IL MIO PRIMO LIBRO – Clara Sereni

Come hai fatto a pubblicare il tuo primo libro? In che modo e in quale occasione?
Un progetto per scoprire come tante autrici siano riuscite a dare alle stampe il proprio primo libro: comincia con uno scritto di Clara Sereni, del 2013, dove raccontava appunto come uscì nel 1974, per Marsilio, il suo romanzo fantascientifico “Sigma Epsilon” ripubblicato nel 2021 e che LM ha recensito.

VUOI SAPERNE DI PIÙ SUL PROGETTO?

Come è arrivata ciascuna autrice alla stampa del primo romanzo, dei primi racconti Trovare un editore è stato un’impresa? Il successo è stato immediato o faticoso? L’intento è mettere a fuoco il percorso delle scrittrici dal punto di vista più in ombra del processo creativo. Questa la domanda che un giorno di parecchi anni fa Roberta Mazzanti, Silvia Neonato e Bia Sarasini (che purtroppo non c’è più) decisero di rivolgere a scrittrici italiane o che scrivono in italiano per raccoglierle nell’archivio della Società italiana delle Letterate sotto al titolo “Il mio primo libro”.
I testi raccolti sono tutti inediti e l’idea è quella di confrontare non soltanto le esperienze personali ma anche le vie d’accesso e di presenza sulla scena editoriale delle autrici; tra le prime a rispondere al nostro invito Sereni e poi Grazia Livi, Lidia Ravera, Camilla Salvago Raggi, Elvira Dones… Prestissimo leggerete gli inediti di Bianca Pitzorno, Loredana Lipperini, Lia Levi, Chiara Mezzalama, Maria Rosa Cutrufelli, Elvira Mujčić, Sandra Petrignani, Chiara Valerio, Giulia Caminito, Beatrice Masini e tante, tante altre.

Tutti verranno pubblicati prima sul Letterate Magazine della Sil e poi raccolti nell’archivio e, chi sa, in un libro (vedi on line nel sito della Sil quelli raccolti alla voce “Il mio primo libro”). Creare un archivio significa mettere a disposizione una memoria dei percorsi, delle opportunità, degli ostacoli, degli incontri, della determinazione che hanno portato donne di talento a trasformare la propria passione per la scrittura in quell’amato e sognato oggetto concreto, un libro che si può aprire e leggere.

Tra gli scritti più preziosi c’è quello di Clara Sereni, perché se n’è andata nel 2018. Scrive di come riuscì a pubblicare nel 1974 il suo primo libro, “Sigma Epsilon”, un romanzo fantascientifico, la cui protagonista è una giovane sessantottina che le assomiglia molto. Proprio ora lo ha ripubblicato (era introvabile) la casa editrice Ali&no. Chi ama Clara Sereni potrà dunque aggiungere due tasselli alla sua conoscenza: il nostro testo e il romanzo ripubblicato e recensito per LM da Paola Èlia Cimatti. È un testo in cui narrava – come nel suo ultimo memoir, “Via Ripetta 155” uscito nel 2015 – l’impegno politico della sua generazione.

Silvia Neonato, direttrice di LM, è la curatrice del progetto, alla cui realizzazione partecipano Roberta Mazzanti (editor), Anna Maria Crispino (direttora di Leggendaria), Viola Lo Moro (poeta, socia della libreria delle donne Tuba a Roma), la presidente della Sil Elvira Federici, Maristella Lippolis (scrittrice), Gabriella Musetti (editrice e poeta). Molte altre stanno collaborando tra cui Clotilde Barbarulli e Luisa Ricaldone.

