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Cara Sarah,

finalmente riesco a farti una proposta riguardo ad una scrittrice per il cinema!

Si tratta di Anita Rivaroli, che ha scritto per la televisione, scritto e realizzato documentari e videoclip, ed è la sceneggiatrice di Gloria!, di Margherita Vicario, un bellissimo film d’esordio. Credo che il film non avrebbe avuto la stessa potenza se non ci fosse stata una grande affinità tra sceneggiatrice e regista e se non ci fosse stata la stessa ricerca di ritmo che si sente nella costruzione della scena, dei dialoghi, delle musiche. In alcuni momenti mi ha fatto pensare a Sophia Coppola, ma con più freschezza. 

Credo anche che ci sia qualcosa, nella scrittura, nello sguardo e nel ritmo di Anita Rivaroli che esce immediatamente dai confini italiani, pur raccontando salde radici. 

Hai voglia di incontrare Anita e Gloria!?

 

Cara Chiara,

Sono felice di guardare con te questo film che racconta del talento, della creatività e dell’amicizia di un gruppo di giovani donne che, quasi rammaricandomene, definirei a vario titolo “abbandonate”. Siamo nel 1700 in un istituto musicale dove le giovani risiedono. Alcune di loro sono effettivamente orfane. Tra loro Teresa, “la muta”, abbandonata dalla parola e dalla voce, e Lucia, talentuosa musicista e compositrice, che scalpita per vedere il suo talento riconosciuto ma riceve il rifiuto seccato del direttore della scuola. 

La difficoltà a far sentire la propria “voce” accomuna le due ragazze, che rappresentano a mio parere due poli opposti della stessa questione: una ha rinunciato a parlare per sopravvivere, l’altra osa persino manifestare dell’ambizione. La rete che unisce le giovani loro malgrado è fatta delle altre educande, bravissime musiciste che, con attenzione, presenza e leggerezza, tentano di sostenersi l’un l’altra. 

La musica è protagonista ed è il veicolo attraverso il quale davvero possiamo capire i pensieri di personagge e personaggi, le emozioni che le muovono e lo spirito del tempo. Questo, si potrebbe pensare, succede in quasi tutti i film ma qui è un’altra cosa. Margherita Vicario, regista e autrice della colonna sonora, nell’evoluzione delle vicende raccontate con la sceneggiatrice Anita Rivaroli, ci mostra la nascita e l’evoluzione della scrittura musicale di tre protagonisti rendendoci partecipi del processo creativo, delle mode del tempo, dei modi e delle motivazioni di ciascuno, dei desideri, delle paure. C’è il direttore Perlina che vuole scrivere un pezzo memorabile per la visita del Papa, Lucia che desidera farsi strada come compositrice e Teresa che solo attraverso la musica e una composizione più libera e innovativa sembra trovare il canale per esprimersi. Il titolo ha giustamente un punto esclamativo che sembra essere il segno perfetto per esprimere, in un linguaggio simbolico che va oltre la parola stessa, la vitalità e l’entusiasmo che il film è in grado di trasmettere. 

Ho molto amato il fatto che Anita Rivaroli, con cui abbiamo avuto il piacere di parlare, Margherita Vicario e tutto il cast ci abbiano offerto un film che è al contempo colto, leggero (nel senso più alto) eppure drammatico. Tu, Chiara, scrivevi che il film pur essendo fortemente radicato in Italia in qualche modo apre lo sguardo all’estero. Ti dirò che Gloria! mi ha fatto pensare ad Amadeus di Milos Forman, il film del 1984 ispirato all’opera teatrale di Peter Shaffer, la quale giocava su una supposta invidia tra il compositore Antonio Salieri e Wolfgang Amadeus Mozart, dove Amadeus rappresentava la stessa vitalità e innovazione che le ragazze incarnano nel film di Vicario, e in generale una grande energia. A 18 anni avevo interpretato la moglie di Mozart a teatro in quella pièce e ho sentito un po’ quella stessa profondità e levità in Gloria!. 

In più – e per noi è un in più fondamentale – qui al centro della scena c’è un gruppo di donne, c’è una sorellanza vissuta e narrata anche in maniera complessa, c’è la difficoltà ad affermarsi e, pure, un grande festoso successo che ha il sapore di un’allegra insurrezione.

 

Chiara Cremaschi e Sarah Perruccio dialogano con Anita Rivaroli

 

Da cosa inizia la tua scrittura, da un’immagine, da un’idea, da un pezzo musicale…

 

Di solito inizio da una piccola scossa che può provocarmi qualcosa che ho letto e che mi ha fatto riflettere, ma può essere anche una fotografia, un quadro, o l’osservare incuriosito di un modo di stare al mondo di una persona. Dipende molto da quello che sto cercando o che mi è richiesto di cercare. Quando sono idee originali che partono da me mi lascio attrarre dalle cose più disparate, cerco di capire perché mi hanno attratto e quali mondi dispiegano. Quando sono lavori commissionati è diverso, cerco di avvicinarmi al materiale o all’idea seminale dalla quale devo partire. Cerco di fare i conti con quello che già c’è e provo a capire in che modo mi risuona e come posso essere utile. 

Da sceneggiatrice, quando lavoro con una regista o con altri autori, mi chiedo sempre in che modo posso servire perché è vero che la scrittura per l’audiovisivo è soprattutto un lavoro artigianale che richiede molta bottega e un saper fare che apprendi facendolo, ma per me è una pratica di ascolto verso me stessa e gli altri: ho voglia di fare questo viaggio assieme a questa altra persona? E se sì, perché? Poi succede che alla fine del viaggio le risposte che mi ero data all’inizio non sono state attese, oppure, hanno trovato nuove soluzioni, più sorprendenti sia nel bene che nel male. Quindi, per tornare alla domanda, per me la scrittura inizia in molti modi, ma ciò che conta non è tanto l’innamoramento di un’idea, quanto il desiderio di volerle stare appresso. 

