Telaio & Computer

Gabriella Musetti, 21 giugno 2024

Dalla tessitura della realtà e del mito all’intelligenza artificiale, un percorso accidentato in cui le donne hanno avuto una parte notevole, anche se non sempre riconosciuta nel libro di Loreta Minutilli “Le tessitrici. Mitologia dell’informatica”

di Gabriella Musetti

«Il telaio non è metaforico né letterario, è semplicemente fisico, un incontro di fili intrecciati e attorcigliati che attraversano la storia del computer, della tecnologia, delle scienze e delle arti», scrive Sadie Plant in esergo. E l’autrice, Loreta Minutilli, apre l’introduzione di Le tessitrici. Mitologia dell’informatica, (effequ, 2023) con una immagine di fili intrecciati che non è solo arte o artigianato, diventa un modello per comprendere la geometria iperbolica, creato dalla matematica Daina Taimina, grazie al lavoro all’uncinetto (1997), diventato strumento didattico nelle sue lezioni all’Università di Cornell.
Una scoperta straordinaria, questa, di rendere «il lavoro pratico un’estensione di quello intellettuale», una esperienza che mescola competenze da sempre opera delle donne: la tessitura, l’intreccio dei fili, con la scienza, la rigorosa ricerca, le innovazioni, le scoperte. Così nasce questo libro che intende ricostruire «un pezzo di storia della disciplina che ha dato forma al mondo che conosciamo oggi, l’informatica, dal punto di vista di chi ne ha posto le basi, le donne». E la storia delle scienziate che hanno portato a questi risultati si intreccia da subito con il mito, a partire dalla donna che lavora al telaio, come Aracne, che osò sfidare la dea Atena.
La prima scienziata che incontriamo in questa suggestiva carrellata è Ada Byron, figlia del grande poeta e della matematica Annabella Milbanke. Rimaste sole dopo la separazione dal poeta, la madre orienta gli studi della figlia a una rigorosa conoscenza scientifica, lontana dalle fluttuose vaghezze della poesia. Ada cresce con il destino di essere un genio, e la sua hybris è simile a quella di Aracne. A dodici anni studia l’anatomia degli uccelli, le proporzioni, i materiali adatti, per costruire una macchina volante: la creatività è per lei un aspetto fondante della ricerca scientifica. Poi procede con gli studi matematici sotto la guida severa della madre Annabella e conosce il matematico Babbage, che aveva da poco progettato una Macchina Differenziale, senza ottenere tuttavia i risultati previsti. L’incontro è per Ada una svolta, inizia un sodalizio intellettuale che porterà alla progettazione della Macchina Analitica, per superare le difficoltà precedenti, lavoro in cui l’immaginazione e l’acume della giovane risultano determinanti.
«La Macchina Analitica tesse funzioni algebriche come il telaio Jacquard tesse foglie e fiori», scrive Ada Byron nelle sue lettere private. Intanto si sposa diventando contessa Lovelace e ha tre figli, come il costume del tempo suggerisce alle donne del suo rango. Ada scrive le sette Note che corredano il lavoro scientifico destinato a un pubblico di lettori maschi ed esperti, anche se come donna ha poco riconoscimento pubblico. Sono Note corpose, anticipano alcune idee alla base della programmazione moderna, le sue intuizioni sull’uso della Macchina Analitica ne estendono le potenzialità oltre le conoscenze del tempo. «L’algoritmo è talmente iconico da essere comunemente considerato il primo programma della storia – il che rende Ada la prima programmatrice e la Macchina Analitica il progetto del primo computer», scrive Minutilli. La giovane figlia di Byron e contessa Lovelace muore a trentasei anni, il suo apporto è dimenticato, fino agli anni Settanta, quando il Dipartimento della Difesa USA crea ADA, un linguaggio di programmazione usato ancora oggi. Da quel momento fioriscono le biografie e gli studi sulla sua vita e sul suo lavoro.
Altro esempio di donna di scienza sui generis, per il tempo e per il lavoro d’attrice per cui divenne famosa è quello di Hedy Lamarr, ricordata come una delle dive più amate e seducenti di Hollywood. Nata a Vienna, il suo vero nome era Hedwig Kiesler: è una giovane bellissima, nel libro è confrontata con il mito di Filomela, fanciulla che infiamma il desiderio del cognato, il re barbaro Tereo, andato ad Atene per condurla in visita alla propria moglie, la sorella di lei, Procne. La bellezza fatale è un tema complesso e molto narrato nella letteratura mondiale. Hedwig usa la sua bellezza per rendersi indipendente, per arrivare sugli schermi mondiali; a diciassette anni ha già fama e successo, il che le consente di lavorare con i registi più affermati. Fino al 1933, anno in cui è protagonista del film Ekstase di Gustav Machatý, e recita la parte di Eva con una scena di nudo integrale (il primo della storia del cinema), per il quale si dichiarò ingannata, che crea un diffuso scandalo nella Germania e nell’Europa del tempo. Per sottrarsi alla situazione difficile sposa il ricco produttore di armi Fritz Mandl, che le impone una vita ritirata, da trofeo di bellezza del