La scrittrice statunitense Le Guin nel suo celebre “La mano sinistra delle tenebre” inventa un mondo di esseri non binari anticipando una visione queer, Lo racconta il saggio che Giuliana Misserville le ha dedicato
Di Floriana Coppola
La resistenza e il cambiamento cominciano spesso con l’arte,
e ancora più spesso con la nostra arte: l’arte delle parole.
Ursula K. Le Guin
Il saggio di Giuliana Misserville, Ursula K. Le Guin e le sovversioni del genere, ci fa entrare con forza nella complessità artistica della scrittura di un’autrice famosa a livello internazionale, ingiustamente chiusa a lungo nel recinto del genere fantascientifico. Ursula K. Le Guin (1929-2018) è infatti una di quelle artiste della parola che non possono essere inserite nel canone di un particolare genere, ma ampliano ogni confine, superando i copioni consolidati e tradizionali. Esce nel 1969 il suo celebre La mano sinistra del buio (The Left Hand of Darkness), un romanzo sovversivo e visionario, che fa riflettere sul genere e il sesso, dialogando con il pensiero femminista, ragionando sui canoni inversi, ambigui e queer. È, secondo Misserville, un grandioso esperimento sociale che lascia liber* chi legge di immaginare un mondo, in cui il genere sessuale è ininfluente rispetto alle strutture sociali e che costituisce quindi una sorta di capolavoro proto-queer.
Tutta l’opera di Le Guin tesse un dialogo con il pensiero transfemminista ed ecofemminista, svolge un ruolo prezioso mettendo in scena suggestioni utili ad archiviare l’antropocene. La scrittrice – che ha sempre dichiarato il suo anarchismo pacifista e nonviolento – si è battuta per decenni perché la fantascienza venisse considerata letteratura non inferiore ad altri generi. Confessò di voler essere “una scrittrice che pensava come un uomo” probabilmente perché le scrittrici non erano bene accette nel mondo editoriale del genere fantascientifico.
La carriera letteraria di Ursula K. Le Guin ebbe un avvio faticoso, con alcuni romanzi rifiutati dagli editori. I suoi romanzi furono letti come una provocazione sia dal pubblico sia dalle femministe statunitensi dell’epoca: secondo lei bisognava affrontare le rappresentazioni distopiche e/o telepatiche, la centralità del corpo, la questione della riproduzione e quella dell’alterità. Le Guin utilizza anche la figura dell’androgino ermafrodito e realizza un esperimento di decostruzione del genere, anticipando i tempi e come lei altre scrittrici di fantascienza che inaugurarono una riflessione sul gender e sui ruoli di genere.
Nel celebre La mano sinistra del buio, Genly Ai è un inviato dell’Ecumene sul pianeta Gethen, con il compito di convincerlo ad unirsi alla federazione. Ai si trova di fronte al fatto che i Getheniani sono “neutri”, non binari per la maggior parte del tempo: ogni ventisei giorni però hanno una fase detta kemmer (della durata di due giorni) in cui diventano maschi o femmine in base ad uno scambio di feromoni con il partner. Entrambi i partner quindi hanno la possibilità di restare incinti. Su Gethen inoltre non esiste la guerra e non c’è violenza sessuale. Uno dei personaggi definisce infatti la guerra come un enorme stupro. Suggerisce una visione utopica, un punto di vista alternativo che amplia l’immaginazione. Le Guin ipotizza una tesi: se fossimo socialmente ambisessuali, se gli uomini e le donne fossero davvero del tutto pari nei loro ruoli sociali, nella responsabilità e nell’autostima, allora la società sarebbe totalmente diversa. La nostra salvezza futura risiede nell’allontanarci dalla polarizzazione sessuale e dalla prigione del genere verso un mondo in cui i ruoli individuali e le modalità di comportamento personale possano essere scelte liberamente.
La scrittrice statunitense desiderava scoprire, attraverso la sua scrittura sperimentale, cosa volesse dire vivere come uomo-donna o una donna-uomo. E lesse Mary Wollstonecraft, Margaret Mead, Ashley Montagu e molti testi del femminismo della seconda ondata. Felice fu la sua intuizione di studiare il taoismo, il principio della complementarietà e l’intercambiabilità di yin e yang. L’eliminazione nella popolazione del romanzo delle caratteristiche maschili o femminili permette di vedere una corrispondenza con le teorie queer, che sfidano l’insieme di norme secondo le quali l’eterosessualità è naturale e giusta e, superando il binarismo di genere, valorizza quelle forme di sessualità che resistono alla norma, come ad esempio, transgender e drag queens/ kings.
