Viaggio teatrale tra gli ambigui femminismi (e non solo) del suo autore, L.Frank Baum, che non smette di sedurre grandi e piccini. La compagnia Fanny & Alexander fa scegliere al pubblico quale personaggio animare tra le attrici e le illustrazioni di Mara Cerri. In scena Chiara Lagani che ha tradotto l’intero ciclo di Baum
di Sarah Perruccio
Questa è la prima volta a teatro di mio nipote di nove anni solo con me: la zia che ha fatto teatro da sempre e gliene parla come di un mondo di possibilità dove prolungare l’infanzia e il gioco ad oltranza. La compagnia Fanny & Alexander ha debuttato a Roma con il suo “OZ” nell’ambito del festival Romaeuropa: è un’occasione imperdibile. Lo spettacolo nasce dopo un lavoro di anni intorno alla serie di libri di L. Frank Baum da parte della compagnia e della sua drammaturga in particolare, Chiara Lagani che ha tradotto l’intero ciclo originale di Baum, per la collana I millenni di Einaudi.
Intorno a questo volume a cura di Lagani, prima di questo spettacolo, si è sviluppato il recital “I libri di Oz”, un condensato di personaggi più e meno conosciuti, riportati in vita dall’attrice ausiliata solo (ma non è poco) dalle immagini di Mara Cerri su uno schermo alle sue spalle. Un grande libro, un paio di scarpette e un vetro deformante bastano a portare in scena un intero mondo fantastico.
Lo spettacolo “OZ” invece vede in scena due attrici, Lagani stessa e Consuelo Battiston per la regia di Luigi De Angelis (cofondatore della compagnia) e gode ancora delle delicate eppure inquietanti illustrazioni di Mara Cerri, in questo caso animate da Andrea Marini, e dell’ambiente sonoro di Mirto Baliani.
Questa formazione, sempre agile, si propone di portare il pubblico di bambine, bambini e adulti nel meraviglioso mondo di Oz con un dispositivo preposto al suo coinvolgimento: un telecomando con cui indirizzare la storia. Così il pubblico si ritrova davanti un mosaico di scene, un labirinto, dove muoversi tra lo stordimento di tanta immaginazione e la possibilità responsabilizzante della scelta. Ogni volta lo spettacolo sarà diverso, e ogni pubblico mostrerà l’orientamento della sua maggioranza.
Dallo spicchio della mia esperienza, la partecipazione ad un’unica replica, i piccoli e i grandi spettatori hanno scelto di tenere in scena l’indiano d’America che fa incursione sulla scena (colpevole pezzo di realtà che rompe le maglie della storia immaginaria) problematizzando la figura di Baum; hanno scelto di sostenere la battaglia femminista di Jinjur e di vedere il giovane Tip trasformarsi nuovamente in Ozma, principessa e vera erede del defunto Re al trono di Oz. L’essenzialità della messinscena, così come lo spaesamento, la curiosità e il senso di giustizia che sembra animare Dorothy, rendono piuttosto semplice affiancarla e prendere con lei scelte anche complesse. Decidere non è facile, e per un bambino inusuale, ma la partecipazione è proprio sostenuta e ispirata da questa ricerca di giustizia, oltre che dal piacere del gioco in sé. Nel mondo di Baum ci sono regnanti buoni e cattivi ma tutto sommato sempre un po’ dittatoriali e fin troppo potenti, e la tensione ad una società ideale si ritrova nello spettacolo come nei quattordici libri di Oz. Frank Baum (1856-1919) era noto per le sue posizioni razziste nei confronti degli indiani d’America e, intorno al 1890, scrisse editoriali imperdonabili in cui inneggia al loro massacro. Baum era però anche, curiosamente e a suo modo, femminista. Sposato con la figlia di Matilda Joslyn Gage, una delle prime suffragette (oltre che attivista per i diritti dei nativi americani), è stato evidentemente influenzato dalle idee femministe della suocera e della moglie e le ha fatte proprie, rielaborandole nella saga di Oz. La giovanissima Jinjur, ad esempio, che sferra un attacco contro il potere patriarcale del Re Spaventapasseri, con il suo esercito di sole donne, lo fa emblematicamente con il ferro da maglia nei capelli, con coraggio e audacia eppure il suo scopo è appropriarsi e indossare splendidi gioielli, ammantarsi di tutto ciò che di prezioso il regno offre tralasciando, al contempo, i bisogni del popolo oppresso. Difficile dare una interpretazione univoca di una tale personaggia- battagliera eppure superficiale – ed è proprio la sua ambiguità a rendere la scelta meno scontata.
La profondità e la complessità delle questioni proposte è parte della qualità mitica dei quattordici libri di Oz scritti da Baum che offrono fascino, divertimento e sogno alle piccole e ai piccoli, come riflessioni più articolate agli adulti, aprendo così un fertile spazio ad approfondimenti, che siano all’interno di progetti scolastici come tra le mura di casa.
Forse questo è uno dei motivi di quella che potrebbe apparire un’ossessione per Oz, che vede personaggi e suggestioni di questo mondo abitare le produzioni di Fanny & Alexander da oltre dieci anni con il ciclo di lavori “O-Z”.
Prossime date:
– il 5 marzo a Vicenza, Teatro Astra (ore 9.30)
– il 6 marzo a Mira, Teatro Villa dei Leoni (ore 10).
OZ
Uno spettacolo di Fanny & Alexander
ideazione: Chiara Lagani e Luigi De Angelis
con: Consuelo Battiston e Chiara Lagani
drammaturgia: Chiara Lagani
illustrazioni: Mara Cerri
musiche: Mirto Baliani
regia scene e luci: Luigi De Angelis
Una produzione Accademia Perduta, Teatro delle Briciole/Solares Fondazione delle Arti, E production
“I libri di Oz” di L.Frank Baum, traduzione di Chiara Lagani, illustrazioni di Mara Cerri, Torino, Einaudi, 2017.
PASSAPAROLA:









Sarah Perruccio

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