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Scrive nel suo nuovo romanzo Margherita Giacobino, che è anche traduttrice: «Voler bene è un continuo esercizio di traduzione dall’io al tu e viceversa. Scrivere, un testardo tentativo di traduzione dall’infinito intravisto al finito che ci è dato».

di Anna Zani

“Il tuo sguardo su di me” – ultimo romanzo di Margherita Giacobino – ci riporta in parte ai personaggi e alle ambientazioni che abbiamo incontrato in “Ritratto di famiglia con bambina grassa”, dove l’autrice aveva narrato le vicende della sua famiglia, partendo da lontano nel tempo e delineando le vicende di uomini e – soprattutto – donne, che nel corso di decenni hanno abitato la sua memoria e la sua vita, dipingendo la storia di un passato del nostro paese che emerge da quello che era molto più di un romanzo familiare.

In questo suo ultimo libro, lo sguardo si concentra invece su un solo personaggio: la madre dell’autrice, Maria Grazia. Eppure, in realtà le protagoniste sono due, perché se lo sguardo a cui fa riferimento il titolo è quello della madre su Margherita, di rimando vi è inevitabilmente lo sguardo di Margherita su Maria Grazia.

La storia si apre appunto con uno sguardo di Margherita bambina alla madre che sale le scale di casa, e ci rivela, in poche pennellate, la forza di un sentimento che non conosce l’usura del tempo.

L’immagine risale al 1963, anno di grandi eventi per l’Italia e per il mondo, e ancor di più per il piccolo grande mondo familiare: la rovina economica causata dalla passione del padre di Margherita per il gioco d’azzardo, quel lui, che si affaccia più volte nella narrazione, ma solo per portarvi trambusto e rovina.

Quella bambina che sale le scale dietro la madre, fermandosi ad osservarla, ha negli occhi l’amore, che rende belli tutti coloro che amiamo, e le fa paragonare la madre a un sole, per il suo calore che “arrossa le ciliegie e matura il grano”, e per la sua essenza di forza naturale, che ogni mattina sorge per lei, sua figlia.

In questo ultimo romanzo, forse più che in tutti i precedenti, ho avvertito con precisione il magistero che la lunga attività di traduttrice ha donato a Giacobino. Vi è una cura, un rispetto, una spontanea attenzione alle parole, che solo chi a lungo ha maneggiato e trattato il mestiere della traduzione narrativa e poetica, riesce ad avere.

Ho trovato una magia evocativa nelle immagini su cui si costruisce il senso autentico della narrazione, che fa di “Il tuo sguardo su di me” un’elegia d’amore, l’amore incorruttibile che scorre tra una figlia e la madre, in una reciprocità che si modella sui caratteri e le differenze delle protagoniste ed è seguito con occhio lucidissimo in tutte le tappe dell’esistenza, dall’infanzia di Margherita alla morte di Maria Grazia.

La stessa Giacobino riconosce l’importanza del tradurre, non solo come tentativo di restituzione di contenuto fra lingue diverse, ma come atto creativo che tenta di mettere in contatto due anime differenti che cercano di comunicare: «Tradurre è esercitare continuamente il desiderio. Chi traduce cammina sul confine, attraversa le lingue, gli stati, le epoche. Attraversa gli anni, fa dialogare la gioventù con la vecchiaia, i vivi con i morti. Le vite vissute con quelle soltanto immaginate. Voler bene è un continuo esercizio di traduzione dall’io al tu e viceversa. Scrivere, un testardo tentativo di traduzione dall’infinito intravisto al finito che ci è dato».

È poesia la delicatezza con cui ci fa entrare nella sua casa, nello svelamento dei suoi affetti più cari, nei momenti nodali che costruiscono, alla fine, l’esistenza delle persone. Trovo poetica la trasformazione di eventi quotidiani in romanzo, una vita priva di avvenimenti mirabolanti o fantastici, ma che lo sguardo di Giacobino illumina per mostrarci quanto sotto l’apparente casualità di scelte e vicende personali si nasconda un tracciato che conferisce dignità ed epicità ad ogni esistenza.

Molti temi si intrecciano tra le pagine di questo romanzo, molte domande si affacciano alla mente di chi legge, e trovano risposte, o pungolano la nostra immaginazione ad andare oltre. Per questo “Il tuo sguardo su di me” e non può essere costretto nella stretta etichetta di romanzo biografico, perché è molto altro, e le riflessioni che si susseguono incastonandosi nella narrazione ci mostrano una Giacobino interessata a scavare, seppure con il suo consueto stile lieve e ironico, sul senso autentico e profondo delle relazioni che si creano, mutano e si trasformano tra le persone che si amano, o che, più pudicamente, si vogliono bene.

 

Margherita Giacobino, Il tuo sguardo su di me, Mondadori, pp. 204, euro 18,00.

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Anna Zani

Anna Zani (Bologna, 1965) Lavoro come bibliotecaria all’Università di Bologna, seguendo il settore delle acquisizioni e l’organizzazione di mostre bibliografiche. Nel corso degli anni ho presentato o collaborato alla realizzazione di eventi letterari a soggetto femminile (Adrienne Rich, Alda Merini, Audre Lorde, Tove Jansson…), attività che ancora pratico. Faccio parte del gruppo WiT (Women in Translation), collettivo sperimentale di traduzione poetica, con cui abbiamo pubblicato un’antologia delle poesie di Audre Lorde (D’amore e di lotta. Poesie scelte, Le Lettere, 2018).

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