Hasso, il bisnonno viaggiatore e botanico e Jonas, il nipote che sta cercando la sua strada. Stella, una ragazza misteriosa incontrata a una marcia per il clima. Una storia vera, in cui l’ambiente ha una parte dominante, che potrebbe diventare un romanzo solarpunk. Intervista Marina Milani, autrice di “Erba verde è il nostro letto”
Di Amanda Rosso
Jonas è un giovane studente che vuole raccontare la mirabolante storia del bisnonno Hasso, botanico, viaggiatore e scopritore di mondi. Stella vuole scrivere un romanzo solarpunk ispirato alla storia di Hasso. I due si scambieranno lunghe e-mail durante i due anni di pandemia di Covid-19, mentre i movimenti degli studenti per il clima, i Fridays For Future animati da Greta Thumberg, prendono piede in Europa. Erba verde è il nostro letto di Marina Milani, è un romanzo ibrido e coraggioso, che intreccia passato e presente, realtà e finzione, storia e attualità, per interrogare le possibilità della letteratura, e della speranza.
Come nasce l’idea del romanzo uscito per 8TTO Edizioni, qual è stato il suo (e il tuo) viaggio editoriale?
L’idea fondativa del romanzo nasce con il corso “Ritratto di famiglia” tenuto da Giulia Caminito per la scuola Belleville, a cui avevo deciso di iscrivermi per dare corpo alle storie raccontate da mia mamma Anita e da mia zia Vreni sulle nostre radici svizzere. Sinceramente, però, non credevo di essere in grado di cambiare rotta rispetto ai miei trascorsi di scrittrice del fantastico, con all’attivo una trilogia fantascientifica (Halgas) e un romanzo dedicato alla metamorfosi (Metamorfosi pop). Sono stati i suggerimenti preziosissimi di Giulia a darmi fiducia nella mia capacità di affrontare un genere nuovo e a permettermi di buttarmici a capofitto.
Per quanto riguarda il viaggio editoriale, una serie di magnifiche coincidenze mi ha permesso di intercettare il percorso di 8tto edizioni. Quando mi hanno chiesto il mio romanzo in lettura, temevo non fosse il genere giusto per loro, e invece alla fine è arrivata la risposta positiva. Una gioia immensa.
Il libro è davvero sfaccettato: è un romanzo epistolare, una storia di famiglia, un romanzo storico e una storia contemporanea. Come hai combinato così tanti elementi diversi?
Fin dall’inizio intendevo affrontare tantissime tematiche: volevo raccontare una storia di famiglia legata al mio passato, ma che fosse anche la storia di un botanico giramondo; volevo parlare della ricerca di una vocazione, ma anche della società di oggi, dell’impegno per l’ambiente – argomento che sento molto mio -, della difficoltà di crescere. Da sempre mi riesce facile immedesimarmi in un narratore giovane, forse perché, da insegnante, vivo il contatto con i miei studenti come una fonte costante di stimoli, o forse perché la me diciottenne è ancora parecchio presente nella mia testa; in ogni caso, nei miei romanzi c’è quasi sempre un ragazzo o una ragazza in rotta con il mondo degli adulti. Il difficile consisteva nel far dialogare fra loro tutti questi elementi: l’idea risolutiva è stata quella del romanzo epistolare, in cui un membro della famiglia, il giovane Jonas, racconta, attraverso delle mail all’amica Stella, se stesso, ma anche i suoi antenati e in particolare il bisnonno Hasso, carismatico personaggio e insigne botanico.
C’è un filo rosso che unisce le vicende dei personaggi: c’è Hasso con il suo amore per la natura e le sue avventure, ma c’è anche un uomo che ritorna, fallisce, deve reinventarsi. E allo stesso tempo c’è Jonas che racconta la storia della sua famiglia, e insieme quella di Bergamo, e dell’Italia, da metà Ottocento a metà Novecento. Ci sono insieme la lotta per il clima, il Borneo, la pandemia di Covid-19, la Grande Guerra e la Resistenza, e l’invasione Russa in Ucraina. Mi sembra che ci sia il grande bisogno di raccontare e ricordare, di rimanere ancorati e ancorate alla vita attraverso le storie…
Sì, il tema del ricordo, delle radici, fa da filo conduttore. Nell’epoca che stiamo vivendo, siamo tutti molto appassionati di passato, forse perché, come sostiene G. Gospodinov, mio autore del cuore, non avendo più un luogo al mondo dove sfuggire agli eventi storici, non ci resta altro che rifugiarci, appunto, nel passato. Per questo motivo, ci sentiamo magneticamente attratti dai nostri alberi genealogici e dalle vicende dei nostri antenati. Per Jonas il racconto di sé stesso e della propria storia familiare, mentre si trova isolato dal lockdown del 2020, diventa una prassi salvifica, essenziale, che gli permette di sopravvivere. Anche se, nel libro la scrittrice è la sua amica Stella, a un certo punto Jonas stesso, attraverso le mail che scrive alla ragazza, scopre il piacere travolgente di raccontare e di creare storie: il tutto è simile a un’ubriacatura, gli prende la mano, lo getta in uno stato d’ebbrezza, proprio come succede a me quando di notte mi isolo ascoltando musica e scrivendo sul mio portatile. È la bellezza travolgente della scrittura, che niente può eguagliare.
