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Attraverso le pagine di Annie Ernaux e Goliarda Sapienza, Valeria Nicoletti ci conduce nei segreti dell’autobiografia politica delle due grandi scrittrici, aggiungendo il proprio viaggio al loro. Nel suo saggio mescola le citazioni estratte dalle due autrici con una riflessione sulla propria esperienza esistenza

Di Pina Mandolfo

Goliarda Sapienza morì sola, povera e senza onori, con la disperazione di chi, consapevole del proprio talento, non riuscì a portare alla luce quasi nessuno dei suoi straordinari scritti. Un corpus letterario accostato spesso alla produzione di Annie Ernaux celebrata, invece, come una tra le grandi del nostro tempo e insignita del premio Nobel. La prima era italiana, la seconda è francese. La loro produzione le accomuna nella scelta dell’autobiografia come veicolo privilegiato del “racconto”. Ma le separa la loro nazionalità, cosa che ci fa supporre sia la causa della loro differente sorte, quella che ha condannato Goliarda all’oblio ed Ernaux alla gloria. Sapienza, silenziata per anni dalla ignavia misogina dell’editoria italiana e dall’altrettanta misogina supponenza di redattori e critici, oggi esplode nel centenario della sua nascita, grazie alla lungimiranza proprio di un editore francese che la pubblicò e ne esaltò il talento definendola “una delle voci più importanti nel mondo letterario del ventesimo secolo”. È avvenuto così il risveglio della scrittrice catanese finalmente riscoperta, dopo la Francia, anche da noi. Ma per il risveglio di interesse è stato fondamentale il lavoro della Società Italiana delle Letterate che, mediante sapienti e instancabili incontri, seminari, saggi critici e passeggiate letterarie nei luoghi che l’hanno ispirata, l’ha introdotta nelle accademie, nei canoni letterari e culturali e ne ha rivelato, a lettori e lettrici comuni, l’ineguagliabile unicità. Quella unicità che la rende così prossima alla francese Ernaux nella scelta di narrare di sé per narrare il mondo.
Questa somiglianza ha ispirato il sapiente saggio di Valeria Nicoletti: Incendiare il buio. In viaggio con Annie Ernaux e Goliarda Sapienza, in cui l’autrice, come in un viaggio appunto, attraversa, con acuta passione, la produzione delle due autrici non solo evidenziandone la grandezza della scrittura (pur se ancorata quasi esclusivamente al genere autobiografico), ma ricercando il sottotesto della loro singolare esperienza di vita. L’autrice, tra un preludio, tre capitoli e un epilogo, ci coinvolge agilmente nell’intreccio esperienziale delle due scrittrici. Ma nel corpo a corpo tra chi scrive e i propri personaggi, Nicoletti osa di più: si fa strada essa stessa tra le sue protagoniste con la propria esperienza esistenziale. Una disposizione questa che, tra numerose citazioni, arricchisce l’indagine del suo saggio.
La grandezza di Goliarda Sapienza e di Annie Ernaux, come puntualmente scrive Nicoletti, risiede proprio nella loro capacità di sconvolgere il genere autobiografico, indispensabile per «sbarazzarsi di un certo determinismo (…) che rischia di ingoiare la libertà d’espressione, utilizzando lo strumento dell’autobiografia per situarsi nel paradigma letterario contemporaneo, rispondendo all’urgenza di raccontare le proprie storie personali, per farle esistere, perché diventino pubbliche e collettive». Dopo aver analizzato la capacità di universalizzare il vissuto delle due autrici nella prima parte del suo lavoro, Nicoletti evidenzia anche una certa differenza nei disegni narrativi. Per Goliarda, scrive Nicoletti, «l’autobiografia non è un sinonimo di verità assoluta. Al contrario, è soprattutto un modo, forse l’unico, per riprendersi l’esistenza, aprire i vecchi cassetti e ricostruire la propria versione della realtà. Poco importa se questo non corrisponde al vero ufficiale… Come a dire, scrivo per mettere fine a un assedio, per trovare quiete, per consegnare ad altri quanto non riesco più a trattenere per me». Anche Ernaux intende parlare di sé e “non finire nell’oblio”. Ma il suo scopo consiste anche in una sorta di revisione della scrittura squisitamente privata, come annota Nicoletti sottolinea: «La sua narrazione prende vita da una ricerca del contesto storico e sociale dell’epoca».
In questo scenario privato e politico, si insinua la stessa Nicoletti. Vuole, anche lei, dare senso alla propria vita di donna così simile a quella delle sue protagoniste pur se in tre tempi storici che si avvicendano con una sorta di analoga continuità, tra il ventesimo e gli inizi del ventunesimo secolo. Questo particolare modus operandi che attraversa tutto il saggio inducendo, in estrema sintesi, l’autrice a riconoscersi, ci restituisce il senso della grandezza e della scrittura letteraria delle sue personagge. Così che insieme «non cercano la verità ma celebrano la memoria. Per tutte e tre, l’autobiografia è un modo per riconciliarsi con il passato (…), per vederci più chiaro e fuggire alla trappola insidiosa dell’individualità. Per loro, in definitiva, si tratta di trovare il proprio posto nel mondo». Una ricerca favorita di sicuro anche dai “venti” del femminismo a cui Nicoletti dedica un capitolo nel suo saggio-racconto.
Ernaux e Goliarda, pur non avendo avuto una decisa prossimità con il femminismo, ne sono, anche inconsapevolmente, pervase. A proposito del capolavoro L’arte della gioia, Nicoletti ci ricorda che Goliarda: «Nello stesso momento in cui compone l’inizio del romanzo, non lontano da lei, le donne gridano per la propria liberazione. Stanno facendo il Femminismo». Quel femminismo che inonda di sé anche le opere di Ernaux. Gli anni, infatti, come scrive la nostra autrice, «è una testimonianza impietosa sul divario scavato tra i cambiamenti collettivi e la vita delle donne».

