Il volume, a cura di Gegia Celotti ed edito dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia è molto di più di una guida per l’uso di un linguaggio corretto nei confronti delle persone LGBTQIA+: in realtà lo si potrebbe definire come una sorta di antologia che raccoglie riflessioni legate a diversi contesti e proposte da persone con diverse competenze.
Il principio secondo cui è stato elaborato Parole o-stili di vita. Media e persone LGBTQIA+ e il suo principale obiettivo è quello, apparentemente semplice, che per parlare in modo corretto di qualcosa o di qualcuno bisogna saper collocare l’evento o la persona nel contesto giusto, conoscendo le caratteristiche, le origini e gli sviluppi dei fenomeni, le posizioni e le parole per dirsi dei/delle protagoniste degli stessi.
Non è stato facile, evidentemente, raccogliere ciò che sembrava essenziale a questa finalità e lo si è fatto con la consapevolezza che il tema trattato non si possa esaurire in ogni suo aspetto e che comunque sia una realtà in continuo divenire. E ci sono nemici contro cui l’uso delle parole – adottate non in nome dell’odio ma della cura che alle parole stesse si deve e ai soggetti che con le parole si definiscono – occorre sia preciso, riconoscibile e riconosciuto dalle persone cui si riferiscono.
Ma per farlo, ripeto, bisogna conoscere ed entrare, per quanto possibile, nel mondo di cui si parla, ma anche condividere con altri e altre l’impegno su un linguaggio adeguato alla contemporaneità, parole nuove ma non soltanto, parole vecchie cui dare nuova vita e nuovi significati.
Il libro spazia in ogni campo, dall’area dei diritti e della legislazione esistente a quella dello sport, dalla psicologia alla storia di movimenti e protagonisti che hanno reso vivi percorsi difficili, a volte soggetti a violenze, anche quelle verbali, le parole ostili del titolo del volume.
Dunque interventi teorici, interviste, ricerche, narrazioni di storie, riflessioni su cinema, fotografia, pubblicità e marketing e altro ancora. Anche un contributo, necessario e sofferto, sul carcere, dal titolo significativo, Dietro le sbarre gli ultimi tra gli ultimi.
La curatrice del volume, Gegia Celotti, così avvia la sua introduzione al libro, citando la famosa poesia di Auden, La verità vi prego sull’amore.
Ancora straordinarie e bellissime le parole che W.H. Auden, poeta omosessuale, ha scritto nella raccolta omonima. E ancora attuali. È di amore che si parla in questo libro, amore che a un certo punto della vita ci spinge tra le braccia di qualcuno che non corrisponde alle scelte convenzionali. Qualcuno uguale a noi. Da allora, la raccolta è stata scritta dal 1932 al 1939, quasi cento anni fa, la verità è ancora tutta da definire. Potremmo dire per fortuna, perché ci si è resi conto che le identità di genere sono molte e che tutte queste identità non etero sono normali, hanno cioè diritto di cittadinanza e di rispetto. Certo non sono la maggioranza ma con diritti uguali a quelli della “maggioranza”. Ma è davvero così?
La risposta la sappiamo, ma la domanda è lecita comunque perché stimola a continuare un lavoro di riconoscimento che non si limita certamente ai diritti – ma per essi passa necessariamente – un lavoro fatto anche di parole, di linguaggi adeguati e rispettosi. Un lavoro che vale per tutti e tutte ed è importante che l’invito ci venga da chi le parole le usa per professione.
Parole o-stili di vita. Media e persone LGBTQIA+, a cura di Gegia Celotti, pp.228
Ordine dei giornalisti di Lombardia.
Il testo è gratuito e si può richiedere presso l’ordine stesso
odgmi@odg.mi.it
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Barbara Mapelli
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