Uno degli elementi che percorrono la narrazione è la connessione dell’umano con il mondo naturale. Da Hasso con le sue scoperte, alla serra, agli alberi “assegnati” ai membri della famiglia, a Jonas e la bioarchitettura, dall’ansia climatica al romanzo solarpunk di Stella…
Quello del mondo naturale era il tema di fondo di cui volevo scrivere fin da quando ho iniziato a pensare a questa storia. È un tema che ritorna in tutti i miei romanzi: il nostro legame con la natura, l’importanza di difendere l’ambiente e di preservare, per quanto sia possibile, una realtà data per scontata fino al XX secolo, ma che ora rischia di scomparire. I ghiacciai, le balene, o, banalmente, le placide stagioni estive del passato, dove non si moriva di caldo e non si tremava di paura quando iniziava a piovere forte: è straziante pensare che tutto questo potrebbe non esistere più. Il discorso ambientale si collega all’amore sconfinato che provo per la natura e per la sua incredibile bellezza. Trovo che poche sensazioni siano appaganti quanto camminare nel silenzio di un bosco, o in alta montagna, o su una spiaggia deserta. Ecco perché tutti i miei protagonisti esprimono questo legame.
In questo romanzo hai tenuto insieme con successo due anime apparentemente contrastanti della letteratura: il romanzo storico-famigliare e la fiction speculativa. Jonas e Stella rappresentano quelle due anime, i due sguardi che non sono affatto incompatibili…
In Italia, quella dei romanzi “di genere” è di solito considerata una categoria adatta solo ai ragazzi, ai nerd e ai lettori di nicchia. Io ho iniziato a scrivere proprio in questa categoria, facendo all’inizio molta fatica a trovare un mio pubblico. I miei amici spesso mi dicevano: «Sai, non è il mio genere, ma lo leggo perché lo hai scritto tu.» Salvo poi farmi i loro complimenti, perché in realtà un romanzo di genere non ha niente da invidiare agli altri, anch’esso è in grado di affrontare tematiche complesse. Ciò che conta, a mio parere, è solo la qualità della scrittura. Come dici tu, Amanda, il contrasto fra queste due anime è solo apparente: entrambe, nel mio romanzo, contribuiscono a delineare il discorso sulla crisi climatica. Jonas all’inizio è scandalizzato dall’operazione che Stella compie sui suoi familiari, trasformandoli in personaggi solarpunk, ma, se ci riflettiamo, questa operazione contraddistingue chi scrive, perché la scrittura è menzogna, mistificazione, travestimento. La realtà nelle mani dello scrittore viene ricreata, perde i suoi connotati originari, e questo non dipende certo dal genere del romanzo.
Nelle ultime pagine, Jonas scrive: «Così adesso quel gran pastrocchio fra Ottocento e Duemiladuecento rischiava di piacere anche a me. E poi, visto che nella storia il bisnonno era riuscito a trasformarsi in una quercia, anche io mi sentivo assolto e nel pieno diritto di andarmene via, lontano, finalmente». Penso sia importante pensare alla letteratura come a una cosa viva, che ha radici e fronde, radicata nel suo passato ma piena di possibilità trasformative.
