Un grande arazzo contadino che si dipana attorno alla figura centrale di Olga, la reggitrice della famiglia matriarcale, suocera ironica e indomita dell’autrice, Liliana Nechita, rumena che scrive nella nostra lingua
Di Loredana Magazzeni
“Lasciatevi prendere per mano da L’imperatrice. Troverete un mondo che, in qualche modo, vi appartiene e la sapiente capacità di celebrare l’epifania del quotidiano. Troverete una voce densa come resina, che vi si attaccherà al cuore”. Così Elisa Ruotolo sottolinea, in quarta di copertina, la densità della narrazione di questo potente ritratto da parte di una scrittrice rumena che, in Italia da oltre 15 anni, non esita a raccontare, tramite la scrittura, la sua vicenda esistenziale e quella delle tante donne dell’Est che, venute in Italia per cercare un benessere economico per loro e le loro famiglie grazie a una nuova autonomia lavorativa, hanno dovuto fare i conti con la realtà, gli affetti, la cultura che lasciavano nel loro paese.
Ne “L’imperatrice”, Liliana Nechita disegna, con partecipata emozione e ironia, il ritratto di sua suocera, una donna volitiva, imponente, legata a un mondo rurale e contadino che non c’è più. Il suo è il disegno di un grande arazzo contadino che si dipana attorno alla figura centrale di Olga, la reggitrice della famiglia matriarcale, attorno a cui si diramano come raggi solari i personaggi secondari, figli, nipoti, nuore, generi, tutte figure che l’imperatrice regge e governa, senza risparmiare nessuno, sottolineandone vizi e virtù, attraverso un quotidiano sarcasmo e una non comune ironia, capace di distinguere il bene dal male senza infingimenti.
Una figura solida e arcaica, che attraversa indenne gli anni di Ceaușescu, anni in cui “il comunismo è un fantasma, una promessa non mantenuta”, opponendo alle logiche di Stato quelle del cuore e la capacità di resistenza e di vita di chi non possiede ricchezze materiali ma una infinita attitudine a indirizzare il proprio destino e ad andare avanti con il proprio lavoro, senza farsi sopraffare e in cerca dell’unico bene possibile, quello della saggezza antica degli affetti familiari.
Intorno al piccolo villaggio e alla sua strenua reggitrice ruotano le figure pittoresche e ingenue degli abitanti, uomini e donne che possiedono una loro logica, un loro senso personale della vita che li riscatta da deprivazioni e violenze.
La reggitrice, colei che sa governare gli eventi del microcosmo familiare e alleviarne a volte la violenza, ci accompagna come una figura del mito e dell’antica saggezza dei popoli, che insegna a noi a non arrenderci al destino e a saperlo prendere nelle proprie mani, fino alla fine.
Straordinario appare, per la nostra storia letteraria, come l’innesto di scrittrici italofone modifichi il canone, introducendo temi, ambienti e cornici per noi inusuali, e ciò avvenga relativamente in fretta, grazie alla capacità di queste scrittrici di arrivare alla lingua italiana, a volte grazie anche all’aiuto di una persona di lingua madre (qui Liliana Sebastiani, citata nei ringraziamenti), e infine con le proprie nude forze, e l’emozione di una nuova identità nelle proprie mani.
Liliana Nechita, “L’imperatrice”, Fveditori, Vignate (MI) 2021
PASSAPAROLA:








Loredana Magazzeni

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