 

Come lavori con le fonti e le ricerche?

 

Parto dal web perché è la cosa più comoda, mi faccio una bibliografia più o meno ampia, recupero i testi nella mia biblioteca del cuore (la Malatestiana di Cesena). La condivido con gli altri autori del film, ne parliamo, iniziamo a formulare ipotesi di mondi e personaggi. Spesso ci serve incontrare consulenti, storici ed esperti e per questo aspetto ci confrontiamo con il produttore al quale comunichiamo questa nostra necessità. Lavorare con i consulenti è una parte del lavoro che amo molto, mi permette di approfondire contesti storici e sociali, di ascoltare punti di vista alternativi. È una fase in cui ci si affida e ci si confronta sulla plausibilità di alcune scelte narrative che vogliamo prendere. In Gloria!, per esempio, abbiamo lavorato sia con un consulente storico che con un musicista esperto di musica settecentesca italiana; per la composizione delle musiche, la regista Margherita Vicario che le ha anche composte, ha lavorato molto con il consulente musicale approfondendo un periodo di transizione della musica, quello di fine settecento in Italia, quando la musica strumentale e vocale si stava evolvendo stilisticamente. 

 

In tutti i tuoi lavori c’è un forte legame con la musica, da cosa parte e in che relazione è con la scrittura? Inserisci già in sceneggiatura ipotesi di suono e musiche?

 

Amo molto la musica, ho studiato pianoforte e fisarmonica, la ascolto e la ballo. Rappresenta per me un mezzo di comunicazione e di interpretazione del mondo. La scrittura per il cinema è visiva, ma quello che mi accade scrivendo è di immaginare le scene immerse in un contesto sonoro, sia ambientale che musicale. Quindi sì, nei miei copioni sono presenti suoni e musica; mi servono per dare concretezza alla scena e anche per costruire dei contrappunti che non siano esclusivamente linguistici, di dialogo. 

 

È molto forte in “Gloria!” il racconto della costruzione della sorellanza tra le ragazze. Puoi fare un paragone con il lavoro con Margherita Vicario? Scrivere insieme non è sempre facile

 

Lavorare con Margherita Vicario è stato facile e divertente, un bellissimo viaggio. Abbiamo lavorato oltre due anni al copione, passando da diverse riscritture. Ma questo è fisiologico quando si parte da una storia originale che ‘si sta ancora cercando’. Ci siamo trovate in sintonia perché condividiamo riflessioni sull’essere donne e artiste oggi, sapevamo di cosa volevamo parlare e cosa questa storia in costume doveva veicolare a livello più profondo. Lavorare insieme non è sempre facile ma, come accennavo prima, bisogna sapersi scegliere. è un aspetto del mio lavoro che sta diventando sempre più importante, lavorare con chi mi è affine. Perché quando si sprigiona questa affinità elettiva ne trae giovamento anche la tua storia, sei felice tu di sgobbare sulla decima revisione e il tempo della riscrittura non ti pesa, anzi, quasi ti spiace mettere la parola ‘def’* a quel pdf che sai sarà l’ultimo. 

*definitivo (n.d.r.)

Le personagge sono tutte immaginate con delicata esattezza e interpretate con altrettanta raffinatezza da un bellissimo gruppo di attrici. Avevi già in mente parte del cast nel momento della scrittura? Scrivi mai con un’idea di attrice in mente?

 

Ogni tanto mi capita di scrivere con un’idea di attrice/attore in mente, ma è raro. Diciamo che è più probabile che l’intuizione arrivi durante la scrittura avviata.  Per Gloria! ho suggerito di provinare Carlotta Gamba che avevo visto in un piccolo film indipendente, Amusia di Marescotti Ruspoli, e che mi aveva folgorato, è un’attrice strepitosa. Come lo sono tutte le attrici che compongono il cast. Margherita è stata bravissima nel lavoro fatto assieme a loro. 

 

Che ruolo hanno i sogni, intesi sia come attività onirica che come desideri da realizzare, nella tua scrittura?

Sogno moltissimo: e la cosa che trovo più inquietante del mio spazio onirico sono i sogni ricorrenti. C’è una casa dove tornavo spesso, una casa che non ho mai visto in vita mia, che sembra non essere nemmeno di un’architettura familiare, ma che potrei disegnare meticolosamente tante sono le volte che ci sono stata in sogno. Mi faceva paura un tempo tornare in quelle stanze apparentemente note, ma ora che quella casa è scomparsa mi manca, avrei voglia di tornarci ancora e viverla con meno angoscia. Quanto ai sogni-desideri ho una lista lunghissima di esperienze da fare. Sono un’entusiasta della vita e una persona tremendamente curiosa: ci sono veramente poche cose che non m’interessano o che ritengo noiose. E questo naturalmente è utile per la scrittura perché mi permette di essere un’ingorda di sapere. Diciamo che sono molto sensibile alle sollecitazioni soprattutto quando arrivano da altri entusiasti che hanno una gran voglia di partire.  

 

 

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Redazione LM

Scritture, politiche, culture delle donne. E non solo. Alla ricerca di parole, linguaggi, narrazioni che interpretino e raccontino cambiamenti e spostamenti in corso. Nello scambio tra lettrici, autrici e autori – e personagge. REDAZIONE: Silvia Neonato (direttrice), Giulia Caminito, Laura Marzi, Loredana Magazzeni, Gisella Modica, Gabriella Musetti, Sarah Perruccio
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