Elisiana Fratocchi indaga la letteratura di Elsa Morante, Fabrizia Ramondino e Laura Conti approfondendo i rapporti fra esseri umani e natura in una prospettiva etica. Dall’archetipo della natura intesa come donna agli studi sul pensiero femminile nel Novecento all’interconnessione fra l’ecologia e questioni di genere. L’abbiamo intervistata
di Paola Nitido
La lettura critica delle opere scelte da Elisiana Fratocchi in Etica della natura ed ecologia in Elsa Morante, Fabrizia Ramondino e Laura Conti, fa affiorare alla memoria immagini e figure di La storia, Menzogna e sortilegio, Althénopis e incuriosisce chi vuole conoscere e approfondire i temi etici ed ecologici tra le righe delle scritture femminili. La narrativa è il campo d’indagine di questa ricerca che si avvale di riferimenti teorici dell’ecologia, della letteratura e del pensiero filosofico e di una rigorosa ricerca fra i fondi bibliotecari di Morante e di Ramondino.
Fra i temi individuati nelle opere delle tre autrici c’è il rapporto natura/cultura e quello dell’infanzia il cui splendore coincide con la natura. In Althénopis e ne L’isola di Arturo il tempo felice avviene nella scoperta della natura e nell’avventura, ma mentre in Ramondino si racconta della meraviglia prima e della consapevolezza poi della metamorfosi del corpo da bambina a donna, in Morante l’unione fra Arturo e il paesaggio occupa solo l’inizio del romanzo. Inoltre, le sue metamorfosi coinvolgono sia gli umani sia gli animali e, in alcuni casi, anche altri esseri: «La significativa presenza di figure non umane nelle opere rivela la poetica dell’alterità morantiana, in cui la natura, pur rivestita di valori positivi, continua a configurarsi come una realtà altra rispetto all’uomo». In questo senso, nella parte dedicata a Morante, Fratocchi parte dalla “poetica dell’alterità” e arriva verso “l’etica dell’alterità”.
Un giorno e mezzo e L’isola riflessa sono i due testi di Ramondino in cui la portata ecologica è interessante: in particolare, nel secondo la rappresentazione dell’ambiente è centrale ed è proprio nel contatto con la natura che l’autrice ritrova sé stessa. La soggettività che in Althénopis era una voce di bambina che vive una fusione panica con la natura, a Ventotene è un’adulta che nell’ambiente circostante legge la Storia del luogo e al contempo riflette su come la natura prima selvaggia sia stata deturpata dal turismo e dai rifiuti.
Una lepre con faccia di bambina è «una delle prime prove di narrativa ecologica vera e propria» dal momento che Laura Conti fu «medica, politica e precedentemente partigiana, attività che sempre concepì come parti diverse di un unico mandato etico». Tra ecologia sociale ed ecologia di genere Fratocchi colloca l’impegno di Conti attraverso questo suo romanzo che nasce come libro per ragazzi e diventa poi per adulti.
La tua ricerca inserisce tre autrici fra gli studi letterari sul rapporto fra etica, natura ed ecologia nella letteratura italiana del Novecento. Com’è nato questo lavoro?
È nato da un progetto di ricerca che ho svolto all’Università della Campania Luigi Vanvitelli. Il progetto era dedicato alle rappresentazioni letterarie della Campania che potessero essere lette in chiave geo ed ecocritica. Da lì mi sono ritagliata un percorso di studio personale, privilegiando in primis, tra le scritture ecologiche, quelle che avessero una connotazione esplicitamente collegata a questioni etico-politiche, e in secondo luogo scegliendo autrici di mio interesse ben rappresentative del passaggio da una visione etica della natura a una esplicitamente ecologica. Ho cercato, inoltre, di non abbandonare i miei soliti metodi di indagine – penso alla filologia d’autore o all’analisi stilistica – ma di aprirli a una prospettiva di taglio più culturale.
Se nell’opera di Morante c’è «il passaggio da una visione simbolica della natura» a una «concezione più etica», in quella di Ramondino l’orientamento ecologico si ravvisa nelle prime opere e viene poi tematizzato in quelle degli ultimi anni. Quali sono i punti di contatto fra le due autrici di cui hai consultato i fondi?
Non è semplice individuare un’eredità morantiana, ma se proprio dovessi ravvisare una filiazione, la vedrei in Ramondino. I punti di contatto sono innumerevoli. Per essere sintetica (a rischio di banalizzazioni) direi che un tratto comune può essere ravvisato proprio nell’amore per uno stato di natura, concetto che in Ramondino diventa forse filosoficamente più informato, mentre per Morante si nutre di modelli letterari. Da questo aspetto deriva la costruzione comune di personaggi ai margini di ogni istituto sociale, politico e culturale. Immagini simili, pertanto, potremmo ritrovare nelle opere di entrambe. Talvolta è possibile stabilire intertestualità stringenti (tra La serata a Colono e Terremoto con madre e figlia, per esempio), sempre puntualmente confermate da postille e marginalia che Ramondino apponeva ai testi morantiani. Il fondo, in questo senso, parla chiaro. Poi ci sono i modelli comuni, tra cui spicca certamente il nome di Cervantes e di Weil.
Intellettuale e ambientalista, Elena Croce è il «punto di riferimento per l’ambientalismo italiano del Novecento». Non è però nel tuo libro.
In un primo momento ho valutato l’idea di inserirla nel libro. Forse, a dire il vero, non solo in un primo momento, dato che ho studiato bene la sua opera e anche le sue carte nell’archivio napoletano. Però al momento di preparare una scaletta puntuale del volume ho avvertito una possibile sezione dedicata all’intellettuale come nota dissonante rispetto al resto: il libro è dedicato a scritture narrative e poetiche, e l’opera di Elena Croce – pur connotata da un sicuro piglio narrativo – sembra non riuscire a involarsi in senso letterario. È una prosa di altissima qualità la sua, ma, almeno per me, la dominante resta di carattere saggistico. Ribadisco: questo non ha a che fare né con la qualità della scrittura né tanto meno con la piacevolezza della lettura. Mi piacerebbe, infatti, dedicarle in futuro qualche riga in più rispetto a quelle che si leggono nell’introduzione del libro, tese sostanzialmente a giustificarne l’esclusione.
Come possono comunicare oggi gli studi letterari con quelli scientifici? Letteratura, ecologia, biologia, filosofia, quali sono le nuove prospettive?
La comunicazione tra sapere letterario e scientifico si impone ormai come necessaria. Ad ogni modo, bisogna distinguere, credo, tra le mode – come quella per l’ecocritica, parabola forse già discendente, o lo studio dei rapporti tra intelligenza artificiale e letteratura – e le ricerche rigorose – sempre l’ecocritica o la relazione tra IA e letteratura svolte con solidità metodologica senza abdicare allo specifico dell’analisi letteraria. Quanto alla filosofia, poi, non credo se ne possa fare a meno nel momento in cui si indaga un testo, anche laddove si sia interessati agli aspetti più concreti e minuti della scrittura, vale a dire quelli filologici, stilistici. Se facessimo a meno della prospettiva filosofica, il nostro resterebbe filologismo. È in questo approccio che vedo una prospettiva futura per gli studi letterari: l’incontro con le altre discipline è irrinunciabile, ma credo sia il caso di restare al di qua di facili seduzioni.
Elisiana Fratocchi, Etica della natura ed ecologia in Elsa Morante, Fabrizia Ramondino e Laura Conti, Lithos Editrice, Roma 2025
Paola Nitido
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