In Materia osservabile, Florinda Fusco posa uno sguardo altro sulla realtà, non proiettandolo verso l’alto nella ricerca della redenzione, non aggrappandosi all’universo: è universo che osserva sé stesso. Non è infatti solo l’umano a commuoverla, ma anche le sorti delle galassie. In ogni istante, possiamo essere infatti testimoni attivi della loro creazione e della de-creazione, come accade alla vita e alla condizione umana
Di Lidia Popolano
Florinda Fusco è ben presente all’attenzione del mondo letterario sia per la poesia e le traduzioni dell’opera di Alejandra Pizarnik, sia per il lavoro drammaturgico e saggistico. In Materia osservabile dà vita a un percorso di ricerca per esprimere lo stridore tra la fatica umana di ogni giorno e l’incorruttibilità e lo splendore delle leggi che governano l’universo, accostando microcosmo e macrocosmo in maniera inedita, senza allontanarsi dal fuoco del suo interesse per la vicenda umana né abbandonare la concretezza del suo punto di vista.
L’opera è composta da cinquantaquattro testi o lasse situati al confine tra prosa e poesia e da sei schede matematiche che portano a sessanta gli oggetti testuali dell’opera.
In più della metà delle lasse, l’autrice descrive con studiato distacco un succedersi di figure femminili, in apparenza svuotate, attraverso situazioni che rivelano il peso della loro storia personale, accompagnato spesso da un senso incombente di tragedia.
Le lasse si susseguono come fossero sequenze di un film non ancora montate. Per la maggior parte inquadrano una persona e poi continuano, allargando l’inquadratura allo spazio sconfinato. Una parte non trascurabile segue l’ordine inverso: è il caso della lassa 2.1 che comincia con l’osservazione della nebulosa di Orione, per spostare rapidamente l’occhio-obiettivo su una donna intenta alla cura di una pianta di maggiorana, inconsapevole degli eventi macroscopici che non possono non riguardarla e di quelli microscopici che ne costituiscono la struttura materiale.
Il rimanente dei testi è raggruppato in «Conversazioni non sempre visibili», «Conversazioni non misurabili» e «Ragionamenti inosservabili». Le conversazioni non sempre visibili, inserite nelle sezioni 8 e 13, e quelle non misurabili, riservate alla sezione 21, rimandano a dialoghi drammaturgici e fanno riferimento a concezioni deterministiche o probabilistiche del pensiero. I ragionamenti inosservabili assumono invece sembianze saggistiche e sono basati su considerazioni deduttive. Dalla sezione 5 dell’opera, i ragionamenti risultano distribuiti in numero crescente secondo la progressione, 1, 3, 4, 7, dei primi quattro numeri della Successione di Fibonacci, generatrice della spirale aurea, ubiquitaria nell’universo e ben nota fin dall’antichità.
Le schede matematiche infine riportano, con i loro nomi convenzionali, le equazioni fondamentali della fisica, pertanto paradossalmente sono sia semiche che asemiche, poiché il loro significato è accessibile solo a un pubblico specialistico. L’ultima scheda rappresenta, in particolare, l’equazione cosiddetta della Quintessenza, definita come la quinta forza fondamentale, accanto alla forza di gravità, all’interazione elettromagnetica e alle interazioni forte e debole tra i quark.
La raccolta di testi diviene un poemetto grazie al loro inserimento in una struttura matematica, la spirale logaritmica, o spirale aurea, quale necessità ordinativa nonché garanzia di coerenza compositiva. È un’organizzazione testuale di cui possiamo percepire il riverbero, nel passaggio dalla storia personale delle donne alla storia dell’universo di cui sono parte integrante.
Alcuni testi, riuscendo a fondere il pedestre e lo spirituale, l’infinitesimo e l’infinito, la disproporzione e la proporzione, lasciano trasparire una concezione contemporanea della bellezza, dominata dall’utopica armonia dei contrasti. Nel testo 8.1 si legge:
Occhio sinistro nero ventre rigonfio. Fissi il flash. Bocca deformata. Hai dimenticato tutti i corpi. Nel flash gli occhi lacrimano. Pelle opaca. È uscito dalla vagina un piccolo corpo rimasto sconosciuto. Copri il volto col lenzuolo. Una divisione per zero porta a degli infiniti.
In un’ambientazione quasi onirica, il setting visivo non è mai decorativo ma è inserito funzionalmente rispetto al macro o al microcosmo che sottende o che sovrintende, e si sviluppa come rivelazione prospettica della visione in movimento, a essa necessario al pari delle donne ritratte.
Il tutto è pervaso da un’alternanza tra un senso di gravità incombente, dato dalla descrizione quanto mai cruda dei tratti fisici e dei gesti delle donne osservate, e un senso di leggerezza a tratti stuporosa, dato dal cauto riserbo e dal pudore con cui vengono accostate. Una leggerezza implicata, d’altro canto, dalla struttura microscopica della materia stessa.
