Di Matilde Cesaro
Già in epoca elisabettiana “to have the blue devils” significava essere vittima di una tristezza profonda e peculiare. Il diavolo, di solito rosso, si tingeva di blu per rappresentare un umore altrimenti difficile da descrivere con le parole. L’azzurro parla delle alte sfere celesti. Il blu profondo parla degli abissi insondabili. Il Blues è dunque tristezza abissale, quasi diabolica. Il titolo di questi racconti ha già dentro un indizio importante. Floriana Coppola, sempre in bilico tra versificazione e prosa, questa volta ci offre una raccolta di racconti brevi, dal titolo Nero Blues, edito da La valle del tempo.
Il racconto è la chiocciola del linguaggio e, citando Julio Cortazar, può essere simbolicamente avvicinato alla fotografia perché presuppone una rigorosa limitazione, deve ritagliare un frammento di realtà. Seppur breve un racconto deve procedere in due direzioni: in profondità e in superficie trasmettendo una pienezza di significati. Un condensato narrativo che incide, lascia il segno per la sua capacità anagogica, cioè capace di vedere diversi livelli di realtà in un’immagine o in una situazione. Lo stile di Floriana Coppola, in odio al linguaggio convenzionale, si connota per originalità e postura poetica.
Dice l’autrice nella prefazione: “perturbante si rende in tedesco con unheimlich, ovvero letteralmente ciò che ti porta via dal centro del fuoco, ciò che ti porta lontano dal focolare e dunque lontano da ciò che ti è più familiare, come il focolare domestico. In tale condizione, ciò che non siamo assolutamente in grado di individuare è l’origine di ciò che provoca l’inquietudine o la perturbazione.”
E in questa narrazione del perturbante che lei si concentra per individuare il fil rouge dei racconti: la violenza agita e subita, la discesa nel pozzo complesso e inquieto dell’ombra di ogni anima. Relazioni disfunzionali tra uomo e donna, tra madre e figlia, relazioni distorte con i poteri istituzionali, relazioni complesse e contraddittorie con il proprio corpo, con la malattia e la morte, con la pandemia. A volte emerge un contesto partenopeo ma sempre in forma allegorica, perché ogni racconto ha una sua struttura simbolica che lo caratterizza, con una scrittura fluida e sovversiva. L’aspetto visionario e distopico di ogni chiusura permette di ribaltare il tono realistico verso uno scenario surreale, quasi magico. Ma qui l’immaginazione fantastica non ha un fine consolatorio ma vuole allargare lo sguardo per oltrepassare il visibile e percepire l’invisibile, il misterioso, il trascendente.
Ogni racconto fa affidamento a elementi drammatici autosufficienti: ogni singola parola, ogni singolo dettaglio, ogni episodio risponde a una ragione ben precisa, così come ogni sequenza temporale, ogni personaggio o ambientazione e contesto. Non una fuga dalla realtà ma un tuffo nella stessa, un procedere nel solco di universi visibili suggerendone di invisibili. Alla parola è affidato il compito di “toccarci”, di farci vedere, di farci sentire, immedesimandosi. Nei vari racconti la tensione aumenta, si attende che qualcosa stia per succedere per come le cose si sono messe in moto e non si possono fermare. Una narrazione che offre una sensazione di vertigine e di spaesamento. Ogni elemento autobiografico si trasforma attraverso profonde mutazioni di forma e di significato, spingendo ogni narrazione oltre la comfort zone del proprio copione esistenziale. Non è la realtà a essere distorta ma si ricorre alla distorsione per arrivare alla realtà. Alcuni personaggi disorientano perché balordi, spietati, smarriti, sfiduciati, violati. È la sfera del dramma quella che si svolge sotto i nostri occhi di lettore, per consegnarci una lettura di quanto accade.
L’insolito, l’estraneo, il diverso pare indicarci chi siamo, chi siamo stati, chi potremmo diventare. Kipling diceva di non scacciare i poveri dalla soglia di casa, se vuoi scrivere racconti. Sono storie che hanno bussato per essere raccontate, mostrate. Il tema dell’inclusione, della violenza di genere, della fragilità, della debolezza sono temi di significazione che catturano e ci sequestrano con uno stile basato sull’intensità e sulla tensione, uno stile in cui gli elementi formali ed espressivi si adattano alla complessità del tema dandogli una forma unica e originale senza concessioni all’intermedio, al provvisorio. Messaggi profondi per trasmettere cose fondamentali: il valore di ogni vita, il diritto all’inclusione anche emotiva (fragilità e debolezza vs forza e determinazione), l’abbattimento di pregiudizi, il diritto ad esserci in quanto integrità individuale e contro la violenza di genere.
Floriana Coppola, Nero Blues. Racconti – Edizione La valle del tempo – 2024
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Matilde Cesaro

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