Un’attesa che non vi siete mai perdonati. O che, a distanza di anni, ancora vi angoscia perché in fondo lo sapevate che lui/lei non sarebbe arrivato o arrivata. Una reticenza che vi ha impedito di vivere una nuova esperienza. Un silenzio di troppo. Elena Nieddu ha scritto sette racconti, eleganti e concisi, che ti lasciano senza parole a guardare la (tua) impotenza rispetto alla forza della vita. Condita a volte dalla rassegnazione, altre da una candida speranza che contrasta la paura.
Elena scrive di uomini e donne che sono come paralizzati, che non riescono a chiedere, abbandonare, affrontare la situazione, lasciando piuttosto che sia la vita a risolvere le cose o almeno a decidere per loro. A cominciare dal primo racconto, Senza pelle, che dà il titolo al libro: una donna aspetta un uomo che non arriva, in diverse città, in stanze di hotel, bianca quella di san Sebastian, blu e rosa quelle di Parigi, equivoca e con le luci al neon quella sul Bosforo. La protagonista scivola via dolente, ma riprende a vivere, costeggiando i portieri d’hotel, le donne delle pulizie, i compagni di metro… le comparsele chiama Nieddu, che ci passano accanto senza che noi sappiamo nulla di loro.
Siamo tutti comparse? Forse no. Piuttosto sembriamo esseri irresoluti che persino quando un amico muore non osiamo confortarlo perché qualcuno, forse della sua famiglia, ci ha tenuti fuori dalla clinica. Eppure lui, che ha scelto l’eutanasia, aveva desiderato condividere con noi la fine (Preghiera per un amico).
Questa raccolta di ritratti, di donne e uomini guardati con profonda empatia e scolpiti in un linguaggio scarno, pulito, sorvegliato, costituisce l’esordio letterario di Elena Nieddu, giornalista, che si occupa di cultura e società per il quotidiano Il Secolo XIX. Come ha scritto nella prefazione la scrittrice Emilia Marasco i suoi racconti “sono abitati da uomini e donne che condividono la solitudine con compagni di viaggio severi: la paura, l’incertezza del presente e del futuro. Il vano ma irresistibile inseguimento dei sogni, la morte”.
C’è la storia di una ragazza che si ammala di anoressia e di follia (Suite en blancs) e quella della cantante (Mille regretz) che crede di perdere la voce alla vista, in sala, di un perduto amore. In un altro racconto,che ha di nuovo un finale imprevedibile e sospeso (Quindici contro cinque), un gruppo di ragazzi e ragazze (l’aspirante modella, l’attore…) lavorano in un call center guardati a vista da un kapò.
C’è poi lo scontro generazionale in redazione tra il vecchio cronista, il Drago della cronaca nera che sta per essere pensionato e mortifica lo stagista, che usa tanti mezzi tecnologici ma si rifiuta di correre a casa della madre dell’ultimo morto in un incidente d’auto per rubare una foto, come il Drago ha sempre fatto.
Nell’ultimo racconto, intitolato Perdonami, ancora ambientato in una camera d’albergo in Puglia, il protagonista, che deve raggiungere la sua compagna a Matera, fantastica sulla possibilità di lasciarla e avere una storia omosessuale con un uomo attraente che vede al ristorante. Che cosa sceglierà, se farà una scelta?
Elena Nieddu, Senza pelle, Ensemble 2019
PASSAPAROLA:









Silvia Neonato

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