Storie Effimere è una casa editrice appena nata, ma Silvia Amalia ed Enrico, che l’hanno fondata e se ne prendono cura, hanno idee chiare sulla direzione delle loro scelte editoriali: ritrovare e far riscoprire tesori dimenticati della letteratura. Li abbiamo intervistati
Di Amanda Rosso
La casa editrice Storie Effimere nasce ufficialmente nel 2024 ed è “dedita alla ricerca di scrittrici e scrittori dimenticati, libri fuori catalogo o mai tradotti, che meritano di raggiungere nuovi lettori e nuove lettrici.” Si tratta di quella che a me piace chiamare archeologia letteraria, la volontà di non lasciare indietro nessuna opera che merita di essere letta. Una missione complessa e difficoltosa, perché richiede dedizione, curiosità, e un grande lavoro di ricerca. Ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Silvia Amalia ed Enrico, che hanno fondato e dirigono la casa editrice, per tracciare la mappatura delle fondamenta di Storie Effimere, ma anche la rotta dei loro viaggi futuri.
Amanda: Prima di tutto vorrei farvi le congratulazioni, per questa splendida casa editrice appena nata. E vi chiedo, come è nato il progetto, come è sbocciata Storie Effimere?
Silvia Amalia: Grazie a te per averci permesso di parlare un po’ di noi e della nostra casa editrice! Prima di diventare tale, Storie Effimere era solo un sito nel quale pubblicavamo con approfondimenti sulle scrittrici e sugli scrittori del passato che per un motivo o per un altro sono cadut3 nell’oblio, oltre ad articoli su personaggi storici o letterari poco noti. Questo lavoro di ricerca e la passione per le storie dimenticate ci hanno spinti poi a fare un altro passo e fondare la casa editrice, per (ri)pubblicare – spesso con prime traduzioni in italiano – opere del passato che hanno ancora tanto da raccontare.
Amanda: Voi descrivete Storie Effimere come “una micro casa editrice indipendente dedita alla ricerca di scrittrici e scrittori dimenticati, libri fuori catalogo o mai tradotti, che meritano di raggiungere nuovi lettori e nuove lettrici.” C’è un lavoro molto importante di archeologia letteraria che si compie quando si riportano alla luce autor3 dimenticat3…
Enrico: Il lavoro di ricerca è davvero una delle parti più emozionanti della nostra attività. Ogni esplorazione letteraria ci riserva continue sorprese: scoprire nomi di autor3 dimenticat3 o mai tradott3, leggere opere incredibilmente attuali e potenti, rimaste finora inaccessibili al pubblico italiano, e a volte non ripubblicate nemmeno nei Paesi d’origine. Speriamo di riuscire a creare nuove connessioni tra il passato e le generazioni di lettrici e lettori di oggi!
Amanda: Un altro aspetto che ho trovato molto interessante è quello della scelta dei testi: c’è “una predilezione per il modernismo e le avanguardie.” Potete raccontarci qualcosa di più di questa scelta stilistica molto precisa?
Silvia Amalia: Ci piace ridare visibilità a chi per prim3 ha avuto il coraggio di rompere con le convenzioni, proponendo qualcosa di nuovo che andasse oltre la tradizione. Tutt3 l3 autor3 che selezioniamo hanno una forte dose di originalità e mantengono un senso di attualità anche oggi. E molte di queste penne sono donne: le scrittrici pubblicate o in programma sono state tra le prime ad affrontare certi temi, ma sono state scavalcate da colleghi uomini, sono scomparse prematuramente o non hanno ricevuto il sostegno necessario per essere riconosciute. Il loro valore, però, rimane innegabile e merita di essere riscoperto.
Amanda: Posso confermare che è una scelta più che azzeccata: ho avuto la fortuna di leggere sia la raccolta di racconti di Tess Slesinger, Tempo: Presente – da voi tradotto –, che Il cuore soffoca, il primo volume della raccolta di scritti dell’autrice cilena Teresa Wilms Montt, tradotto e sapientemente curato da Alessandra Pelizzaro. Entrambe autrici che mi hanno stregata, per lo sguardo, l’ironia di Slesinger e per la prosa travolgente e l’intensità degli scritti di Montt. Due autrici straordinarie, che non conoscevo…
Silvia Amalia: Sì, sia la penna di Tess Slesinger sia la voce di Teresa Wilms Montt sono davvero uniche nel loro genere. Slesinger ci ha colpiti per il suo stile così moderno per gli anni Trenta del secolo scorso e per le tematiche che ha avuto il coraggio di affrontare nei suoi racconti (e nel suo unico romanzo The Unpossessed), molte delle quali sono attuali anche ai giorni nostri, come l’immigrazione, il diritto all’aborto, l’infedeltà coniugale… Il suo sguardo sulla società, con una particolare attenzione al ruolo della donna e alle difficoltà di ogni giorno, porta una prospettiva nuova che ancora mancava nella letteratura angloamericana di quegli anni. Di Teresa Wilms Montt, invece, ci ha affascinati innanzitutto la vita dolorosa e tragica che l’ha spinta al suicidio a soli 28 anni: sebbene abbia vissuto così poco, è riuscita a raccontare la sua storia in ben quattro diari e nelle prose poetiche di chiaro stampo autobiografico. Molti dei suoi scritti sono la testimonianza delle ingiustizie che le donne hanno dovuto subire per sottostare ad alcune regole della società e del dolore causato da quest’oppressione. La figura di Teresa Wilms Montt è così iconica in Cile che nel 2009 è uscito un film diretto da Tatiana Gaviola che ripercorre la sua vita, dal matrimonio con Gustavo Balmaceda (contro il volere dei genitori) fino alla morte a Parigi, sola, abbandonata dalla famiglia, lontana dalle due amate figlie.
