoria familiare e memoria personale. E ci dimostra ancora una volta, per dirla con le parole di Anna Arendt, che «i vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perché certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può mai essere praticamente inutile, almeno non a lunga scadenza».

Chiara Cremaschi suggerisce Fucile di Odile Cornuz

Dopo oltre vent’anni di assenza di contatti, un uomo chiama una donna per chiedere che fine abbia fatto il suo fucile. Lei gli dice che è stato buttato via, insieme al resto delle sue cose.
Dopo questa telefonata, i ricordi tornano per tutti i personaggi: per lei, per lui e per la bambina.
I ricordi nascono da oggetti che un tempo appartenevano loro, gli stessi che danno il titolo ad ogni capitolo del libro: vasetto, terreno incolto, occhiali, bracciale, straccio, metro da sarto, berretto, spazzola, autoradio, filodendro, mosca, crani, moneta da cinquanta, piscina, cuccia, monopattino, fischietto, televisione, pattumiera, congelatore, dizionario, skate, vhs, guinzaglio, cuscino, scultura, pala…
Dalla proposta di matrimonio inaspettata in mezzo a un bosco, mentre la bambina catturava girini in un barattolo, a un momento di complicità dopo una visita a una mostra di Egon Schiele, alla conversazione con il filodendro, ai pensieri sul pavimento-pecora, gli oggetti guidano i ricordi e la narrazione di Odile Cornuz, poetessa svizzera all’esordio nel romanzo con Fucile (Gabriele Capelli editore, 2024, traduz. di Carlotta Bernardoni-Jaquinta). A poco a poco tornano anche i brutti ricordi, come la violenza e le restrizioni familiari. Il fucile del prologo e dell’epilogo è l’oggetto rimasto, quello che permetterà la liberazione, senza sparare un colpo: «niente pluf-piuttosto una sorta di inghiottimento lieve».

Loredana Magazzeni suggerisce La casa delle orfane bianche di Fiammetta Palpati

La storia raccontata da Fiammetta Palpati, romana residente in Umbria, nata durante i corsi della scuola di scrittura tenuta da Giulio Mozzi, colpisce il bersaglio per diversi fattori. Lo stile: ironico, poetico, scabro e distaccato, personale fino al midollo. Il tema: come convivere con l’anzianità delle proprie madri, come trasformare questa triste età della vita in un modo diverso di reinventarla, soprattutto per le figlie. La costruzione narrativa: per capitoli, giornate, una quaresima e una Pasqua di Resurrezione con sorpresa finale. Ma sotto questa griglia etrusca di scrittura ben costruita sta un divampare di questioni e smottamenti che ci chiamano in causa: chi siamo noi per giudicare le nostre stesse madri, siamo ancora in tempo per salvarci dalla decomposizione dei corpi, siamo capaci di tutelare chi è più debole e chiede cura? Fiammetta Palpati nel suo La casa delle orfane bianche (Laurana, 2024, appena premiato al Campiello Opera prima) affronta questioni scottanti e le getta sul tavolo con disincanto e ironia, con una capacità di scrittura che reinventa la classicità ibridando i generi e il lessico (saggio, poesia, teatro), con volontà di capire e di empatire. Un gran bel non-romanzo, una storia carica di umanità.

Gabriella Musetti suggerisce Pleiadi. Atlante plurale di scrittura femminile

Un libro di 716 pagine, diviso in dieci capitoli che racchiudono altrettante specificità legate alla scrittura, da La lista, a Money, a Nom de Plume, da Débuts (gli incipit più belli) a Ispirazioni, a Movies (la scrittura cinematografica), insomma una circumnavigazione attenta e pure selettiva dell’azione scrittoria sotto diversi aspetti e in vari campi, e finalmente si svela di chi: delle donne, delle scrittrici. Il titolo: Pleiadi. Atlante plurale di scrittura femminile (edito da Edizioni Clichy 2023), lascia intravedere la ricchezza del contenuto, con un focus ben preciso: “Le scrittrici pubblicate in Italia, da sempre. Una selezione”, che apre il primo capitolo. Gli autori e le autrici di questa formidabile ricognizione sono un gruppo (con elenco dei nomi nella introduzione) ovvero The Book Fools Bunch e la Scuola Holden. Nella introduzione si parla anche di un esperimento di costruzione di una “guida tascabile” che mette insieme dati, cronologie, elenchi, parole, apparentemente alla rinfusa, costruendo percorsi obliqui, insoliti, devianti, ricurvi, uno spazio di ricerca aperto.
In effetti nel mare magnum delle pagine si seguono percorsi spezzati, piste suggestive che si rincorrono da un capo all’altro e danno conto della abbondanza maestosa delle presenze. Una sezione particolarmente interessante si intitola: “Pleiadi. Lezioni di scrittura femminile”, in cui gli studenti e le studentesse della Scuola Holden hanno rintracciato, nell’opera di circa duecento scrittrici esaminate, una o due frasi memorabili che hanno a che fare con l’arte della scrittura, frasi capaci di destare “stupore e meraviglia”.

