Tessere e riparare

Katia Ricci, 4 maggio 2022

Che fare contro la follia della guerra? Il 2 maggio nella Biblioteca la Magna Capitana di Foggia si è inaugurata l’installazione di Donatella Franchi Donne con le ali (sarà esposta fino al 20 maggio). L’evento – organizzato dall’associazione La Merlettaia in collaborazione con la biblioteca – nasce dal desiderio, diventato oggi un’urgente necessità, di “creare ponti di pace” indispensabili in un periodo in cui tutte e tutti proviamo ansie e dolore per la follia della guerra, dopo i lutti di una pandemia che già erano un segnale devastante delle continue offese arrecate alla Terra, madre di tutti gli esseri viventi.

Rivolgersi alla cultura e all’arte in tutte le sue forme non è un modo per rimuovere la realtà, ma colmare l’angoscia con pensieri alti e profondi, spostare il punto di vista e cercare vie che uniscano popoli e culture, riuscire nello stesso tempo ad apprezzare e imparare ad amare le differenze e legare la propria esperienza a quella degli altri. L’arte e la politica delle donne offrono una possibilità maggiore per la capacità di “muoversi su un altro piano”, come dice Carla Lonzi. E Luisa Muraro in Al mercato della felicità spiega: «Vuol dire muoversi dove la forza non ha l’ultima parola, dove non si tratta di competere per il poco che c’è, ma di moltiplicarlo, dove l’esigenza non è di spartire il potere, ma di uscire dalla sua logica di contrapposizione e complicità, dove i guadagni, condividendoli, ce n’è di più per ogni uno e una.». Una donna, dice Alessandra Bocchetti, «non avrebbe mai potuto immaginare una guerra dove non vince nessuno e non avrebbe mai avuto l’idea di disfare in un attimo milioni e milioni di corpi che per tanto tempo ha costruito con pazienza e fatica, pene e gioia».

L’arte di Donatella Franchi, artista che vive e opera a Bologna, ci è sembrata particolarmente adatta perché da sempre pratica un’arte relazionale intrecciando arte e vita.  Sono, infatti, i rapporti che la legano ad altre a ispirarla e a dare il via alla sua energia creativa e ricerca di un linguaggio e una forma creativa che li possa esprimere, accogliendo gesti e parole di altre come nel caso di Donne con le ali.

Sono storie di donne che vengono da paesi lontani e altre culture, che parlano altre lingue e che velocemente imparano la nostra perché in Italia svolgono il lavoro di cura. Spesso scrivono poesie nella loro lingua madre, in cui parlano di nostalgia per il paese e gli affetti che hanno lasciato, ma anche di desideri e speranze, del viaggio, del rapporto con la persona assistita e del ritorno al loro paese.

Nel suo laboratorio di poesia a Brescia Delfina Lusiardi ha trattato con loro il tema della capacità femminile di mediazione per una conoscenza reciproca di culture tra i popoli e di integrazione interculturale grazie all’opera femminile e al loro saper fare da ponte.

L’installazione consiste in quattro libri di artista, o, meglio, scatole, pezzi unici, che contengono le storie di tre donne che hanno assistito la madre centenaria di Donatella, il loro “bagaglio invisibile” che portano con sé e che spesso rimane invisibile agli occhi di molti. Uno dei lavori  è dedicato a Sherazade nell’interpretazione di Fatema Mernissi. Per la figura di  Sherazade  che ha dato il via alla ricerca di Donne con le ali, Donatella Franchi ha creato una scatola che contiene  scarpette in carta di riso e  mappe scritte in arabo, e  che è stata acquistata  dal Museo delle Donne di Washington.

Sono donne con le ali perché, come ha detto loro l’artista: «Io vi chiamo le donne con le ali perché venite sole, da lontano, e avete il coraggio di spostarvi, di ricominciare, anche se spesso non siete più giovani».

Le ali nell’installazione di Donatella Franchi diventano scarpette di carta di riso su cui è scritta la parola alata, su due scarpette poesie nella loro lingua.

Aprendo le scatole, dai materiali- scarpette, quaderni, libricini di carta e di stoffa ricamata con delle scritte nei vari alfabeti- si snoda il racconto della vita di Maria dall’Ucraina, Marianna dalla Moldavia, Emy, venuta in Italia dal Bangladesh.

Sono donne con le quali l’artista continua negli anni a coltivare un rapporto, anche se ormai hanno prese strade diverse: alcune, Marianna e Maria, sono tornate ai loro paesi, mentre Emy vive e lavora come mediatrice culturale a Bologna. Laureata e con un dottorato di ricerca a Londra in diritti umani, Emy era venuta in Italia, dove per guadagnarsi da vivere faceva le pulizie, da Dahka, la capitale del suo paese, perché non sopportava di vedere più il dolore delle tante donne “sfigurate con l’acido, abbandonate a morire per strada da mariti che le ripudiano, sfruttate nelle fabbriche come schiave”. La scatola a lei dedicata conserva scarpette di carta di riso con la parola “alata” scritta in bangla e un libricino di poesie, intitolato Nutrimento di cibo e di poesia con una poesia della figlia, allora piccolissima, Dopo il tramonto, scritta per la morte della madre dell’artista. Commovente la scatola di Marianna con i quaderni che il figlio rimasto a casa, affidato alle cure di altre, le mandava per mostrarle i progressi che faceva a scuola: un modo per ringraziare la madre del suo sacrificio. Non bisogna dimenticare che questa è una storia di donne, perché donne sono le cosiddette badanti, donne sono quelle che in casa hanno rapporti con loro e donne sono quelle che si occupano dei figli che hanno lasciato nei loro paesi e per i quali affrontano viaggi e lavori spesso estenuanti.

