Né indiana né italiana
La generazione bruciata dal G8 di Genova fa i conti con un passato ingombrate. Come Manuel e Diana, figlia di un’artista indiana suicida a Milano. Il nuovo libro di Gabriella Kuruvilla.
Di Clotilde Barbarulli
La generazione bruciata dal G8 di Genova fa i conti con un passato ingombrate. Come Manuel e Diana, figlia di un’artista indiana suicida a Milano. Il nuovo libro di Gabriella Kuruvilla.
Di Clotilde Barbarulli
Scrive Salman Rushdie in “Patrie immaginarie” che il ricordo è come una foto in bianco e nero mentre lui, nei suoi romanzi, ha voluto fosse a colori, una visione da Cinemascope. La scrittrice indiana Tishani Doshi nel nuovo libro ha fatto altrettanto, con in più la volontà di stigmatizzare il fondo buio e violento della società patriarcale indiana, la violenza verso le donne, i più vulnerabili, gli animali.
Di Loredana Magazzeni
“Fu proprio in quest’ occasione, nel 2016, che una spumeggiante Tania Bertino conobbe lo scrittore locale Baleno Vasconi, che, dopo anni di esilio romano, era tornato per scrivere tre romanzi ambientati a Borgo Val Repella (profondissimi ma freschi li definì la critica) poiché, si giustificò «solo nel borgo natìo si può ritrovare questa ispirazione così potente da lasciarmi obnubilato per giorni». Macchè Città Eterna, macchè Paris, Berlino o Niu Iorc: «Questa volta» il Vate del Repella affermò in un’intervista alla “La Granda”: «Odo un richiamo così netto, così patente, che sento che mi accaserò definitivamente in cotesti luoghi aviti, laddove mio nonno raccoglieva le ninsole e mia mamma portava le vacche al pascolo all’ombra del Monte Paludo».” Un racconto di Erika Anna Savio.
In “Come una storia d’amore”, l’ultima raccolta di racconti di Nadia Terranova, Roma è negli occhi delle sue protagoniste che raccontano porzioni della città, percorsi, affacci, strade e non sentono la necessità di giudicarla ma la vivono.
“Dio mi parla ogni sera, ha la faccia trasparente e la voce del nonno paterno morto con il cancro, le amanti e i debiti. Abbiamo chiuso con i traslochi sulla Ritmo stipata di borsoni a seguire i metanodotti di papà. La casa nuova è finita, la mamma ha tolto la pellicola ai vetri e ha riempito gli armadi, le credenze, le vetrine.” Un racconto di Francesca Zoppei
“Mia madre sperava che i nostri desideri restassero al pollo ruspante che rosolava nel girarrosto del macellaio o a un paio di calzette coi cuoricini. Cose utili insomma. E invece noi volevamo sempre l’inutile ingiustamente costoso che la faceva tanto innervosire: bambole, scarpette per bambole, vestiti per bambole, cerchietti con le paillettes, smalti per le unghie, finto cibo per finti tè in tazzine rosa shocking. Aveva ragione mia madre, ma facevo lo stesso la guerra. Perché il desiderio di ottenere ciò che non avevo dava misura al mio esserci. Desiderare era esistere. Altrimenti ero l’uccello sepolto che non spaccava la croce volando via dal suo cumulo. E non ci volevo stare al buio.” Un racconto di Carmen Zinno
“Nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un puzzle”, scrive Pajtim Statovci che attraversa paesi e identità sessuali, sogno e realtà, verità e finzione
Di Barbara Mapelli
Come ricostruire la storia di un uomo che non c’è più se non immergendosi nei fondali della sua vita? Marta Barone, finalista allo Strega, descrive quel padre mutevole, incomprensibile, in carcere per terrorismo, operaio e non più medico, amato da tante donne
Di Giulia Caminito
Isabella Pinto a partire da “La frantumaglia” e fino alla tetralogia di “L’amica geniale” vede il racconto della destrutturazione temporale causata dalla violenza patriarcale, rintracciando i filoni delle teorie di Lonzi, Cavarero e Haraway. Un articolo di Clotilde Barbarulli.
Il pericolo è la “normalità” di prima. Vorrei entrare in un mondo non sanificato, ma santificato da un agire più sobrio ed etico verso il “corpo celeste”, cioè il pianeta che siamo, per dirla con Anna Maria Ortese
Elvira Seminara