Il pubblico della fantascienza negli anni Sessanta del ‘900 era composto prevalentemente da uomini che preferivano leggere avventure in cui l’eroe riusciva a portare a termine missioni impossibili, con uno schema patriarcale. Schema che a partire dagli anni Cinquanta si salda con la paura dell’olocausto nucleare e l’influenza della guerra fredda, corto circuito che darà luogo a tante iconiche versioni del nemico, l’alieno che vuole distruggere la terra, il mostro da combattere, l’Alieno sessuale, l’Alieno sociale, l’Alieno culturale, l’Alieno razziale. Uccidere chi è diverso era il messaggio subliminale da trasmettere al pubblico. La fantascienza è stata e ancora in parte è, secondo Giuliana Misserville, incredibilmente reazionaria e priva di immaginazione. È la stessa Ursula Le Guin a precisare come nella fantascienza maschile né il socialismo né la democrazia vengono mai presi in considerazione come possibili alternative: le virtù militari sono considerate come virtù morali e la ricchezza è un traguardo auspicabile. E conclude: «Il capitalismo basato sulla competizione della libera iniziativa privata è il destino economico dell’intera galassia».
Le Guin ha invece portato le personagge nella fantascienza: l’astronauta Lang Heo Hew (The Left Hand of Darkness), un’avvocata nera (The Lathe of Heaven), una biologa marina (The Dispossessed), una studiosa lesbica di storia e linguistica (The Telling). Marina Vitale sottolinea «l’ibridazione di tipologie scritturali diverse», la costruzione a mosaico. Le sezioni narrative si alternano a brani diaristici e relazioni di viaggi interplanetari che hanno preceduto la spedizione sul lontanissimo pianeta Gethen. Un intreccio di scritture e tematiche definito da Marleen Barr “fabulazione femminista”, che sperimenta forme e modalità stilistiche. La metafora del viaggio, pur ricorrente nei romanzi di Ursula K. Le Guin, si mescola a quello interiore, viaggio che porta alla conoscenza di sé, o dell’altr*, metafora di un movimento profondo, che conduce alla trasformazione che ogni essere vivente sperimenta. Amplia la simbologia dell’eroe per accogliervi la donna, il femminile, decostruisce il copione dell’eroe per inserire l’epica del quotidiano, ogni retroscena dell’eroismo, sottolineando il principio dell’unione dei contrari, come suggerisce il Tao.
Le Guin lavora a un’epica femminista pur non essendosi considerata una scrittrice femminista perché considerava il femminismo una interpretazione parziale della complessità della persona. Scrive Misserville che per lei si può parlare allora di epica dell’umano. La sua spiccata “sensibilità antropologica” è di aiuto per la decostruzione della figura del nemico, Le Guin procede a una ricollocazione dell’eroismo, la cui rilevanza viene sopravanzata dalle pratiche delle donne e dalla cura per la vita quotidiana. Il concetto di eroismo viene così svuotato e accantonato, per chiarire la sua personale risemantizzazione dell’eroismo. Lo sovverte nei suoi romanzi come amore assoluto per la terra natia, togliendo quel carattere bellico che contraddistingue la fantascienza tradizionale scritta dagli uomini. Con lei entrano nell’olimpo della scrittura anche tutti gli scrittori e le scrittrici così a lungo esclusi dal mondo della letteratura: autori e autrici di fantasy e fantascienza. Le Guin crede nelle potenzialità della fantascienza, perché può catturare l’individualità di ciascun essere e, al tempo stesso, gli abissi dell’universo: tenere assieme l’individualità e l’universo, la morte e la gioia.
Si chiede infine Giuliana Misserville: La mano sinistra del buio è un romanzo femminista? La risposta è positiva. Le Guin ribadisce che il genere non riguarda la singola persona. Uomo, donna, trans, non-binary, gender-fuck, sono forme di relazione che regolano i rapporti fra le persone. Rispetto al genere le genti di Gethen sono tutte in relazioni Io-Tu. Scrive Filo Sottile nella postfazione che occorre: «superare il genere, farci incontro, divenire io e tu, prenderci cura della tenda che occupiamo, preservarne il calore, mettere a disposizione i nostri corpi e le nostre capacità, il nostro coraggio; osare l’impossibile e dosare le forze. La strada da percorrere non necessariamente è quella più corta, quella più evidente. È quella che insieme ricomincia ogni mattina».
Giuliana Misserville, Ursula K. Le Guin e le sovversioni del genere, Asterisco edizioni 2024
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Floriana Coppola
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