Nel 1918 a Dublino la guerra sta finendo, arrivano dal fronte i reduci segnati nel corpo e nella mente, come il fratello della protagonista, un’infermiera che lavora in un reparto di maternità dove è arrivato il virus: L’influenza delle stelle di Emma Donoghue.
Di Anna Zani
Che grande terra il Canada. E quante splendide scrittrici ci dona: un premio Nobel come Alice Munro, una pluripremiata e famosissima – Margaret Atwood – , e poi altre autrici straordinarie e autenticamente originali come Helen Humphreys, Miriam Toews ed Emma Donoghue. E di quest’ultima desidero parlare, del suo ultimo romanzo L’influenza delle stelle, recentemente tradotto in italiano, libro intenso e imprevedibilmente contemporaneo, anche se ambientato nel secolo scorso.
Emma Donoghue, scrittrice irlandese naturalizzata canadese, la ricordiamo probabilmente per il suo famoso Stanza, letto, armadio, specchio, romanzo del 2010 da cui nel 2015 è stato tratto il film Room, per la regia di Lenny Abrahamson e la sceneggiatura della stessa Donoghue.
Nel 2018 Donoghue trae ispirazione dalla ricorrenza del centenario dell’esplosione della epidemia nota come “Spagnola” per raccontare una storia ambientata in Irlanda, nei tempi della lotta per l’indipendenza, a Dublino. Caso vuole che alla consegna del manoscritto all’editore si presenti nel mondo una nuova epidemia, una pandemia da cui non siamo ancora usciti, ma che fa bene tentare di leggere e interpretare alla luce di una narrazione che viene dal passato, una finzione che ci rappresenta tutti, tutte.
Nel 1918 si respira una brutta aria a Dublino. La guerra sta finendo, arrivano dal fronte i reduci segnati nel corpo e nella mente, come il fratello della protagonista, un’infermiera che lavora in un reparto di maternità con molte donne malate di Spagnola.
La penna sensibile e perfetta di Donoghue ci proietta nella frenesia della vita di un mondo di donne che si prodigano per salvarne altre, per fare nascere bambini in condizioni di assoluta precarietà e di incertezza sulla loro sopravvivenza, per dare sollievo a giovani che hanno alle spalle troppi parti, e troppo precoci, che segnano le loro infelici esistenze.
La narrazione ci proietta tra i letti e le brandine di quel reparto, con un’empatia e una comprensione emotiva straordinarie. E tra le fatiche, i dolori, i turni massacranti a cui le protagoniste sono sottoposte, riesce anche ad accendersi una fiamma d’amore, un sentimento che vince lo sfinimento fisico ed il logoramento psichico di chi si è votata con ad aiutare le proprie simili. Ed è un messaggio di speranza, nonostante tutto, quello che ci trasmette Donoghue con delicatezza e intensità, che non può che arrivare come un sollievo, precario ma reale, in questi nostri tempi altrettanto bui.
Il titolo del romanzo richiama ambiguamente, nell’ottima traduzione, l’etimo di influenza, ricondotto ad un’origine antica che riteneva che l’influenza fosse determinata dagli influssi astrali. L’autrice ha svolto un grande lavoro di ricerca per riuscire a descrivere l’evolversi della malattia e le fasi della gravidanza, intrecciandole insieme senza mai risultare didascalica. Davvero una grande prova di scrittura, questo romanzo, e di capacità di addentrarsi nelle profondità del cuore con pudore e rispetto.
L’influenza delle stelle, Emma Donoghue, Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, SEM edizioni, 2021
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Anna Zani
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