Quando si scrive un romanzo, una delle questioni essenziali è proprio questa: mantenere il ribollire, l’elemento autobiografico, il furore, la passione, all’interno di una struttura che renda fruibile e piacevole questo materiale incandescente, questa ricchezza vulcanica. In Erba verde è il nostro letto, la parte strutturale è la storia di famiglia, mentre la parte più magmatica è la ricerca della propria strada, il presente, il tema ambientale, la sofferenza di vivere in un mondo così inadatto. In generale, ho notato che quella che affascina di più i miei lettori e lettrici è Hasso, il bisnonno, botanico carismatico che riesce a piegare il mondo alle proprie esigenze, e che io stessa considero una sorta di modello, anche se, personalmente, mi ritrovo di più nello spaesamento di Jonas. In ogni caso, è dal cortocircuito fra questi due mondi che nasce la ricchezza del romanzo.
E, a proposito di solarpunk e romanzo della possibilità del futuro…noi fan del romanzo di Stella possiamo sperare di vederlo un giorno pubblicato davvero?
Sono molto felice di sentirtelo dire! Di tutti gli aspetti di Erba verde è il nostro letto, quello su cui avrei scommesso meno era proprio questo. E invece ho avuto una recensione sulla rivista “Solarpunk”… Il romanzo di Stella colpisce perché ha in sé qualcosa di folle: è la parodia puntuale della storia borghese della famiglia di Jonas e mi sono divertita moltissimo a spaziare fra i personaggi assurdi dei monaci-agricoltori e delle scienziate femministe che vivono in Norvegia e alle Svalbard, con il futuristico Seed Vault. Chissà se un giorno avrò il coraggio di scriverlo per intero?
Come hai lavorato sugli elementi più autobiografici della storia?
Gli elementi più autobiografici sono costituiti dai luoghi in cui si svolge la storia: a Bergamo, nel Novecento, c’era veramente una numerosa comunità svizzera, immigrata nel corso dei secoli, di cui faceva parte la mia famiglia materna. La villa, la Drys, che è il cuore del romanzo, esiste davvero, anche se ha un altro nome: lì ho trascorso tantissime ore felici da bambina e per questo ho deciso che sarebbe stata lo sfondo di tutte le vicende della famiglia Lyrer. Ne ricordo ancora a memoria ogni dettaglio, compresi i topi che di notte si sentivano correre nelle intercapedini del soffitto.
Per quanto riguarda i personaggi, quelli più autobiografici sono le prozie di Jonas, ovvero le sorelle di Hasso: per descriverle mi sono ispirata a mia nonna e alle mie prozie. Gli altri, a partire da Hasso, sono personaggi d’invenzione, anche se ho compiuto un’approfondita ricerca bibliografica per cercare di radicarli nella realtà e dunque farli sembrare veri. Il nome di Hasso, però, è un omaggio a un mio prozio morto molto giovane, una figura romantica nel mio immaginario di bambina.
Alla fine di Erba verde citi alcune delle fonti che ti hanno aiutato nella stesura…puoi parlarci un po’ del lavoro di ricerca che hai portato avanti per scrivere il romanzo?
Il lavoro di indagine si è sviluppato lungo tre direttrici: la comunità svizzera di Bergamo e la storia della città, con i suoi parchi e giardini; i viaggi di Hasso in Borneo, per i quali ho avuto la fortuna di imbattermi in un diario scritto da un grande botanico italiano, Odoardo Beccari; gli esperimenti sulle piante e le nozioni di botanica, per i quali ho utilizzato i saggi di Stefano Mancuso. Oltre a tutto questo, ho svolto alcune interviste per approfondire la conoscenza di Fridays For Future e ho letto articoli e saggi sulla crisi climatica.
Come ultima domanda, visto che Letterate Magazine è una rivista letteraria, ti chiedo…cosa hai letto e cosa ti ha ispirata durante la stesura, e cosa stai leggendo ora?
Per quanto riguarda la figura di Hasso, la scintilla è scoccata grazie alla lettura di I cacciatori di piante di M.T. Whittle. Per tratteggiare lo scostante personaggio di Jonas, invece, mi sono ispirata a due romanzi iconici: L’isola di Arturo di Elsa Morante e Il giovane Holden di J.D. Salinger, fra i miei preferiti di sempre. Nessuno probabilmente se n’è accorto, ma la data di compleanno di Jonas, 5 dicembre, è la stessa di Arturo Gerace.
Ora come ora, invece, sto leggendo due fantastici mattoni: I libri di Jakub di Olga Tokarczuk, a cui alterno le pagine de Il libro rosso di Carl Gustav Jung, un pensatore che esercita su di me una profonda attrazione.
Marina Milani, Erba verde e il nostro letto, 8tto Edizioni, 2024

Amanda Rosso

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