Amanda: Sono rimasta molto colpita dalla curatela di Alessandra Pelizzaro al volume di Montt, e mi sono chiesta se questo aspetto di cura sia esso stesso parte del progetto di Storie Effimere. L’attenzione al dettaglio, la cura dei tempi e delle modalità di pubblicazione, penso sia davvero un dono prezioso all’editoria contemporanea, che sforna libri su libri come una catena di montaggio…
Enrico: Grazie per aver notato questo aspetto! La cura editoriale è una parte fondamentale del progetto di Storie Effimere. Concentrandoci su cinque o sei titoli all’anno, selezionati perché davvero degni di essere riportati alla luce, riusciamo a valorizzare il contenuto e rispettare l’essenza di ogni testo, offrendo alle lettrici e ai lettori un’esperienza unica e ben curata. In un’epoca di sovrapproduzione editoriale, crediamo sia essenziale rallentare e dare spazio a un’editoria che abbia un’anima.
Amanda: Infine, le ultime due domande: visto che Letterate Magazine promuove e valorizza la scrittura delle donne, e dal vostro catalogo mi è parso chiaro che sia un intento che porta avanti anche Storie Effimere, quali sono i vostri consigli di lettura? Scrittrici che proprio vorreste far conoscere alle lettrici e ai lettori italiani?
Silvia Amalia: Proprio qualche settimana fa ho scoperto la scrittrice statunitense Sanora Babb. Quasi per caso ho letto un articolo sulla storia editoriale di Whose Names Are Unknown, il suo romanzo che racconta la vita di una famiglia contadina delle Grandi Pianure durante la Grande Depressione, costretta a sopportare la povertà causata dalla siccità, ma che alla fine si rifugia in California nella speranza di costruirsi una vita migliore. Forse la trama ti ricorderà quella di Furore di Steinbeck… Infatti, nel 1939, Babb presentò il manoscritto del proprio libro alla Random House che le promise di pubblicarlo, ma non appena Furore divenne un successo nazionale, il mercato non avrebbe potuto accogliere due romanzi sullo stesso tema. Il manoscritto di Babb è quindi rimasto in un cassetto fino a quando non è stato finalmente pubblicato, ma solo nel 2004. Mi sono subito fiondata a cercarlo per leggerlo: sono rimasta folgorata dallo stile e dalla poetica di questa scrittrice che con uno sguardo dolce e sincero descrive i disagi di tante famiglie povere dell’Oklahoma, perché la storia che racconta in Whose Names Are Unknown l’ha vissuta per davvero, e ce la fa rivivere anche nel suo memoir An Own on Every Post, che ovviamente ho letto subito dopo, insieme ad alcuni suoi racconti e delle poesie. Mi sono dilungata fin troppo perché mi sono fatta prendere dall’entusiasmo, ma sì, Sanora Babb è davvero una scrittrice che consiglio a tutt3 di riscoprire, perché la sua è una voce unica e inedita tra quelle di tanti uomini che hanno raccontato ciò che lei invece ha vissuto in prima persona.
Enrico: Tra le scrittrici già tradotte in Italia, Yūko Tsushima, figlia di Dazai Osamu, meriterebbe sicuramente una maggiore diffusione, soprattutto in questo periodo che sempre più persone si stanno approcciando alla letteratura giapponese: il suo è un nome imperdibile. Un’altra scrittrice che meriterebbe di essere ripubblicata è sicuramente Anna Kavan, di cui a parte Ghiaccio, il suo romanzo più famoso, nient’altro è stato riproposto al pubblico italiano!
Amanda: E per finire vi chiedo, se posso, quali sono i vostri progetti futuri? Cosa c’è in serbo per noi nella fucina di Storie Effimere?
Silvia Amalia: Abbiamo appena inaugurato la collana Oltre il margine dedicata alla riscoperta di scrittrici dimenticate o ai margini del panorama letterario, che hanno sfidato le convenzioni della loro epoca: dopo Lucy Clifford che ha aperto le danze, le prossime due autrici saranno Frances Gregg, figura sfuggente del modernismo, e la poetessa inglese Charlotte Mew. Per quanto riguarda i romanzi, siamo entusiasti di poter pubblicare Evelyn Scott, una grande scrittrice apprezzata da Faulkner, Lawrence e Vittorini, e le cui pagine di diario sono state tradotte da Montale e incluse nell’antologia Americana. E poi ci sarà un recupero: Renate Rasp con Un figlio degenere, pubblicato da Mondadori nel 1968; è un romanzo inquietante che esplora il tema della fragilità dell’individuo di fronte a ideali distorti e che venne accolto in Germania come la migliore opera in lingua tedesca dal dopoguerra.









Amanda Rosso

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