Prof razza dannata e arresa

Giulia Barattolo, 04 settembre 2021

Circa il 90% di docenti è vaccinata o ha già contratto il Covid.  «L’imposizione del green pass appare, a questo punto, un mezzo di distrazione di massa e sottende proprio il disvalore che subiamo da tempo». Scrive un’insegnante attiva nel sindacato

Di Giulia Barattolo

Il personale della scuola è sotto attacco. È facile prendersela con noi, visto il martellamento mediatico a cui siamo sottoposti da anni, a partire dall’etichetta di fannulloni di brunettiana memoria, etichetta rafforzata negli ultimi due anni di pandemia durante la cosiddetta didattica a distanza (DAD) che a molti non addetti ai lavori è sembrata una vacanza ma per noi è stata forse l’esperienza lavorativa più pesante in termini di ore, di condizioni – non riconosciute da nessun contratto – e di stress psicologico che abbiamo vissuto insieme ai nostri studenti.

Certo, in un periodo di crisi, licenziamenti, chiusure, noi dipendenti statali siamo una categoria privilegiata con il nostro piccolo stipendio sicuro, le lunghe ferie estive, le vacanze di Pasqua e Natale ed ogni tutela previdenziale.

Ma ora l’opinione pubblica ci addita come pericolosi diffusori di virus a ragazze e ragazzi, i quali, no, non sono obbligati al vaccino e al green pass per venire a scuola. Eppure i docenti e gli ATA (personale non docente) sono in totale circa 1 milione mentre alunni e studenti 8 milioni. Ho personalmente letto sui social alcuni godere del fatto che il governo abbia deciso di sanzionarci, mandandoci a casa senza stipendio se non abbiamo il green pass, leggasi vaccino, perché è insostenibile sottoporsi a tampone ogni 48 ore per tutto l’anno scolastico. Eppure, nella scuola, i lavoratori durante la pandemia hanno mostrato una grande responsabilità, perché i vaccinati spontaneamente sono circa il 90% e tra i non vaccinati ci sono i guariti dal covid e chi non può sottoporsi all’immunoprofilassi per motivi di salute, quindi i cosiddetti No Vax sono una minoranza sparuta. Ma va detto pure che dietro questa sbrigativa etichetta si celano anche coloro che hanno avuto reazioni avverse alla prima dose e quindi temono di sottoporsi alla seconda, le donne in gravidanza e in allattamento, i guariti che, secondo le norme, hanno effettuato una sola dose ma che il sistema della piattaforma ministeriale non riconosce, i guariti con elevato valore anticorpale che, su consiglio dei medici, aspettano a vaccinarsi, tutti coloro che, per motivi diversi, rimangono in un limbo amministrativo in attesa di risoluzione. E infine coloro che, a causa di notizie contrastanti e in continua evoluzione e cavalcate da una certa parte della politica, hanno semplicemente paura. Quindi non sconsiderati e ignoranti terrapiattisti.

Tutti concentrati sul passaporto verde per la riapertura della scuola in sicurezza, ci si dimentica delle inadempienze del governo (anche questo dei migliori, sì) riguardo all’edilizia scolastica, al distanziamento, all’organico, ai trasporti, al tracciamento, tutte misure che potevano efficacemente ridurre il rischio di contagio. Grazie al pressing dei sindacati, alcuni interventi sono stati previsti nel protocollo sottoscritto la notte del 14 agosto con CGIL, CISL, UIL, SNALS e DIRIGENTISCUOLA (protocollo interpretato unilateralmente dal Ministero la mattina dopo in merito alla gratuità dei tamponi, tra l’altro) ma essi appaiono comunque insufficienti e tardivi rispetto alle esigenze e ai tempi della scuola.

Rimane aperta anche la questione dell’imposizione del green pass quando invece le responsabilità del vaccino dovrebbero essere in capo allo Stato. Inoltre il governo dovrà presto risolvere il problema delle migliaia di green pass in scadenza perché la proroga indicata dal CTS e molto probabilmente confermata dal senato nella seduta del 6 settembre non coprirà tutto l’anno scolastico. Saranno obbligati tutti alla terza dose senza attendere evidenze scientifiche mentre in Africa, ad esempio, secondo le stime del Centro africano per il controllo delle malattie, è vaccinato solo il 2,4% della popolazione?

È più semplice far passare l’idea che i colpevoli siamo noi, i lavoratori della scuola. Ma l’imposizione del green pass alla nostra categoria appare, a questo punto, un mezzo di distrazione di massa e, azzardo, sottende proprio il disvalore che essa subisce da tempo, assume i contorni di una delle tessere dello smantellamento progressivo del riconoscimento sociale.

Bisogna essere onesti, però, il discredito sociale va di pari passo con la perdita di coesione e di consapevolezza dell’intero corpo docente, ormai volgo disperso, incapace di sollevare la testa e ribellarsi alle ingiustizie e alle frustrazioni di una burocrazia crescente, di mansioni sempre più varie e lontane dal ruolo di docenti che abbiamo scelto, di riforme calate dall’alto da chi ha messo piede in una scuola l’ultima volta all’esame di maturità, di condizioni di lavoro spesso “arrangiate” e non sicure, di contratti scaduti, di stipendi inadeguati. Viviamo la contraddizione di una missione educatrice che ha come fine la promozione dello spirito critico e la costruzione dei cittadini di domani ma che perde forza e credibilità di fronte alla nostra stessa resa.

•         Insegna Lettere alla scuola secondaria di primo grado Ippolito Scalza di Orvieto ed è nella Segreteria provinciale di Terni della FLC CGIL

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Giulia Barattolo

Giulia Barattolo è nata in Toscana e vive a Orvieto da oltre vent’anni dove insegna Lettere alla scuola secondaria di primo grado "Ippolito Scalza". È nel direttivo della Segreteria provinciale di Terni della Flcgil. Alcune sue brevi opere in prosa e poesia sono state selezionate in vari concorsi letterari e pubblicate.

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