E’ visibile ormai da parecchi anni una generazione di scrittrici che occupa la scena della scrittura di suspense, a cominciare dalle ormai famose scandinave e statunitensi. Tengono saldamente i primi posti nelle classifiche delle top ten, e si distinguono per aver introdotto all’interno della narrativa di genere tematiche nuove relative alla famiglia, ai minori e alla violenza domestica, contribuendo ad amplificare l’inquietante percezione della pervasità del male, come accade nella realtà. Vale per loro ciò che scriveva P.D.James a proposito di Jane Austen, e della sua capacità di “farci sentire a casa”. Anche con loro abbiamo la sensazione di sentirci a casa, se pure in un altro modo, all’interno di spazi non più addomesticati ma aperti a incubi quotidiani che rendono molto più complicato di un tempo la identificazione del colpevole e la ricomposizione classica ottenuta attraverso il metodo investigativo di Miss Marple. Anche le colleghe italiane dal canto loro stanno conquistando spazi sempre più importanti nel gradimento del pubblico di lettori e lettrici “del genere”, ma non solo. Per capire meglio come si muovono in un mondo letterario che è stato da sempre pensato al maschile, quali trame vengono raccontate e chi sono le loro protagoniste, all’interno del Festival Pescara a luci gialle, che si è tenuto dal 5 al 7 maggio nella città adriatica, abbiamo pensato di dedicare a loro uno spazio intitolato Signore in giallo e nero, in cui sono state nostre ospiti Gabriella Genisi e Marilu’ Oliva.
La prima più ascrivibile al genere giallo, la seconda al noir, si caratterizzano entrambe per aver dato vita a nuove figure di investigatrici, che non sono imitazioni di colleghi maschi, ma appartengono a pieno titolo all’universo femminile e ne vivono problemi e contraddizioni. Si dispiegano così nuovi orizzonti e trame più accattivanti, capaci di incuriosire anche lettrici non appassionate al genere della suspense. Gabriella Genisi ha creato attraverso sei romanzi la figura della commissaria barese Lolita Lobosco, una quarantenne spavalda e vivace, amante della buona cucina e sfortunata nelle faccende sentimentali, avezza al tacco dodici e impegnata ad indagare su vicende che si radicano nei mali sociali della sua città. Nell’ultima indagine, raccontata in Mare Nero, la cui brillante soluzione le procurerà una promozione a questore, risolve brillantemente un caso che da innocuo incidente in mare si rivelerà invece un omicidio legato al traffico di rifiuti tossici. L’autrice trova anche il modo di giocare attraverso il genere, con ironia; la sua commissaria infatti ricorre ai consigli di colleghe e colleghi che appartengono ad altre storie, di fiction e di vita vera, come il commissario Montalbano, il marsigliese Fabio Montali di J.C.Izzo, o l’anatomopatologa Alice Allevi, inventata da Alessia Gazzola. Ma la vediamo anche avvalersi dell’aiuto del famoso medico legale Franco Introna, noto per aver affrontato il caso Claps oltre a quello dei fratellini di Gravina in Puglia.
Marilù Oliva ha dato vita a una personaggia davvero interessante, La Guerrera, che si muove con disinvoltura e padronanza del contesto, urbano e meticcio insieme, nelle notti bolognesi dei locali di salsa intorno ai quali ruota un’universo insospettabile e variopinto. La Guerrera , soprannome di Elisa Guerra, è un’investigatrice per passione e per curiosità; eternamente in procinto di laurearsi in criminologia, arrabbiata e scontrosa, dalla vita precaria e dagli amori intermittenti, ricorda un po’ Lisbet Salander. Come lei, sa di poter contare solo sulle proprie forze per cavarsela, nella vita quotidiana come nelle indagini in cui si ritrova coinvolta per aiutare l’ispettore di polizia Basilica, di cui forse è innamorata, brusco e ruvido quanto lei, e che non saprebbe come muoversi in quegli ambienti in cui maturano traffici ed omicidi, dove lei invece è di casa. La Guerrera pratica anche l’arte della capoeira e ciò le sarà molto utile per cavarsela nell’ultimo romanzo della trilogia, Mala suerte.
Mentre Gabriella Genisi inserisce in appendice l’elenco delle ricette di cucina che compaiono nel corso della storia, Marilù Oliva dedica capitoli interi a spiegarci tecnica e sociologia di tutti i balli latino americani che animano le notti dei locali bolognesi, di cui alla fine della storia sapremo tutto. Dopo la trilogia della Guerrera la scrittura di Marilù Oliva ha virato decisamente verso il noir con venature pulp, come nel romanzo Le Sultane. Qui le protagoniste sono tre anziane che vivono in un condominio popolare della periferia bolognese, cariche di tutti i mali e problemi dell’età e di un tempo che non ama la vecchiaia. Corpi problematici, vite qualunque che, nel momento in cui si imbattono in un disagio del vivere, svoltano nel crimine, suggerendo come i confini tra normalità e delitto possano diventare davvero labili. E questa in fondo è l’essenza del noir.
Nella tre giorni di Pescara a luci gialle è stato dedicato un appuntamento anche al Giallo nella storia, raccontato da tre scrittrici: Giada Trebeschi, Emma Pomilio e Valeria Montaldi, che hanno tutte all’attivo un cospicuo numero di libri. Anche loro, ognuna ambientando il proprio ultimo romanzo nel Rinascimento, nel Medioevo, o nell’antica Roma, hanno dato vita a personagge molto interessanti, accumunate dal loro essere figure “ai margini”, capaci di trasgredire e di ritagliarsi grazie alle proprie doti di intelligenza e sapienza, uno spazio di vita autonoma nel mondo, se pure pagando prezzi molto alti.
Gabriella Genisi, Mare Nero, Sonzogno, 2016
Marilù Oliva, Mala Suerte, Elliot, 2012. Le Sultane, Elliot, 2014
Giada Trebeschi, La dama rossa, Mondadori, 2014
Emma Pomilio, La vespa nell’ambra, Mondadori, 2015
Valeria Montaldi, La randagia, Piemme 2016
PASSAPAROLA:








Maristella Lippolis

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