Se la dittatura a cui si oppongono nega loro un’identità precisa, la fotografia evidenzia invece forma e peculiarità di corpi non più costretti a nascondersi, ma fieri di essere, col diritto inalienabile all’espressione e alla scelta. RisVolti, l’altro Iran a cura di Loredana Foresta è la mostra di ritratti ospitata in settembre nella palazzina dell’Associazione Orlando di Bologna
di Milena Schiavina
Loredana Foresta, dopo studi di letteratura, un lavoro nel campo del doppiaggio, ha collaborato con case editrici ed è stata traduttrice di poesia. Negli ultimi anni è approdata, dopo diverse esperienze di viaggio, allo studio e all’autentica passione per la fotografia di ritratto, una tecnica fotografica attenta ai soggetti, agli spazi, alle solitudini e alle nuove geometrie, passaggio avvenuto per lei durante il tempo della pandemia.
È stato un lavoro duro addentrarsi nella fotografia di ritratto, afferma Loredana, perché richiede grande abilità in chi fotografa ed empatia con il soggetto ripreso, e in cui è fondamentale trovare la giusta chiave, perché gli occhi sanno parlare e sono la finestra sull’anima di ciascuno di noi, ed è complesso rappresentare la personalità, l’emozione, l’atteggiamento e il carattere del soggetto.
A seguito di questo intenso studio ha curato questa mostra di ritratti femminili di donne iraniane prima a Firenze, poi al Maxxi di Roma e infine all’Associazione Orlando, che opera a Bologna. Orlando ha accolto questo progetto fotografico perché risponde e traduce il proprio impegno politico a sostegno di tutte le donne che lottano nei regimi autoritari, autocratici e religiosi, per il rispetto dei diritti umani. RisVolti l’altro Iran è dedicato alle iraniane che da tempo sono impegnate con determinazione e straordinario coraggio nel promuovere un cambiamento radicale nel proprio Paese, noncuranti dei rischi che questo comporta, ed è stato realizzato grazie alla collaborazione delle attiviste del movimento Donna Vita Libertà e dell’associazione Donne Libere Iraniane.
Queste associazioni sono nate a seguito dell’assassinio di Masha Amini, da parte della cosiddetta polizia morale iraniana. In questi giorni Masha è stata ricordata a due anni dalla sua scomparsa, e noi di Orlando la vogliamo ricordare con le foto di donne colte nella loro quotidianità e con tratti sereni, come vorrebbe essere la vita di ogni donna.
Se la dittatura a cui si oppongono nega loro un’identità precisa, lo spazio fotografico ne evidenzia invece forma e peculiarità, corpi non più costretti a nascondersi, ma fieri di essere: non per comunicare chi sono o cosa fanno, ma il fatto che esistono, col diritto inalienabile all’espressione e al libero arbitrio, al diritto delle loro scelte.
Ogni foto rappresenta una storia, una vita di relazioni interrotta, una vita di migrazione e di solitudine, di lontananza, ma anche di solidarietà e di ricostruzioni di relazioni forti. Le donne ritratte, incuranti dei rischi, hanno sguardi profondi e determinazione.
Le donne iraniane rappresentano la parte della popolazione più vessata dal regime, appiattite ormai da decenni in un ruolo secondario e private della facoltà di scegliere; ma, come tali, incarnano anche la forza propulsiva del rinnovamento nella lotta per un Iran civile e democratico: un Iran in cui si riconosca la parità dei sessi e non si violino i diritti umani.
In questi giorni si è svolto all’Onu un incontro che ha affrontato i problemi del mondo, ma nemmeno una parola è stata detta, da parte del Segretario Generale ONU, all’attivista iraniana che chiedeva aiuto.
Narges Mohmmadi è riuscita a far uscire dal carcere, dov’è detenuta in Iran, una lettera pubblicata da La Stampa, indirizzata al Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, in cui implora la massima autorità dell’ONU, l’Assemblea e l’intera comunità di chiedere al presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, che cessino le retate, gli arresti, le torture, le esecuzioni, di chi protesta disarmato da due anni, dall’assassinio di Mahsa Amini.
In supporto a Mohmmadi e alle sue suppliche, in particolare per due attiviste in attesa di essere impiccate, quarantasette detenute nel carcere hanno intrapreso lo sciopero della fame di ventiquattro ore, ogni martedì. Moammadi ha 52 anni, è stata arrestata dalla dittatura teocratica dodici volte, la prima volta nel 1998, è stata condannata ad un numero di frustate di cui ormai è complicato tenere il conto, è stata percossa, è malata e senza cure. L’anno scorso è stata insignita con il Nobel per la pace, che non ha potuto ritirare: “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne” in Iran e per promuovere i diritti umani e la libertà di tutti.
Il 1° ottobre Guterres ha aperto la 79^ Assemblea generale dell’ONU con un discorso di 5mila 235 parole, non di rado vibranti, dedicate alla guerra in Medio Oriente, a quella in Ucraina, alla proliferazione nucleare, all’Africa, all’Asia, alle diseguaglianze, alla povertà, al cambiamento climatico, all’impatto con l’intelligenza artificiale, alla cooperazione, praticamente su tutto e non una parola era indirizzata a Moammadi, o Masha Amini, o alla situazione delle Donne iraniane e afgane. Non una.
Con questo incontro con i ritratti di Loredana Foresta desideriamo invece dar loro la parola, il coraggio e il sostegno alla lotta, così come nella forte e altrettanto coraggiosa poesia di Sanan Naderi, scritta per questa occasione, sentiamo il dolore, la solitudine ma anche la promessa di riscatto che ogni donna iraniana cerca per sé e per il proprio popolo.
Ringraziamo Loredana e Sanam, con amicizia e solidarietà, desideriamo ricordare gli sguardi profondi e bellissimi delle attiviste iraniane che posano per questi ritratti, le parole di passione e di dolore della poesia inedita e profonda, e vogliamo sostenere la loro forza e il loro impegno in questo difficile momento della storia, e delle vite di tutte le donne iraniane e del loro bellissimo e martoriato paese.
Milena Schiavina
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