Nel capitolo che Nicoletti titola Il femminismo, sentiamo di essere chiamate a raccolta e come coinvolte in un nuovo puntuale esame della produzione delle due autrici. Ed è qui che, avendo già indagato sul senso che attribuiscono all’autobiografia, la nostra studiosa ci conduce a riconoscerle nel racconto delle loro vite. Sia attraverso la trama dapprima vischiosa del loro vissuto di donne nel mondo – il rapporto con la madre, con gli uomini, la maternità – sia nella loro presa di coscienza. Auto-riconoscimento che per Goliarda consiste nella scelta della solitudine, mentre per la scrittrice francese Ernaux risiede nel bisogno di autonomia che le viene garantito da un concorso per diventare insegnante di lettere. Da lì in poi, lo scorrere delle loro esistenze è segnato dalla volontà di sentirsi libere e onorare la loro conquistata libertà mettendo tutto per iscritto. Poiché il piacere della scrittura ha luogo quando un po’ di un libro o anche di un film vive dentro di noi, vale la pena riconoscere come Nicoletti ci attiri, assieme a lei, nella trama del suo scritto e nelle vite delle protagoniste. Volendo decifrarne il titolo del saggio, Incendiare il buio, vogliamo presumere che lei volesse gettar luce, come un fuoco, sulle vite di due grandi della letteratura.
Troppo sarebbe ancora da scrivere su questo imperdibile saggio-racconto di Valeria Nicoletti che, con eleganza e grazia ha percorso il cammino luminoso offerto da due grandi della letteratura di questo oscuro presente. Tutto ciò attraverso una sua, e a volte anche nostra, complicità ferocemente cercata e trovata nei momenti bui della sua propria esistenza. Il mezzo è l’arte della buona lettura e della scrittura la quale, per dirlo con Ernaux, quando si è “vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla”.

