CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE: consigli di lettura dalla redazione

Redazione, 5 dicembre 2023

Come redazione abbiamo pensato di creare questa lista, che terremo aggiornata, di consigli di lettura e di visione. Crediamo fermamente che questi libri, film, serie tv possano servire per affrontare l’argomento della violenza di genere in famiglia e soprattutto nelle scuole, secondarie e università. Pensiamo sia importante partire dai libri, dalle giuste parole, dai giusti sguardi.

 

Amanda Rosso consiglia

bell hooks, “La volontà di cambiare. Mascolinità e amore”, il Saggiatore 2023, traduzione di Bruna Tortorella

The Care Collective, “Manifesto della cura. Per una politica dell’interdipendenza”, Alegre 2021, traduzione di Marie Moïse e Gaia Benzi

Giusi Palomba, “La trama alternativa”, minimum fax 2023

In un certo modo questi tre saggi rappresentano per me un vademecum per pensare alla violenza di genere, e più in generale alle modalità di relazione intima che si espande e si dirama quando ci pensiamo in maniera interconnessa e collettiva.

bell hooks riflette sul patriarcato e sul lavoro degli uomini per riconoscere e decostruire il proprio privilegio, e unirsi alla lotta per smantellarlo.

La cura reciproca e il riconoscimento politico della reciproca vulnerabilità e dell’interconnessione che ci caratterizza, come animali umani e non umani, ma anche con il pianeta, deve essere il punto di partenza e di arrivo delle nostre lotte, ma anche uno degli strumenti per portarle avanti.

La trama di Palomba contiene tutti questi elementi e una speranza, quella di poter riconoscete l’elemento sistemico e pervasivo della violenza di genere e del patriarcato, ma anche altre modalità collettive non solo di affrontare gli episodi di violenza, ma soprattutto di lavorare insieme per prevenirla, per smantellarne la struttura alla radice.

 

Manuela Altruda consiglia

Henrik Ibsen, “Casa di bambola”, Einaudi 1978, traduzione di Anita Rho

Manon Garcia, “Di cosa parliamo quando parliamo di consenso”, Einaudi 2022, traduzione di Margherita Botto.

Quando ho letto “Casa di bambola” di Henrik Ibsen avevo solo quattordici anni e non avevo gli strumenti per capirlo, o almeno così credevo. Perché se a distanza di vent’anni ho un ricordo ancora così vivido di quella storia e del turbamento provato durante la lettura, vuol dire che anche un adolescente può capire che qualcosa nell’atteggiamento di Torvald Helmer non torna, c’è qualcosa di estremamente sbagliato nel suo comportamento nei confronti della moglie Nora. Lo si capisce bene anche da questo: lui è Torvald Helmer, lei è solo Nora. E cosa c’è di diverso dalla depersonalizzazione delle donne cui assistiamo ogni giorno nella cronaca contemporanea e al nostro consenso – o alla negazione di esso – che viene ignorato? Una risposta l’ho trovata in “Di cosa parliamo quando parliamo di consenso” di Manon Garcia (Einaudi 2022, traduzione di Margherita Botto).

 

Chiara Cremaschi consiglia

Alice Sebold, “Lucky”, E/O 2018, traduzione di Claudia Valeria Letizia

“Magdalene” (film)

“Maid” (serie tv)

Nell’introduzione alla nuova edizione del suo libro autobiografico “Lucky”, scritta nel 2017, Alice Sebold dichiara: «Sono passati trentasei anni da quando sono stata violentata, diciotto dalla prima edizione di Lucky, e solo due mesi da quando un molestatore seriale nonché orgoglioso palpeggiatore di figa è stato eletto quarantacinquesimo presidente di questi Stati Uniti. (…) Questa edizione di Lucky è dedicata a tutti coloro che hanno subito una qualunque forma di abuso sessuale. Quando agiamo in gruppo siamo più forti che mai». La forza del gruppo mi ha fatto pensare al film “Magdalene” e la lotta per un presente migliore alla serie “Maid”.

 

Silvia Neonato consiglia

Francesco Piccolo, “L’animale che mi porto dentro”, (Einaudi 2018): racconta con sincerità la formazione sentimentale e sessuale di un maschio contemporaneo, specifico e qualsiasi. E il suo tentativo fallimentare di sfuggire alla legge del branco, la lotta perenne tra l’uomo che si vorrebbe essere e l’animale (violento) che ci si porta dentro.

Eishes Chayil (Judy Brown), “Stai zitta” (Le Assassine 2023). Judy Brown ha dovuto inizialmente usare uno pseudonimo per pubblicare il romanzo, tratto da una storia vera, in cui narra dell’abuso di una bambina da parte del fratello che la comunità ebraica chassidica americana in cui la violenza avviene vuole tenere nascosta.

 

Gabriela Mussetti consiglia

Michela Murgia, “Stai zitta”, Einaudi, 2021. Mette in evidenza la cancellazione che deriva e si combina con il linguaggio usato, quando il neutro ingloba ogni esistenza e professione. È un primo punto di partenza per osservazioni più mirate.

Maria Grazia Calandrone, “Dove non mi hai portata”, Einaudi, 2022.  Mette in moto una ricerca di una identità oscurata, cancellata, attraverso una indagine che ha il fine di comprendere legami affettivi negati e ricostruire la memoria del proprio essere al mondo.