suo salotto. Qui conosce i personaggi più influenti del periodo: da Freud a Mussolini, uomini potenti e intellettuali, ma la prigione non fa per lei. Fugge in modo rocambolesco nel 1937, riesce a raggiungere l’America, dove il suo successo riparte trionfante. Anche Filomela, andata con fiducia con il cognato è vittima di violenza: arrivata nel regno barbarico è condotta in un capanno e stuprata brutalmente, e alle sue rimostranze il cognato le taglia la lingua e la costringe prigioniera per un anno ad aspettare le sue visite. Qui l’ingegno della muta Filomela si mostra nella scelta di tessere una tela con l’immagine ricamata dello stupro per denunciare l’accaduto, ma la vicenda avrà una fine drammatica. Hedy Lamarr, forse stanca di Hollywood, apre negli anni Quaranta, con la seconda guerra mondiale, una nuova stagione di vita: quella di ricercatrice e inventrice, insieme a George Antheil, di un sistema di comunicazione segreto basato sul salto di frequenza, utile per fini bellici, che avrà poi un seguito con l’invenzione del Wi-Fi e della telefonia mobile.
La seconda guerra mondiale (in USA) mette in primo piano l’esigenza di incrementare il lavoro delle donne ingegnere, matematiche, che supportino l’operatività bellica. Così nascono le numerose “calcolatrici” donne con conoscenze scientifiche assunte dal governo, al fine di analizzare e studiare le traiettorie balistiche per il lancio dei proiettili d’artiglieria. Da qui il rapido sviluppo dell’ENIAC (Electronic numerical integrator and computer), una portentosa macchina tenuta segreta di cui le donne scelte divennero programmatrici, ricoprendo anche ruoli di ricerca e correzione di errori, nonché una profonda conoscenza del funzionamento della macchina e della sua manutenzione, e non solo compiti di operatrici della stessa. Tuttavia, anche in questo caso, dopo la guerra, quando l’ENIAC venne presentato pubblicamente l’apporto delle donne tardò a essere riconosciuto, mentre si fece strada il riconoscimento maschile del lavoro scientifico (secondo il noto effetto Matilda, per cui le innovazioni scientifiche fatte da una donna vengono attribuite in tutto o in parte a un uomo).
Altra scienziata narrata è Grace Murray, paragonata a Penelope, la riservata e astuta donna che sa tenere fronte ai Proci. Grace consegue il dottorato in matematica a Yale nel 1934, unica donna del suo corso. Anche lei, con l’arruolamento delle donne in compiti legati alla guerra, nel 1942 diventa programmatrice del calcolatore Harvard Mark I, e le sue capacità emergono subito nel far funzionare la macchina e nel comunicare in modo semplice tematiche complesse. Scriverà un manuale di oltre cinquecento pagine spiegando le possibilità del calcolatore e poi dei seguenti, utile ancora oggi.
Pandora e Arianna Wright sono le ultime eroine affrontate in questo libro. Di Pandora conosciamo il mito, questa donna “artificiale” con il suo dono creerà grande scompiglio tra gli umani, aprendoli al dolore e al male. Arianna Wright ha un dono eccellente: una mente prodigiosa, e a 18 anni si laurea a Houston in Matematica e Fisica, a 21 consegue il dottorato a Harvard nel 1949, e inizia la sua carriera che la porta a lavorare, con il marito fisico, a Los Alamos, ai progetti della bomba termonucleare allora in fase di studio. Negli studi successivi attraverso un algoritmo a cui lavorò anche lei nel team scientifico si mossero i primi passi della ricerca sull’intelligenza artificiale, una sorta di vaso di Pandora di cui gli esiti sono ancora poco chiari e gli allarmi tra gli scienziati crescono.
Una riflessione sulla tessitura delle Moire, che da sempre hanno in mano le sorti dell’umanità, chiude questo volume ricco di informazioni, riflessioni e suggestioni, che lasciano, in chi legge, un senso di attenzione al presente e una profonda inquietudine nei confronti del futuro. Non è un libro rassicurante, certo, ma fornisce una serie di tasselli di conoscenza imprescindibili per chi vuole affrontare il tempo prossimo con gli occhi aperti.

Loreta Minutilli, Le tessitrici. Mitologia dell’informatica, effequ, 2023

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Gabriella Musetti

Gabriella Musetti Nata a Genova, vive a Trieste. E’ socia della Società Italiana delle Letterate. Ha fondato, insieme ad altre, la casa editrice Vita Activa Nuova (www.vaneditrice.it), di cui è direttrice editoriale Collabora a riviste letterarie. Ha curato numerose pubblicazioni narrative e saggistiche tra cui: Sconfinamenti. Confini passaggi soglie nella scrittura delle donne (2008); Guida sentimentale di Trieste (2014), Dice Alice (2015), Oltre le parole. Scrittrici triestine del primo Novecento (2016), 15 racconti + 5, scritti a Trieste e luoghi del nord est (2019). In poesia ha pubblicato: Mie care (2002), Obliquo resta il tempo (2005); A chi di dovere (2007), Premio Senigallia; Beli Andjeo (2009), Le sorelle (2013), La manutenzione dei sentimenti (2015), Un buon uso della vita (2021).

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