Una partigiana incinta, un gruppo di fascisti. L’ultimo romanzo di Laudomia Bonanni, “La Rappresaglia”, torna finalmente in libreria. Nel 1985 il suo editore rifiutò di pubblicarlo: era un tema scomodo, forse fuori moda. Oppure si temeva di non vendere: l’autrice ne soffrì tanto da non scrivere mai più nulla
Di Maristella Lippolis
È arrivato finalmente in libreria “La Rappresaglia”, ultimo romanzo di Laudomia Bonanni. La casa editrice cliquot negli ultimi anni ha ripubblicato alcuni tra i più importanti romanzi di una scrittrice di cui poco si sapeva fino a non molto tempo fa al di fuori di una piccola cerchia di conoscitori appassionati, soprattutto nella sua città natale, L’Aquila, che ne hanno mantenuto viva la memoria. E anche noi della SIL nel settembre del 2020 con un Seminario e una passeggiata letteraria proprio in quella città abbiamo contribuito a far di nuovo circolare il suo nome.
Ecco finalmente questo suo ultimo romanzo dunque, e non solo perché è il più recente che ritorna disponibile alla lettura, ma anche perché è stato l’ultimo che Bonanni aveva presentato alla sua casa editrice nel 1985, la Bompiani, che si rifiutò di pubblicarlo: troppo impegnativo il tema, o troppo fuori moda? Troppo eretica la figura della protagonista? Probabilmente per tutti questi motivi, insieme all’insuccesso di vendite del suo precedente “Le Droghe”, romanzo bellissimo dal titolo sbagliato. Comunque sia, Laudomia Bonanni soffrì molto per quel rifiuto e si ritirò dalla scena letteraria che pure l’aveva gratificata con successi editoriali e Premi. Nel 2003 una piccola casa editrice aquilana finalmente lo pubblicò, purtroppo un anno dopo la sua morte.
La storia si svolge nell’arco di pochi giorni, in un eremo sul Monte Morrone, una propaggine della Majella, la montagna sacra dell’Abruzzo. Siamo nell’inverno del ’43 e un gruppo di sei uomini sale a rifugiarsi in quel luogo isolato per evitare rappresaglie: sono fascisti di incerta fede, malamente equipaggiati e poco armati; insieme a loro c’è un anziano maestro che li ha seguiti senza un veromotivo, è un singolare io narrante della storia, un alter ego della scrittrice, e solo alla fine capiremo che il suo unico scopo è testimoniare e raccontare quella storia che altrimenti si sarebbe persa.
Il gruppo cattura nei pressi dell’eremo una donna che trasporta armi nascoste sotto un carico di fascine: è una partigiana, ha preso parte a episodi di guerra nei dintorni, è incinta. Non ha un nome e viene chiamata La Rossa. La logica della rappresaglia prevede che venga uccisa, ma gli uomini decidono che lo faranno quando avrà partorito: la storia si snoda così tra i due eventi e in quel lasso di tempo si dispiega tutta la potenza di un femminile debordante e potente, capace di annichilire gli uomini con le parole e con l’atteggiamento. Metterà al mondo da sola, senza alcun aiuto e in silenzio, una bambina. «Perché è un fatto, che la rivoluzione è femmina. Partorisce da sola, come me»: è solo una delle tante parole della Rossa, che si rovesciano su di loro come un fiume in piena e che fanno vacillare la loro decisione.
All’eremo arriva un giovane seminarista, forse con l’intento di salvarle la vita, o almeno l’anima, senza riuscirci. A lui affiderà i suoi monologhi, il suo rimpianto per essere privata del domani: «Io non lo vedrò, io che ero una di domani». E gli consegnerà insieme alla bambina anche un mucchio di fogli su cui ha scritto i propri pensieri, con l’incarico di farli arrivare a destinazione. Parole che si perderanno, forse, come la bambina. Lei, che rappresentava il futuro, «perché il mio tempo breve credo di non averlo sprecato, lascio una vita, un seguito».
Ma che fine ha fatto la bambina? Con questa domanda dalle molte interpretazioni si chiude questo romanzo bellissimo, che vi consiglio di leggere.
Laudomia Bonanni, La Rappresaglia. Cliquot 2025, 18 euro
Maristella Lippolis
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