Valeria Nicoletti, Incendiare il buio. In viaggio con Annie Ernaux e Goliarda Sapienza, collettiva edizioni indipendenti, 2023

Valeria Nicoletti ha lavorato come giornalista per diverse testate nazionali e internazionali, tra cui Il Fatto Quotidiano, Doppiozero, CheFare, Nazione Indiana. Laureata in Letteratura Francese, ha approfondito il Noir D’oltralpe, le voci degli scrittori migranti e francofoni, l’autobiografia contemporanea. Ha frequentato il Corso di Laurea di Letteratura Comparata alla Sorbona. Oggi lavora sui banchi di scuola, come insegnante di Lingue e di Sostegno. Madre di tre bambini, è anche impegnata come volontaria sul fronte sociale. Si occupa, in particolare di diritti delle partorienti e dei neonati e anima laboratori di lettura per bambini e ragazzi. Vive a Lecce ed è Guida turistica in Puglia. Dal 2023 è socia della Società Italiana delle Letterate.

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Pina Mandolfo

Sono attivista nei movimenti delle donne. Il cinema, la scrittura, la diffusione delle pratiche e dei saperi delle donne, la difesa dei diritti umani e la difesa della “bellezza”, sono l’oggetto dei miei interessi, del mio lavoro e del mio impegno politico e civile. Sono stata socia fondatrice della Società Italiana Letterate. – Lungometraggi e cortometraggi – Silenzi e Bugie, sceneggiatura e regia, vince Sotto18 Film Fest e Targa Cias (2007); Correva l’anno, sceneggiatura e regia (2008); Viola di mare, soggetto e co-sceneggiatura, (interpeti: Isabella Ragonese, Valeria Solarino, Ennio Fantastichini, Lucrezia Lante della Rovere, Maria Grazia Cucinotta) vince Nice e premio Capri. – Documentari – L’Antigattopardo, Catania racconta Goliarda Sapienza, sceneggiatura (20012); Donne, sud mafia: videolettera dalla Sicilia, sceneggiatura e regia (2013): Orizzonti mediterranei, storie di migrazione e di violenza, sceneggiatura e regia (2014); Gesti di luce: Mistretta racconta Maria Messina (2014); Come un incantesimo, viaggio sentimentale nel Golfo dei poeti Mary e Percy Shelley (2014); Le parole per dirlo (spot contro la violenza sulle donne) (2016); Oltre il silenzio, i Centri antiviolenza raccontano (2016); Sicilia questa sconosciuta (2019) – Scritti – Sono autrice del romanzo Desiderio (La Tartaruga Baldini&Castaldi, Milano, 1995), in Germania e Svizzera (Piper, Monaco, 1996); del racconto Racconto di fine anno (in Principesse azzurre, Mondadori, 2004); dei saggi: Il sud delle donne, le donne del sud (in Cartografie dell’Immaginario, Sossella, Roma, 2000); La felicità delle narrazioni (in Lingua bene comune, Città aperta, 2006); dei racconti: Una necessità chiamata famiglia (Leggendaria, maggio 2001). – Organizzazione eventi culturali e rassegne cinematografiche – La Città di Palermo incontra le Madre di Plaza de Ma ejo (Palermo 2005); La Società delle Letterate incontra Emma Dante (Palermo 2007); Parlare e scrivere il femminile: donne, linguaggi e media (Palermo2014). Per il conferimento della Cittadinanza onoraria a Margarethe von Trotta, con il Goethe Institut, ho curato a Palermo l’organizzazione della Rassegna cinematografica Le donne di Margarethe con la filmografia completa della regista (Palermo 2015). British film club (cineclub in lingua originale Catania 1976-1982); Il reale e l’immaginario (Catania 1981); L’immagine riflessa (Catania 1982); Sesso, genere e travestitismi al cinema (Catania 1994); Sally Potter e Virginia Woolf, rappresentazione del femminile (Catania 1996); Vuoti di memoria (Palermo 2005). Dalla parte di lei: le donne, la vita e il cinema e il cinema (Palermo 2009); Le donne di Margarethe, rassegna cinematografica sulla produzione della regista e la sua partecipazione alla manifestazione (Palermo 2015).

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