Testimonianze al tempo del virus/14 Ma chi sono i congiunti?

Tiziana Colusso, 4 giugno 2020

Diario virale di inizio maggio 2020: Congiunti

Di tutte le acrobazie da azzeccagarbugli degli estensori di decreti dell’universo mondo, l’ultima trovata dei congiunti (sostantivo maschile) del decreto di inizio maggio è senz’altro la peggiore. I correlati “spiegoni” su cosa si intenda per “congiunti” non hanno fatto che peggiorare le cose, trasformando le acrobazie in vertiginose arrampicate sugli specchi lisci dei “cugini del coniuge” et similia, rendendo ancora più farsesca la questione, che nemmeno il “marziano a Roma” di Flaiano riuscirebbe ad includere gli estensori di cotanta norma tra i  “sacerdoti della realtà quotidiana”. 

E’ bastato un piccolo decreto – partorito da chissà quali penne – e la società italiana è balzata indietro di molti decenni, tornando a un’atmosfera di provincia anni Cinquanta , quando le ragazze uscivano solo con i “congiunti”, sub species di padri o fratelli, i ragazzi scoprivano il sesso con una congiunta (stile “Grazie zia”) e le tavolate dei matrimoni di paese erano piene di “congiunti” che nessuno aveva mai visto prima, e forse erano i mitici “cugini del coniuge” di cui si parla nel decreto datato Anno di Grazia 2020.

Noi apprezziamo le farse uscite dalla penna arguta degli scrittori, ma se è di realtà che si parla allora il sorriso ci si gela in una smorfia. Abbiamo lottato decenni per uscire dal familismo italiota, maschilista e corrotto, abbiamo inventato “congiunti” e “congiunte” nuovi, nuove costellazioni affettive e sociali, nuovi modi di vivere e perfino di morire. In un film di Ozpetek, esploratore delle nuove costellazioni affettive, il gruppo degli amici-congiunti è al capezzale di uno di loro, morente, e quando i medici chiedono chi sono i familiari, gli amici rispondono senza esitare “siamo noi!”. 

Noi amiamo essere congiunte e congiunti (aggettivo femminile o maschile, all’occorrenza), ovvero uniti, a contatto come due mani giunte, congiunti e quasi con-fusi con gli affetti che abbiamo trovato lungo la strada, riconoscendoli dallo sguardo stanco e fiero di chi non si arrende, di chi si aggiunge congiungendosi per non lasciarsi più. Da parte mia, ho fatto quello che potevo per cambiare terminologie esistenziali. A lungo ho esplorato, nel progetto “Atlante delle Residenze Creative”, nuove forme di vita e di aggregazione, sondando eco-villaggi, case per artisti, co-housing, e ogni altra forma di comunità intenzionale. Nel nord Europa sono molto diffuse, il familismo là non attecchisce e le dinamiche sociali sono più fluide e veloci. 

Ma anche nella nostrana terra sembrava che le cose lentamente si stessero muovendo, le unioni civili riconosciute, sia pure a macchia di leopardo, il testamento biologico, il testamento tout cort in favore di chi veramente con noi si è congiunto anima e corpo. Chi immaginava che in questa contagiosa congiuntura tornassero in auge i congiunti, sostantivi poco sostanziosi? 

 


Fine maggio 2020. Immanenza di gregge

Come gestire un ovile planetario di 7 miliardi di pecorelle, di molte lingue e pensieri? Certo non si può mettere a tutto il gregge un campanello al collo, come si farebbe con l’agnellino da cortile. 

Meglio un chip, un tracciamento sottocutaneo e sottaciuto al braccio e al cellulare che ne è il prolungamento ormai innestato e infisso. Meglio un’app, come si dice, che immuni & immanenti ci tiene tutti ben connessi al tavolo supremo dei pastori, transnazionale senza dubbio ma non transitorio, anzi ben saldo da lungo tempo, almeno dalla fine della seconda guerra planetaria.  L’ultima dichiarata, poiché oggi, come direbbe Bachmann. “La guerra non viene più dichiarata ma proseguita” e dunque eccoci qui, a proseguire la battaglia di sempre, aggravata da un’accelerazione improvvisa del conflitto. E del controllo. 

A me questa contagiosa contingenza mi ha parecchio appanicata; e non per il terrore dei batteri ma per il clima di terrore, di poliziesco arbitrio, che ho sentito infilarsi sotto le maglie e dietro le lenti degli occhiali, come un venticello perfido che annuncia la  tempesta. Lo riconosco, da quando ero adolescente in caserma, figlia di militare. Da un lontano 8 marzo, quando io quindicenne scappai dal primo familiare divieto a manifestare, per raggiungere le amiche con un’ingenua mimosa nell’asola della camicetta, ma ero così imbranata che a pochi incroci da casa andai a cozzare contro un’automobile. Nulla di grave, solo il respiro bloccato per pochi minuti dall’impatto sullo sterno, e poi mia madre chiamata che accorreva, e l’8 marzo a casa senza notizie delle manifestanti amiche, ché allora non c’erano gli smartphone, le chat, le foto in diretta. Da allora ogni divieto a manifestare mi evoca quel blocco del respiro, quel livido allo sterno. 

