A sorpresa rispetto alle previsioni e ai chiacchiericci, il Leone D’argento Gran Premio della Giuria della 81esima Mostra del Cinema di Venezia va a Maura Delpero, regista di “Vermiglio”. La regista di Bolzano, che ha studiato a Bologna, Parigi e Buenos Aires, ha un lungo percorso nel documentario e uno sguardo sensibile e attento.
Il film racconta la storia di una ragazza che nell’ultimo anno della seconda guerra mondiale nel paesino di montagna di Vermiglio in Val di Sole, in una grande famiglia con un patriarca a dare gli insegnamenti e le regole, si innamora di un soldato disertore rifugiato e resta incinta. E così per un paradosso del destino il paese perde la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria.
Delpero è orgogliosa del suo film, girato in dialetto, e rivendica, dal palco, la possibilità, attraverso il finanziamento pubblico, di fare un cinema indipendente non legato a logiche commerciali, un invito rivolto alle personalità – tra cui il neo ministro della Cultura Alessandro Giuli- che fa riferimento alla nuova legge sul cinema che penalizza le produzioni indipendenti.
Visibilmente commossa, ha voluto ringraziare tutti: la troupe, il cast, le comparse e tutti quelli che hanno lavorato con lei. Poi, con il Leone in mano, dichiara: «Porto a casa questo Leoncino a Caterina, mia figlia, una bimba di pochi mesi che ha sopportato la sua mamma regista, il papà attore, tutti produttori. Grazie per la pazienza e grazie a tutti quelli che ci hanno aiutati. Grazie a tutti quelli che aiutano la conciliazione tra lavoro e famiglia, che è difficilissimo, in particolare per le donne. Mi auguro che la società, dato che si riproduce attraverso i nostri corpi, inizi a sentire questo problema come suo e non lasci sole le donne. Ci vorrebbe uno scatto della società, un pensiero serio su come non lasciare sole le donne. La mia è solo una piccola esperienza, ogni giorno ho allattato sul set, ma è un esempio di quello che succede. Quando ho cominciato mi sono sentita dire che darsi un lavoro maschile forse avrebbe richiesto di rinunciare alla famiglia ma non è giusto. (…) Spero in un futuro di storie più paritarie, in cui non c’è più un punto di vista di genere, ma il punto di vista dell’autore e basta e spero che questo movimento di rinnovamento, pure se si muove goffamente, magari facendo errori, porti a scardinare il cinema come universo maschile, bianco, ricco, del Primo mondo».
Ha vinto il Leone d’oro il regista spagnolo Pedro Almodovar con il film “La stanza accanto”.
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Chiara Cremaschi
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