Sono molte le stanze all’interno delle quali germoglia la soggettività femminile. Velate dalla penombra o esposte alla luce, riempite dai rumori della vita quotidiana oppure silenziose, ma in tutte si può sentire “quella forza estremamente complessa della femminilità”. Inizia così, con una citazione di Virginia Woolf, il nuovo romanzo di Saveria Chemotti, Ti ho cercata in ogni stanza, ma questa è solo la prima delle suggestioni letterarie che aprono ognuno dei diciotto capitoli di cui si compone il libro. Si entra nella storia attraverso la voce di una delle due protagoniste, Berta, una voce narrante piana, che conduce per mano chi legge dentro un romanzo che da subito sembra narrare la vicenda personale di due amiche, ma via via diventa anche quello della formazione collettiva di una generazione di donne nate a nuova vita nella fulgida stagione del ’68. E questo doppio registro percorre più o meno esplicitamente tutta la storia.
Berta e Lydia non potrebbero essere più diverse: la prima proviene da un paese di montagna e nella città universitaria cerca una sistemazione che le consenta di seguire le lezioni e accedere al presalario; la seconda appartiene ad una ricca famiglia che sovvenziona generosamente il convitto, sul cui portone avviene l’incontro-scontro fatale tra le due ragazze, simbolo premonitore di un’amicizia che sarà indissolubile.
Di Berta conosciamo i pensieri e le parole che ricostruiscono il rapporto con l’amica; suo è lo sguardo attraverso cui anche noi la vediamo. Lydia invece si definisce con il comportamento, attraverso i gesti che compie: impulsiva, istintiva, si muove con agio sulla scena della vita; forte in apparenza, ma vulnerabile negli affetti di cui ha un inconfessato e disperato bisogno. Scopre in Berta una sorella, un corpo da abbracciare, il calore di sentimenti mai provati nel chiuso di una famiglia distratta. Berta, che all’inizio appare insicura, catapultata in un mondo nuovo in cui si muove a disagio, in realtà diventa via via sempre più forte grazie al desiderio di farcela e alla passione per lo studio. Hanno poche cose in comune, le due giovani donne, tra cui il difficile rapporto con le rispettive madri, simili nella difficoltà a capire le figlie e a farsi capire da loro.
La vita delle due protagoniste all’inizio procede di pari passo, tra università, amicizie, femminismo, contestazione e studi appassionati capaci di svelare il mondo; i loro reciproci sentimenti sono simili ma nello stesso tempo declinati in modo diverso: amore, ammirazione, gratitudine; e sorellanza, quel sentimento del tutto nuovo del sentirsi vicine, complici e rivali; il rispecchiarsi nell’altra per riconoscersi libere e ritrovarsi. E in questo avvicinarsi e allontanarsi l’una dall’altra la vulnerabilità di Lydia la porterà ad affrontare con disarmata baldanza una storia d’amore e di maternità tradita che si rivelerà fatale.
Toccherà a Berta inventare un’uscita di scena che rimane sospesa tra fantasia e realtà. Ma il legame tra le due donne non si spezzerà, anzi: la penna della scrittrice e il suo amore per le personagge a cui ha dato vita sanno regalarci un finale onirico e sorprendente, in cui ritorna una delle metafore più affascinanti del femminile. “Mi ero tuffata. L’acqua era calda, familiare, avvolgente. Bastavano poche bracciate per raggiungerla”.
Saveria Chemotti, Ti ho cercata in ogni stanza. L’iguana editrice 2016, p. 159, euro 14,00
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Maristella Lippolis
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