Silvia Neonato


Il primo racconto lungo lo scrissi in solitudine pressoché assoluta. Pensando di essere molto innovativa, usando un linguaggio “da presa diretta” e altri trucchi che mi sembravano tanto innovativi ed erano, più che altro, molto sciatti.
Lo lesse la mia migliore amica, che all’epoca si occupava di critica letteraria, e decretò che avrei dovuto riscriverlo da capo a fondo. Col senno del poi aveva del tutto ragione, ma allora mi sembrò soltanto che non capisse.
Lo diedi da leggere allora a Mario Socrate, poeta critico ispanista e molte altre cose, e invece lui trovò che il colpo di scena finale, in cui una grigia colf si trasforma in uno splendido extra-terrestre, valeva la pena. Disse che lo avrebbe mandato a Cesare De Michelis per la Marsilio, e io ne fui contenta.
Con De Michelis ci conoscevamo per le “Giornate del Cinema italiano” che poco tempo prima avevano fatto da contraltare “di movimento” all’imbalsamata Mostra del cinema di Venezia. Lo lesse, mi telefonò, mi disse che dentro non ci aveva trovato i segreti del ciclostile per i quali ero famosa. Intendeva pubblicarlo, a patto che lo allungassi un po’, e diventasse un romanzo. E romanzo fu, “Sigma Epsilon”. Ne disegnai anche la copertina.
Avevo sempre avuto accoglienza al primo colpo (una mia storia di bambini era stata per esempio pubblicata da Playmen, e mi avevano perfino pagata), dunque – con un bel po’ di supponenza  -registrai soltanto il proseguimento della mia vicenda letteraria. Vantandomi un pochino, quando capitava, del fatto di pubblicare a soli 28 anni (era il 1974) il mio primo libro.
Non avevo la minima idea della differenza fra stampare un libro e pubblicarlo, farlo girare. Infatti c’era in un’unica libreria a Roma, quella di Remo Croce. Non c’era nemmeno alla Libreria delle Donne, quella storica di via della Stelletta, vicino alla quale abitavo. Un giorno, dopo l’ennesima ispezione silenziosa, mi feci coraggio, e chiesi a chi era lì se avevano trovato il libro così brutto, visto che lì delle donne c’era praticamente tutto e io no. Venne fuori allora che proprio non lo avevano mai visto, non ne avevano neanche avuto notizia, anzi non conoscevano nemmeno la collana. Dopo quella mia segnalazione, in effetti, il libro da loro apparve.
Non capivo. Mi sembrava strano che un editore pubblicasse un libro per poi rinunciare in partenza a venderlo. Qualcuno poi mi spiegò che i titoli in catalogo – quanti più possibile – servivano per ottenere maggiori e migliori crediti dalle banche, e dunque in molti casi non c’era alcun interesse a diffonderli. Ero praticamente rassegnata al silenzio quando, una mattina, un amico mi telefonò con voce giuliva, annunciandomi che il libro era candidato al Premio Viareggio opera prima: l’aveva letto su Paese sera.
Non ci potevo credere. Scesi le scale a precipizio (erano a chiocciola, con gradini alti, quattro piani, dunque rischiai davvero di precipitare), il giornale acquistato di furia mi confermò la notizia.
Allegrissima, telefonai al responsabile dell’ufficio stampa, per condividere con lui la buona notizia che proprio non sapevo da dove originasse. Lui mi accolse a urli, spiegandomi come qualmente quella mia candidatura (di cui mi riteneva responsabile, benché davvero io non ne sapessi niente) andasse a scompaginare accordi già presi, per cui Tizio avrebbe dovuto vincere qui, Caio lì, Sempronio da quell’altra parte… Più o meno mi buttò giù il telefono in faccia, lasciandomi totalmente di stucco (Seppi poi che la segnalazione era venuta da Cesare Zavattini. Comunque era l’anno di “Padre padrone”, e non avevo alcuna possibilità).

Ricordo che ero seduta sul letto, con le gambe – chissà come mai – stese irrigidite davanti a me, e che per un po’ non mi riuscì di riportare i piedi a terra. Mi occupavo da quasi dieci anni della cosiddetta industria culturale, ma in quella reazione di industriale non riuscivo proprio a capire cosa ci fosse (in verità non ne capisco quasi niente neanche adesso, a poco meno di 40 anni di distanza. Se non che di “industria culturale” – si tratti di cinema, televisione, editoria – è largamente improprio parlare. Di “industria del divertimento” forse sì). Di quel libro furono vendute meno di 400 copie: neanche i parenti e gli amici cari, praticamente.
Fu una gran botta, che poi si intrecciò con altri colpi del destino ben più complessi e dolorosi. Se fra il primo libro e il secondo passarono 13 anni non fu certo tutta colpa di quell’esperienza, ma certo la vicenda non mi aiutò.
Ho riletto “Sigma Epsilon” anni dopo, e l’ho trovato davvero troppo brutto. Altri anni sono passati, e sono riuscita a riraccontarmelo come creatura comunque mia, uscita dalla mia testa e dalle mie viscere. Di recente, mi capita ogni tanto di pensare che quasi quasi lo riscriverei. Se accadesse (cosa di cui comunque dubito), alla fanciullina gemebonda e suicida che ero poi io, che era protagonista del libro e incontrava l’extra-terrestre, quest’ultimo – in vesti maschili o femminili – sarei io. Perché, coi tempi che corrono, mi sento ad ogni giorno che passa più marziana, extra-terrestre, piovuta da un mondo che, con usi e costumi di quello in cui viviamo, poco e sempre meno ha a che spartire.
(2013)

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Redazione LM

Scritture, politiche, culture delle donne. E non solo. Alla ricerca di parole, linguaggi, narrazioni che interpretino e raccontino cambiamenti e spostamenti in corso. Nello scambio tra lettrici, autrici e autori – e personagge. REDAZIONE: Silvia Neonato (direttrice), Giulia Caminito, Laura Marzi, Loredana Magazzeni, Gisella Modica, Gabriella Musetti, Sarah Perruccio

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