“Ricorda quanto la fece sorridere scoprire la parola “taddarita”, la bizzarra assonanza col suo nome che le impedì di dimenticarla, e rievocare adesso, dopo tutti quei giorni di clausura, la forma dialettale della parola “pipistrello”, ritenuto veicolo o causa dell’epidemia, le sembra una coincidenza ancora più insolita, una quadratura del cerchio che la porta ora, bruscamente, a pensare, chissà perché, dopo tanti giorni, a quell’immaginario dito accusatore puntato verso di lei, e a domandarsi, per la prima volta dopo tre anni: “Che faccio qui?”.” Un racconto di Loredana Mari