Come un’incisione del Dürer, Materia osservabile può essere letto anche attraverso l’individuazione di singoli elementi o piani. Un primo piano è rappresentato dalla disposizione dei testi ricalcante la successione di Fibonacci. Un secondo tematizza il tempo umano come lineare e, al contempo, circolare o spiraliforme. In alcuni testi si riesce a cogliere l’istante in cui passato e futuro si collegano in un’epifania. Nel testo 5.1 si fondono la memoria dell’autrice e la visione cosmologica di un tempo futuro:
Abito lungo di velluto. Un cappellino nero con retina. Lentiggini e capelli color ruggine. Seduta al teatro ad ascoltare l’opera. Ora: oggetto celeste. Vicina al tempo. Senza estensione spaziale. Particella fantasma. Il tuo palco adesso: un buco nero. Ascolti la sinfonia delle stringhe.
Un terzo elemento è dato dal complesso tema dell’assenza, che appare per la prima volta nella lassa 2.2. La protagonista è concentrata sulla telecamera. Mentre è proiettata la sua immagine sullo schermo, la donna vede sparire la sua figura e assiste a una frazione di tempo che ne sancisce l’assenza. Lo schermo, dunque, rappresenta un accadimento in atto.
L’assenza richiama anche la morte quale talento pervasivo della materia: nella lassa 8.3, Fusco si riferisce al padre come una nebulosa trasparente capace di espandersi, finalmente libera di partecipare alle perturbazioni dell’universo, intendendo così condurci a percepire la vibrazione armonica delle infinite potenzialità della realtà, e ad accettarne la necessaria evoluzione verso la disgregazione, la dissipazione, la de-creazione. Si tratta di un’esuberanza sia di possibilità che di impieghi di energia, che richiama alla mente le vibrazioni creatrici della realtà e del piacere di Georges Bataille, ma anche il suo concetto di dépense.
Anche l’illusione che pervade la realtà è un elemento non estraneo al poemetto. Nella prosa 5.3 l’universo si riflette sul corpo accovacciato di una donna, in modo che, muovendosi, diviene parte attiva della visione delle costellazioni, e sembra emanare luce. Questa claritas, nell’accezione joyciana, è estesa dunque dall’autrice anche alle sue donne che, nonostante la fatica dell’esistenza che le segna e che le affraterna, sono pervase da una inedita luminosità.
In Materia osservabile, Florinda Fusco posa uno sguardo altro sulla realtà, non proiettandolo verso l’alto nella ricerca della redenzione, non aggrappandosi all’universo: è universo che osserva sé stesso. Non è infatti solo l’umano a commuoverla, ma anche le sorti delle galassie. In ogni istante, possiamo essere infatti testimoni attivi della loro creazione e della de-creazione generante un vuoto. È un vuoto che vediamo descritto come attesa o assenza, ma anche come trasformazione creativa della propria realtà. Così, nella prosa 21.7:
Pensavi di fare quello che ti eri prefissata da bambina: ma non è stato così. Ora dietro al corpo appaiono le tue illustrazioni per bambini vendute per strada: un uccello con la faccia da vecchio che dà la mano a un bambino, un coniglio bianco circondato da palloncini che guarda il cielo, un asino che risolve equazioni matematiche. Disegni arrivati da un nulla luminoso. Tu sai che per la luce il tempo non esiste: è vuoto di materia.
Sul finire del poemetto, i ragionamenti e le conversazioni, senza comportare la perdita di un certo stupore poetico, prendono il sopravvento sulle lasse di prosa, dando vita a una sorta di meta-analisi, tra la Fisica e la Filosofia, quale sollecitazione a una maggiore presa di coscienza della realtà sfuggente.
Florinda Fusco in Materia osservabile si situa con consapevolezza letteraria in una importante area di ricerca contemporanea, usando una fioritura e una commistione di generi letterari, rese coerenti dal contesto del poema. Si avverte inoltre un senso di compiutezza che non si esaurisce nella condivisione della meraviglia per il cosmo accessibile, ma favorisce una tensione empatica verso le possibilità non ancora espresse di bellezza e di comunità.
Florinda Fusco, Materia osservabile, Milano, La Vita Felice, 2023
Bibliografia
- BATAILLE, La parte maledetta preceduto da La nozione di dépense, con una Nota di F. RELLA. Traduzione di F. Serna. Torino, Bollati Boringhieri, 2018.
- R. FINKELSTEIN, Manifesto della melanconia, con una Nota di C. ROVELLI. Traduzione di S. Ferraresi, Milano, Adelphi, 2017.
- GREEN, L’universo elegante. Traduzione di Luigi Civalleri e Claudio Bartocci, Torino, Giulio Einaudi Ed., 2015.
- ROVELLI, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose, Milano, 2014.

Lidia Popolano

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