La pittrice nera riscoperta

Anna Zani, 09 aprile 2020

Lafanu Brown dall’America, dove ha subito oltraggi e violenze, nell’800 riesce ad approdare a Roma per coronare il suo sogno di dipingere. Nel suo nuovo libro, “La linea del colore”, Igiaba Scego racconta la vita di tre donne di ieri e di oggi. Con le immagini delle opere.

Di Anna Zani

 

Quella che divide i bianchi dai neri è esattamente “La linea del colore” – titolo dell’ultimo romanzo di Igiaba Scego –  ed è un’immagine mutuata dallo studioso afroamericano W. E. B. Du Bois.

Le lotte che i neri hanno combattuto nel corso della Storia, fino ad oggi, per liberarsi dalla schiavitù, dal colonialismo, dal razzismo, si intrecciano qui – in una prospettiva potremmo dire intersezionale – con le lotte di emancipazione femminile da un patriarcato che nei secoli ha cambiato forma, ma non sostanza.

La protagonista, Lafanu Brown, è una nera del Diciannovesimo secolo, che dall’America, dove ha subito oltraggi e violenze, riesce ad approdare in Italia, a Roma, per coronare il suo sogno di pittrice. La pittura è la sua linea del colore, una linea, in questo caso, che sulla tavolozza di Lafanu arricchisce e libera la dicotomia bianco/nero in una esplosione di colori vivaci, vitali come il suo animo di giovane artista.

È nell’arte che la protagonista trova la sua affermazione e il suo riscatto, diventando inconsapevole modello, un secolo dopo, per un’altra protagonista del racconto, Leila, una curatrice d’arte di origini somale che, dopo avere casualmente scoperto le opere di Lafanu, decide di approfondirne la conoscenza e di dedicarle un’esposizione.

I capitoli si alternano seguendo le vicende delle due donne, e nella trama si inserisce una terza protagonista, Binti, una giovane cugina di Leila che da Mogadiscio tenta una disperata fuga verso l’Europa, il cui esito non anticipiamo, ma che è una chiara condanna, da parte di Scego, del commercio umano e delle nefandezze della questione migratoria, vista dagli occhi di una nera “privilegiata”, che per spostarsi nel mondo può semplicemente esibire un “passaporto forte”.

Le vite di queste donne immaginarie, ma nondimeno assai verosimili, ci introducono inoltre al tema, estremamente interessante, della Black Italy, vale a dire le numerosissime, e spesso non note, testimonianze della presenza dei neri nella storia dell’arte del nostro paese, testimonianze che ci costringono a prendere coscienza di un passato di schiavismo e razzismo che risale molti secoli indietro nel tempo.

Il libro si conclude con un capitolo dedicato al Making of, alla narrazione della nascita e costruzione del romanzo. E’ un capitolo importante, in cui Scego spiega come la personaggia Lafanu Brown riassuma in sé caratteristiche di due donne realmente esistite, di cui preferisco qui non anticipare nulla per lasciare a chi legge il piacere della scoperta.

Nelle ultime pagine troviamo poi un apparato iconografico con le principali opere citate nel romanzo.

 

Igiaba Scego, La linea del colore, Bompiani, 2020

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Anna Zani

Anna Zani (Bologna, 1965) Lavoro come bibliotecaria all’Università di Bologna, seguendo il settore delle acquisizioni e l’organizzazione di mostre bibliografiche. Nel corso degli anni ho presentato o collaborato alla realizzazione di eventi letterari a soggetto femminile (Adrienne Rich, Alda Merini, Audre Lorde, Tove Jansson…), attività che ancora pratico. Faccio parte del gruppo WiT (Women in Translation), collettivo sperimentale di traduzione poetica, con cui abbiamo pubblicato un’antologia delle poesie di Audre Lorde (D’amore e di lotta. Poesie scelte, Le Lettere, 2018).

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