La scatola di Maria contiene una fotografia che la ritrae insieme alla madre dell’artista sedute un po’ distanti l’una dall’altra, su una panchina come raccolte in se stesse. In comune sembrano avere una profonda malinconia, che però non le rende solidali e concordi.

Il rapporto con queste donne non è stato sempre facile, come si può capire, ma ha ispirato la creatività di Donatella, che a sua volta ha messo in moto quella delle “donne con le ali”, un modo che è servito ad entrambe non solo a trovare la strada per un rapporto più gratificante, ma anche per  vivere meglio, come racconta Donatella,  “l’ansia e la sofferenza che la vecchiaia e la fragilità” della madre le causavano. Della relazione creativa con le donne che hanno assistito la madre era partecipe anche quest’ultima, infatti un altro lavoro, Progetto Clotilde, contiene le poesie trascritte dalla madre e fotografie con un libro d’artista, A Clotilde, che racchiude riflessioni sulla vecchiaia, frutto di un incontro alla Libreria delle donne di Bologna.

Ha chiuso la serata inaugurale a Foggia “Il suono delle matrie”, del violoncellista Francesco Mastromatteo.

 

Donatella Franchi vive e lavora a Bologna.

Due incontri sono stati determinanti per la sua formazione artistica: il femminismo che le ha fatto conoscere le artiste del passato, di cui ha subito intuito l’originalità e l’autonomia e l’incontro con l’incisore bolognese Mario Leoni nel 1968.

In quell’anno ha cominciato a frequentare il suo studio e poi il Laboratorio Sperimentale Arti Grafiche a Bologna fondato da Leoni con l’aiuto di Deborah Whitman agli inizi degli anni ’70 negli spazi messi a disposizione dal Comune di Bologna. Dopo la morte di entrambi, avvenuta nel 1978, Donatella Franchi e gli altri allievi di Leoni creano un’associazione che ha continuato a operare nel laboratorio per quasi trent’anni, organizzando mostre di incisione nelle gallerie bolognesi. In seguito ha utilizzato altre tecniche artistiche, come acquerello e inchiostro, tempera, fotografia.
Dagli anni ’80 crea libri d’artista e installazioni che ha esposto in Italia e all’estero (Istituto Italiano di Cultura di Washington 2001, Università di Barcellona 2004). Alcuni suoi libri d’artista sono presenti in collezioni come il National Museum of Women in the Arts di Washington, e alla Rhode Island School of Design (Providence, USA).

Tra i suoi lavori importante un ciclo con la tecnica dell’acquaforte sugli scritti giovanili delle sorelle Brontë. La sua ricerca sulle sorelle Brontȅ, che ha dato inizio alla sua produzione di libri d’artista e installazioni, partiva da un piccolo foglio manoscritto, l’inizio di un romanzo di Charlotte adolescente, intitolato The Secret riprodotto nella biografia di Charlotte Brontȅ scritta da Elizabeth Gaskell.

Ha esposto in molte città italiane, ma anche all’estero libri d’artista e installazioni, (Istituto Italiano di Cultura di Washington, 2001, Università di Barcellona, 2004). Ha partecipato a diverse rassegne in Italia e al Washington Museum of Women in the Arts. Alcune sue opere fanno parte della collezione dello stesso museo, e della Rhode Island School of Design (Providence, U.S.A.

Insieme al lavoro artistico continua a svolgere attività di ricerca e di insegnamento con attenzione alle novità che il femminismo ha portato nell’arte contemporanea

Attualmente è docente di pratiche artistiche nel Master online di studi sulla differenza sessuale del Centro di Ricerca Duoda dell’Università di Barcellona, con il quale collabora dal 2009.

I temi su cui lavora sono le relazioni d’amicizia e di cura: Cartografia dei sentimenti, sul mondo delle Preziose, Progetto Clotilde, dedicato al rapporto con la propria madre, l’installazione Viatico dal latino viaticum (da via,ae ‘viaggio’), provviste per il viaggio, in senso figurato, risorse, Legacy of Sherazade (Lascito di Sherazade).

Donne con le ali, dedicato alle donne straniere che fanno lavoro di cura, Riparare le relazioni, progetto nato dalla relazione e in collaborazione con Adriana Sbrogiò e Franca Bertagnolli.  Un lavoro collettivo dove tutte e tutti i partecipanti hanno contribuito all’opera, una riflessione corale sulle relazioni centrata sul tema del tessere e del riparare.

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Katia Ricci

Katia Ricci insegnante di Storia dell’arte e cofondatrice dell’Associazione La Merlettaia di Foggia. Ha curato mostre e cataloghi di artisti contemporanei. Tra le sue pubblicazioni più recenti: "La lezione delle tessitrici del Bauhaus", in "Lingua bene comune" a cura i Vita Cosentino (Città aperta Edizione, 2006); "Charlotte Salomon, I colori della vita" (Palomar, 2006), "Seraphine de Senlis. Artista senza rivali" (Luciana Tufani, 2015); "Per amore della vita" in "La spirale del tempo", a cura della Comunità di storia vivente di Milano (Moretti e Vitali, 2018), "Lupini violetti dietro il filo spinato. Artiste e Poete a Ravensbruck " (Luciana Tufani, 2020), "Controra" (Les Flaneurs 2022).

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