Pianista mancata, la cantante nera, nata povera, diventa una star planetaria e un’attivista per i diritti umani. La sua vita non facile, le sue scelte e la scoperta della sua voce unica nella biografia di Gianni Del Savio
Di Ilaria Marino
Un ritratto denso e ben documentato, quello che ripercorre la tormentata vicenda biografica di Eunice Kathleen Waymon, meglio nota con lo pseudonimo di Nina Simone e consegnata alla storia soprattutto come cantante jazz, etichetta a cui lei avrebbe risposto con decisione: Jazz is a white term to define black people. My music is black classical music. Una vita alla continua ricerca di sé stessa: di un posto in cui vivere serenamente e di una centratura artistica, emotiva ed affettiva, continuamente boicottata dal demone di un disturbo bipolare che l’accompagnerà per tutta la vita.
Sesta di otto figli, nasce il 21 febbraio ‘33 in South Carolina, dove vige l’ottusa ingiustizia della segregazione razziale. Incontra però anche riferimenti positivi, come Katherine Miller, presso la quale la madre lavora come domestica, che intuisce il suo precoce potenziale artistico e si offre di pagarle lezioni di piano. Inizia così il percorso con cui la sua mecenate vorrebbe trasformarla nella prima pianista nera di musica classica. Ma la vita ha in altro in programma per lei.
Ammessa a 17 anni alla Allen High School, Eunice si trasferisce a New York, lasciando a malincuore quel primo, amato fidanzato che l’avrebbe già sposata, mentre lei era concentrata soprattutto sulla musica. Ho perso l’amore e trovato una carriera, dichiarerà Nina a proposito di questo snodo. Tenta poi l’ammissione al prestigioso Curtis Institute di Philadelphia ma è respinta, forse penalizzata in quanto donna, nera, povera.
Per pagarsi gli studi comincia quindi a lavorare in un pub, dove le chiedono, oltre a suonare, di cantare…l’aspirante pianista classica costretta a interpretare quella che la sua cultura del sud avrebbe bollato come musica del diavolo! È qui il battesimo del contralto avvolgente e graffiante, profondo come gli abissi della sua anima: nasce così Nina Simone (nome in omaggio al niña con cui la chiamava un fidanzato, cognome dall’attrice francese Simone Signoret).
Sono anche gli anni di avvenimenti fondamentali per i diritti civili dei neri: il rifiuto di Rosa Parks; l’I have a dream di M.L. King; l’attentato, in Alabama, che costa la vita a quattro bambine afroamericane. È per quest’ultimo, tragico, avvenimento che Nina – già devota alla causa black con un impegno presente e concreto – compone Mississipi Goddamn!, che secondo l’attivista Dick Gregory nessun uomo nero avrebbe avuto il coraggio di scrivere.
Nel frattempo sposa il poliziotto Andy Stroud, suo futuro manager con cui concepirà Lisa Celeste che, cresciuta, le rinfaccerà metodi educativi poco ortodossi e scarsa cura nei suoi confronti. Riusciranno poi a riconciliarsi quando Lisa sarà ormai adulta. Dal rapporto con Andy, che si rivelerà un violento e un manipolatore, riuscirà invece a liberarsi dieci anni dopo divorziando. Scelta coraggiosa, per una donna – per quanto privilegiata – negli Stati Uniti del 1971.
Coraggio e consapevolezza che lasciano spazio, nel percorso di Nina, a una riflessione sulla sua condizione di donna nera e sui relativi problemi: allo specchio potevo vedere due volti…da una parte amavo essere nera e donna, dall’altra vedevo che erano proprio il mio colore e il mio sesso ad avermi fottuta per primi. Da questo disagio scaturisce, ad esempio, Four women, in cui quattro voci – quasi un autoritratto polifonico della stessa Nina – riflettono l’autopercezione della donna afroamericana negli anni ’60 a partire dai caratteristici tratti somatici, dal colore della pelle, dalle pettinature, stigmatizzando, al contempo, l’occhio della società (e delle altre) su di loro. In questa specie di rovesciamento di Piccole donne declinato sulla blackness, Nina lancia una provocazione evidentemente riuscita, se alcune radio newyorchesi ne mandano in onda una versione censurata. Efficacia consacrata dall’accademica Farah Griffin quando scrive che l’artista ha aiutato i neri americani a creare un sorprendente, differente senso di bellezza e femminilità nera.
Gianni Del Savio, Nina. La storia musicale e politica di Nina Simone, Shake edizioni, Milano, 2023, pp. 150.
Ilaria Marino
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