Silvia Neonato suggerisce Orso di Marian Engel

Accade quando Lou si trasferisce per una estate in una isoletta sperduta nel grande Nord canadese. Deve catalogare, per ordine del suo direttore, un lascito bibliotecario ereditato dall’Istituto storico in cui è impiegata. Coscienziosa, gran lavoratrice, sostanzialmente infelice, trova, accanto alla grande villa donata dalla famiglia Carey, un capanno in cui è custodito un orso, legato. È buono, la rassicura l’anziana indiana che se ne occupa, prima di salutarla e lasciarla sola. Immersa nel silenzio e nei profumi del bosco e dell’oceano, lontana dalla città in cui vive confinata nell’Istituto, Lou comincia a visionare i libri della ricca biblioteca e gode del verde, dello spazio, dell’aria. Poi trova il coraggio e porta acqua e cibo all’orso, unico abitante insieme a lei nell’isola, gli pulisce il capanno e infine lo libera.
È allora che tra loro si instaura un rapporto fatto di nuotate insieme nel mare attorno all’isola, di passeggiate. La complicità con l’orso svela a Lou la sua voglia di liberarsi da una vita asfittica e consunta. Tra Lou e l’orso nasce una forma di intimità, lei affonda le mani nel suo fitto, morbido pelo, lui comincia a leccarla con la sua grande lingua rasposa. Lei lavora alla catalogazione dei libri, l’orso siede sul tappeto e la guarda. E a volta non torna a dormire nel suo capanno. Dai libri escono anche fogli di appunti in cui si parla degli orsi e di come sono stati venerati in tante diverse culture. Orso (traduzione di Veronica Raimo, La Nuova Frontiera, 2024) è un racconto breve, perturbante, erotico a tratti, magico e realistico insieme. Un libro magico della canadese Marian Engel, giustamente valorizzata in patria, morta a 52 anni nel 1985.

Sarah Perruccio consiglia l’autodramma del Teatro Povero di Monticchiello

A Monticchiello, provincia di Siena, la comunità si riunisce ogni anno e si domanda: cosa sta succedendo nel mondo? Quali sono i cambiamenti che non si possono ignorare? L’assemblea giunge quindi a individuare l’argomento inderogabile e iniziano le prove dove le idee vengono messe in pratica, incarnate e testate. Quest’estate lo spettacolo era Il velo della sposa. Autodramma della gente di Monticchiello, ma ogni anno l’esperienza si ripete.
Dal 1967 gli abitanti hanno iniziato a ragionare sulle crisi in atto e sulle potenziali soluzioni attraverso il teatro. All’epoca si trattava di capire come fronteggiare il passaggio da un sistema basato sulla mezzadria a un nuovo sistema. Come sarebbero cambiati quei luoghi? Così, più di mezzo secolo fa, venne realizzato il primo autodramma. Da allora l’esperienza si è evoluta per passare da una struttura a tre atti all’atto unico, ha previsto la collaborazione di professionisti esterni, si è formalmente organizzata in cooperativa, ha visto mutare gli stili linguistici, da un registro più realistico a uno capace di includere elementi grotteschi e fantastici.
Oggi il Teatro Povero di Monticchiello è un’esperienza nota, forse l’esempio più longevo di teatro di comunità in Italia. Le sue sfide odierne sono quelle di coinvolgere le parti più giovani della comunità e riflettere sull’impatto locale di problematiche globali; sfide che coglie creando spettacoli che hanno la forza dell’esigenza profonda, del coinvolgimento della collettività, del testimone passato con amore dalle vecchie alle nuove generazioni, di decenni di attività non professionale che ha però la sapienza del lavoro artigianale.

Laura Forti, La figlia inutile, Guanda, 2024
Odile Cornuz, Fucile, traduzione di Carlotta Bernardoni-Jaquinta, gabrielecapellieditore, 2024
Fiammetta Palpati, La casa delle orfane bianche, Laurana, 2024
Marian Engel, Orso, trad. Veronica Raimo, La Nuova frontiera, 2024

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Redazione LM

Scritture, politiche, culture delle donne. E non solo. Alla ricerca di parole, linguaggi, narrazioni che interpretino e raccontino cambiamenti e spostamenti in corso. Nello scambio tra lettrici, autrici e autori – e personagge. REDAZIONE: Silvia Neonato (direttrice), Giulia Caminito, Laura Marzi, Loredana Magazzeni, Gisella Modica, Gabriella Musetti, Sarah Perruccio
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