Fuani Marino, “Svegliami a mezzanotte”, Einaudi, 2019. Mette in scena una narrazione estrema, un atto di autolesionismo totale che la narratrice/protagonista compie in modo impensabile, e poi la lenta rinascita e lo spazio per sé di comprensione del proprio gesto e di parola per dirlo.

 

Gisella Modica consiglia

Ho ripensato spesso in questi lunghi mesi di orrore per le guerre e per i femminicidi, aventi entrambi la stessa matrice patriarcale, ai pensieri di pace di Virginia Woolf sotto i bombardamenti aerei durante la seconda guerra mondiale. E a Etty Hillesum, prigioniera nel campo d Westerbork, che nel suo diario scritto tra il ‘41 e il ‘43 scrive “Abbiamo lasciato il campo cantando”. Due immagini apparentemente stridenti, contrapposte, ma che io interpreto come un invito a non stare dove il nemico e il contesto vuole, ma spiazzarlo con gesti e parole che “stanno su un altro piano” (Carla Lonzi); a “disegnare autonomamente la propria traiettoria”, come fa Pentesilea, regina delle Amazzoni (Angela Putino); un gesto che Luisa Muraro chiama “schivata”. Un invito a saper usare la propria forza, a saper volgere a proprio favore le circostanze, perché “a volte ciò che cresce attorno a una ferita può produrre una perla di grande intuizione, una teoria”, scrive Gloria Anzaldua.

Il mio è un invito a parlare d’amore in tempi di odio. In merito alla stessa origine patriarcale tra guerre e femminicidi consiglio “Malati d’amore” di Hoda Barakat (Jouvence 1997).

Sulla forza femminile: “Sensibili Guerriere” a cura di Federica Giardini (Iacobelli 2012)

Sull’amore: “Luce nell’oscurità. Riscrivere l’identità, la spiritualità, la realtà” di Gloria Anzaldua (Meltemi 2022). Poi: “Corpo celeste” di Anna Maria Ortese (Adelphi 1997) e “Tutto sull’amore” di bell hooks (Il Saggiatore 2022)

 

Loredana Magazzeni consiglia

Naomi Alderman, “Ragazze elettriche”, traduzione di Silvia Bre e illustrazioni di Marsh Davies, (Nottetempo 2016): un romanzo di fantascienza femminista, che dà alle donne una forza sovrumana capace di battere ogni potere maschile.

Michela Sarti, “Di coraggio vestita. Donne del mito, viventi, denunciano l’originaria violenza” (Cisu 2021). Una ricerca che indaga il mondo dei miti classici per ritrovare il filo della violenza sulle donne e l’origine del loro silenzio.

“Lessico familiare. Per un dizionario ragionato della violenza contro le donne” di Chiara Cretella e Inma M. Sánchez (Settenove 2014): un utile lessico che fornisce dati, riferimenti bibliografici e di legge sulla violenza contro le donne.

 

Sarah Perruccio consiglia

“Tutto brucia”, “Of the nightingale I envy the fate” (Dell’usignolo invidio la sorte) e, in generale, qualunque lavoro di Motus in tour, per vibrare insieme nella rabbia e immaginare nuovi scenari.

“Gli amici di Barbablù” in Caryl Churchill, Teatro VII, a cura di Paola Bono e Marina Vitale, Editoria & Spettacolo, 2021. Per confrontarci con l’ambiguità del nostro essere le persone intorno al mostro o al bravo ragazzo.

“Nel cerchio degli uomini”, documentario di Paola Sangiovanni del 2022, visionabile su RayPlay. Perché mostra uomini, anche autori di violenze, riflettere sul maschile attraverso vari strumenti, tra cui il teatro partecipativo.

Infine suggerisco, appena possibile, di fare esperienza di “Teatro Forum”, per sperimentare nella collettività risposte possibili all’oppressione e alla violenza.

 

Giulia Caminito consiglia

“Una donna” di Sibilla Aleramo (Feltrinelli), un romanzo autobiografico che dovrebbe essere letto in tutte le scuole e che racconta la fatica di essere donne, madri e del dover convivere con la violenza di genere anelando alla propria costante liberazione attraverso l’amor proprio e la letteratura.

“Una fratellanza inquieta” di Nadia Fusini (Donzelli), in cui si parla della possibilità di riqualificare il rapporto tra uomini e donne verso un superamento degli stereotipi di genere grazie alla collaborazione.

“Lo schifo che ha visto Cassandra” di Gwen E. Kirby (Mondadori), una raccolta di racconti di una scrittrice americana molto potente sul femminile e sulla critica sociale e mitologica.

“Il grido” di Luciano Funetta (Chiarelettere), un romanzo distopico e urbano dove sono le donne a pagare il prezzo più alto di una società avvezza alla violenza quotidiana.

 

 

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Redazione LM

Scritture, politiche, culture delle donne. E non solo. Alla ricerca di parole, linguaggi, narrazioni che interpretino e raccontino cambiamenti e spostamenti in corso. Nello scambio tra lettrici, autrici e autori – e personagge. REDAZIONE: Silvia Neonato (direttrice), Giulia Caminito, Laura Marzi, Loredana Magazzeni, Gisella Modica, Gabriella Musetti, Sarah Perruccio
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