Anni di piombo ma anche di conquiste di diritti per le donne: “Lo spettro di casa (Dal 2023 al 1977 e ritorno)” è un libro fotografico e poetico di Maria Luisa Vezzali che ci riporta tra le vie della sua Bologna raccontando in versi mezzo secolo di storia italiana, fino ai lunghi mesi del Covid
Di Loredana Magazzeni
Che rapporto c’è tra storia e poesia? Un rapporto biunivoco, visto che la poesia scaturisce dall’esperienza individuale dentro la storia. Guardava alla storia anche Alba De Céspedes, al lavoro delle donne povere degli anni Trenta, pubblicando nel 1936 la prima raccolta di poesie dal titolo Prigionie e, trentasei anni dopo, Le ragazze di maggio (1971), un’antologia ispirata ai moti giovanili del Sessantotto, che l’autrice osservava dalla sua casa di Parigi.
“Lo spettro di casa (Dal 2023 al 1977 e ritorno)”, il bel libro fotografico e poetico di Maria Luisa Vezzali ci riporta a quella che fu, per tutta una generazione di giovani, un punto di svolta della storia italiana ed europea. Per l’Italia gli anni Settanta non furono solo gli anni di piombo ma, al contrario, gli anni delle conquiste del movimento delle donne verso diritti non acquisiti: divorzio, aborto, legge di inclusività per i disabili a scuola.
Da quel punto di non ritorno nacquero i Centri e le Biblioteche delle donne, e si sviluppò a raggera un furore immaginativo e creativo, promotore di nuove forme linguistiche, di nuovi linguaggi.
Il concetto di spettro è un concetto anfibologico: evoca delle assenze, qualcuno o qualcosa che manca, ma spettro è anche l’ampia possibilità della luce di vedere i colori, di abilitare visioni plurime.
Il libro postula che la vita di un individuo e della nazione procede per periodizzazioni e traumi. Essi scandiscono le tre sezioni del libro, dedicate a infanzia, adolescenza, adultità. Alla base di ciascuna lo spettro accompagna la nozione di trauma, che rimane presente, anche se invisibile, dietro e dentro le vite.
Ma non vorrei procedere nella lettura in modo schematico perché non c’è schematismo nella raccolta, anzi, c’è la ricerca e la continua sperimentazione di forme nuove, capaci di dire e raccontare. Forme mutuate e suffragate dalla continua esposizione di Vezzali all’ascolto e alla cura, nonché alla traduzione, di voci della poesia contemporanea e alla genialità di autrici come Adrienne Rich, da lei tradotta.
La novità, rispetto alle raccolte precedenti, sta nella volontà di organizzare il testo inquadrandolo storicamente dentro frame temporali e spaziali, variando le ragioni stilistiche che li sottendono. Il ritmo e lo stile costituiscono dunque l’ossatura centrale del libro tripartito. La prima parte (“Il buco del tempo, ovvero lo spettro e la ragazza”) è introdotta da una poesia che contiene tutte le parole chiave necessarie: ombra, cortili, affitti popolari, ossa, carne, tempo. Essa è organizzata in 21 ottave di distici. 7 componimenti di quattro strofe ciascuno, dedicati allo spazio del condominio e della città, costituiscono la seconda parte (“La finestra sul cortile, ovvero la ragazza e la città”), con le sue vie, emblematiche di quegli anni (via Mascarella, dove venne ucciso nel ’77 lo studente Francesco Lorusso, via del Pratello, che “pullula dissenso nel progresso dell’anno”, la centralissima via Clavature). E infine, le 21 prose poetiche della terza parte (“Nell’anno abbacinante, ovvero lo spettro ed io”) ci riportano al trauma umano e sociale del Covid, la cui esperienza si colloca in una frattura temporale che ha segnato un prima e un poi come individui e come specie. Ogni sezione è percorsa da una scelta di foto in bianco e nero di Bologna dagli anni Settanta in poi, che accompagnano una presenza collettiva di fatti e nomi evocati, in cui “si spoglia nel perimetro/ dei sanpietrini la pelle collettiva che canta”.
Se ombre e figure familiari percorrono tutto il libro, da quella ingombrate e amata della madre (la madre è un oracolo/su bracieri freddi e lucori) a quella del padre, la prima e bruciante delle presenze/assenze (vorrebbe seguire la flebile// traccia del padre ma il padre/ è una crepa di sabato), lo spettro della luce esplode nei versi e modula tutte le sue possibili intensità, dall’assenza all’abbacinante furore, nella forte presenza della vita e della scrittura (Tutto quello che nasce -pensa/ produce calore; Tutto quello che nasce – pensa/ perde calore; così in basso c’è soltanto vita/ così forte che non sa che farne).
Ma per chi ha, come poeta, la possibilità di testimoniare con la scrittura, chi “Ha dio sulla punta delle dita/ dal fiato leggero come una pagina”, la storia diventa narrabile, comprensibile, elaborabile, anche se la saggezza di oggi non permette di tornare indietro per cambiarla o volgerla in bene: “la saggezza all’indietro è un cerino bruciato”.
Maria Luisa Vezzali, Lo spettro di casa (Dal 2023 al 1977 e ritorno), postfazione di Vincenzo Bagnoli, puntoacapo editore, 2025
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Loredana Magazzeni

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