Si sta come d’autunno in bilico sui modem, su quelle stesse onde che ci connettono al controllo, remoto ma reale. Le armi di oggi sono minuscoli circuiti al silicone,  estratto da mani infantili in miniere africane e poi trasformato nella Silicon Valley  in una magia nera che può controllare ogni movimento, contatto o parola. Nella più remota isoletta, nei covi tra i rovi, basta un filo di campo e hop! Siamo già schedati, la nostra posizione appuntata con spilli virtuali  su una grande mappa lampeggiante di luci. 

Come resistere a questi legacci che come una camicia di forza elettrica ci tengono qui, immanenti , isolati, esposti a notizie prefabbricate e a consigli per gli acquisti ? Pare che gruppi di persone  resistenti si stiano organizzando, se ne bisbiglia incontrandosi nei coni d’ombra dell’impero. Spengono i cellulari, distruggono le credit cards,  si danno appuntamento con biglietti disseminati come una caccia al tesoro. Coltivano verdure invisibili ai circuiti commerciali  e le cucinano in fuochi non tracciati dai gestori del gas, sotto la luce di stelle ignote ai padroni dell’elettricità. Tacciono molto e il loro silenzio empatico e denso si accende di barlumi di trascendenze senza Padri, di alfabeti resistenti non traducibili in nessuna lingua. Sapere che esistono mi rincuora, li sento vicini a me nel dormiveglia, ma non saprei come trovarli.  E anche se lo sapessi non lo direi a nessuno. 

 

Diario dal 1° giugno ’20.  Effetto farfalla  & effetto placebo

 

 “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” 

Eward Lorenz , matematico e metereologo

Modellati da norme incomprensibili e rassicuranti, 

un’etica melliflua e paternalista da assumere a occhi chiusi come un’ostia, 

i bravi cittadini, ottimi padri e madri di famiglia, hanno guadagnato

l’immunità di gregge proprio dal loro encomiabile comportarsi come tale, 

sottomessi e spensierati a un tempo: la responsabilità per come gira questo pianeta 

è troppo faticosa. Terribile è sapere che ogni plastica lasciata cadere con nonchalance 

si aggiunge come una goccia al fiume dell’entropia, dell’implosione del pianeta. 

All’effetto farfalla, caro a scienziati e poeti visionari, si preferisce l’effetto placebo:

ipnotizzati dalla voce teletrasmessa dei pastori, con palpebre periclitanti

allo snocciolarsi ininterrotto di cifre esoteriche, etero-pensate, morbide e insidiose 

come i proverbiali quattro guanciali, il cui messaggio terribile è: 

quelle cifre non ti includono, dormi tranquillo, ci pensiamo noi a te. E non sognare,

che sognare abbassa le difese immunitarie, espone a solitudini senza riparo.

 

Espone alla trasformazione, al mutare inesorabile di bruchi in farfalle 

fragilissime, con ali che ogni soffio di vento può strappare, perché tornino inerti

a nutrire la terra che nutrirà il bruco, fino a che al primo tepore, 

la trasmutazione della materia si materializzerà in farfalla nuova, 

commovente ed assoluta come tutto ciò che cade.

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Tiziana Colusso

Tiziana Colusso (www.tizianacolusso.it) Nata a Vergato (Bologna), accanto alla necropoli etrusca di Marzabotto, ha risieduto per molti anni a Cerveteri, sito etrusco nei pressi di Roma. E’ convinta che anche il suo amore per l’Oriente (pratica Tai Chi e Qi Gong, ha praticato la meditazione Vipassana) sia dovuta alla nostalgia etrusca verso una misteriosa origine orientale. Ha studiato Letterature Comparate all’Università La Sapienza di Roma e all’Université Paris-IV Sorbonne. E’ stata Responsabile Esteri del Sindacato Nazionale Scrittori e membro eletto del Board dello European Writers’ Council, federazione di associazioni di scrittori dei paesi europei, con sede a Bruxelles. Attualmente lavora presso la Biblioteca CGIL Luciano Lama. Ha fondato e diretto dal 2009 al 2011 FORMAFLUENS – International Literary Magazine. Ha fondato nel 2017 il sito Atlante delle Residenze Creative. Ha pubblicato saggi, prosa, poesia, fiabe, e tradotto opere dal francese e dall’inglese.

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