Dante nasce diverso e ha un padre detenuto. Cosa succede quando le colpe dei padri si confondono con quelle dei figli? I figli, spesso e con troppa sofferenza, devono scontare le colpe dei padri? E, in quel caso, qual giudizio morale possiamo pronunciare verso quegli uomini che non hanno saputo proteggerli dalla cattiveria umana? “Il corpo inverso”, romanzo d’esordio di Barbara Guazzini
Di Simona Raimondo
Avere la sensazione che il mondo stia girando al contrario o che, ancora peggio, a girare al contrario siamo noi: è così che si sente Dante Fanti quando, all’età di otto anni, scopre che per via di una condizione congenita nota come situs inversus, i suoi organi interni sono disposti dalla parte opposta rispetto alla norma. All’epoca, Dante, il protagonista di Il corpo inverso di Barbara Guazzini, è solo un bambino: non ha gli strumenti emotivi necessari per gestire una notizia che pare mandare in frantumi l’equilibrio della famiglia in cui vive, composta da un padre che è il suo eroe e da una madre che, sin dalle prime pagine del romanzo, ci viene descritta come fredda e scostante nei confronti del figlio “rotto”.
Lo spostamento degli organi e dell’asse emotivo di Dante, pur essendo questione di una certa importanza, non è però lo snodo centrale delle vicende. A fare da sfondo all’infanzia a rovescio del protagonista bambino e, col passare degli anni e della vita che scorre, del protagonista ragazzo e infine uomo, sarà soprattutto l’arresto del suo adorato babbo, con la conseguente detenzione lunga quattordici anni presso il carcere livornese Le Sughere; detenzione che purtroppo non si concluderà con un uscir fuori a riveder le stelle. Leonardo Fanti, infatti, il “detenuto Fanti”, verrà colpito da un malore che gli sarà fatale proprio il giorno in cui, dopo avere finito di scontare la propria pena, sarebbe dovuto uscire dal carcere da uomo libero. Appena fuori dalle mura della prigione, a un passo dalla tanto agognata libertà, Dante verrà dunque catapultato nuovamente in un incubo di reclusione, causato questa volta dalla sua mente e dal rimorso che sentirà crescere potente dentro di sé nei confronti del padre – pure non sapendo bene, almeno in un primo momento, a cosa attribuirlo. Guazzini, con una scrittura delicata come in punta di penna, ci trasporterà infatti dentro spirali vorticose dove i sogni, i pensieri e le memorie del protagonista si esplicano in flussi di coscienza intricati come matasse che hanno perso il bandolo.
Un bandolo che ha a che fare con l’incapacità della madre di Dante – della quale non sapremo mai il nome – di fare fronte a una vicenda che pare essere troppo più grande di lei. Il marito, colpevole di un crimine che pare non avere senso e un figlio al contrario, incapace di gestire le proprie emozioni al punto da avere bisogno dell’aiuto di Marta, psicologa che prenderà in carico le frustrazioni di Dante da bambino e lo accompagnerà per tutto l’arco della vita, diventando presto una figura materna sostitutiva della madre biologica.
A intricare ancora di più i fili della matassa arriverà poi Elisabetta, la bella ed enigmatica ragazza della quale Dante s’innamorerà quasi per caso, non potendo sospettare minimamente come il suo destino e quello di lei siano legati da un filo rosso.
Perché è di questo che parla, soprattutto, Il corpo inverso, ed è su questo che l’autrice ci porta a riflettere senza emettere lei stessa giudizio morale alcuno: cosa succede quando le colpe dei padri si confondono con quelle dei figli? Che il mondo, appunto, si gira al contrario. Non sono forse i figli, troppo spesso e con troppa sofferenza, a dovere scontare le colpe dei padri? E, in quel caso, qual è il giudizio morale che ci si sente in diritto di emettere nei confronti di quegli uomini che non hanno saputo proteggere i loro figli dalla cattiveria umana?
Guazzini ci invita, o forse ci sfida, con la dolcezza di una scrittura che accarezza le ferite senza indugiare troppo a lungo nel dolore ma chiedendoci di guardarvi dentro quanto basta, a rovesciare il punto di vista e provare, per quanto difficile, a trovare una risposta che non sia giusta, ma onesta. Come spesso non è la vita, che ci gira al contrario, ci rivolta, e ci chiede di venire a capo di errori che non sono nostri ma, su di noi, sul nostro corpo e sul nostro cuore, hanno lasciato un segno.
Barbara Guazzini, Il corpo inverso, 8otto edizioni, 2024

Simona Raimondo

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