Questo articolo è parte di una campagna a cui hanno aderito scrittrici e giornaliste italiane per denunciare la violenza di genere e nominarla.
#unite #rompiamoilsilenzio
1 La notte mio marito
sarà stata questione di lucernari
mancanti lampioni illuminanti
che ti mostrassero il mio dentro
in evidente orizzontale.
ero chiusa in una casa
hai girato varie volte la chiave.
appesa la lista della spesa
raccolgo le farine per farti il pane
per farti il letto, nascondo i coltelli
le lame pulisco i bordi delle scale
riattacco il telefono
se sento il cancello
lo incastro ogni giorno
per sentire
il cigolio del tuo arrivo.
e di tutto tutto il desiderare
è lo stare con te come quando
ci sai stare a stare con me
rannicchiato sulle scale
in volo aperto in macchina
in bocca in morbidi giganti
dentro di te di me
e di tutto il desiderare
è lo stare con te come quando
ci sai stare a stare con me
quando le mani sono ami
esche pesche in me in te
e questo anche il fatto
che nasce da te da me
da dove il castello di me
di te si impasta e rimane.
ma così quando mi mandate
dalla polizia nel grigio
quando mi chiedete i documenti
quando mi chiudete porte
a sbattere rumori mi guardate
nei corridoi a sbattere rumori
di porte che mi chiudete
nel silenzio dei corridoi
dalla polizia nei corridoi
mi guardate a dirmi se avrò
coraggio se saprò mettere fine.
ma non vede commissario
commissione benda
botta sul braccio
bacio sul mio cuore braccio
che mi abbracciava
non vede che è tutto insieme
in questa casa io confondo
le tende e i tovaglioli
le ferite i baci tu che tagli le aiuole.
però amore, mi devi lasciare
però lasciare amore andare via
andare via che non mi vedi
che non mi trovi
come quando mi odi
come quando mi fracassi
sui muri in cucina
sul tavolo dove c’era
con cura della tua cena
però mi devi lasciare amore
svanire
come svanisco in questo corridoio
come svanisco dalla polizia
dalla scrivania dal bianco latteo
silenzioso caotico mondo lontano
del corridoio del corrimano
del commissariato
come svilisco svanisco nel silenzio
del corridoio del bagno
mentre ascolto che urli per lo shampoo
il cassetto il bordo dell’asciugamano
mal messo.
e io ti penso
che siamo ragazzi.
sarà stata questione di lucernari
mancanti lampioni illuminanti
che ti mostrassero il mio dentro
in evidente orizzontale.
senza colpa amore
senza colpa con disastro
però con disastro
e senza ordine
necessita la storia
da raccontare
con disastro.
sentivo i sassi in gola
i sassi sugli occhi
i sassi nelle orecchie
mentre erano le tue dita
le tue unghie infilate
nella mia bocca nella mia gola
nel due secondi attimo
nella nebbia del mio respiro
sul divano schiacciata
impalata dalle tue dita
in gola in urlo
in dire
dimmi tutto quel che hai detto
di me quel che hai detto
mi devi tacere stare zitta
vuoi la verità del tutto
e spingi le dita in gola
per dirmi parla dimmi
ma io non parlo
esce suono respiro rotto
fame di voce
fame di luce
arriva che mi rendi buia
senza aria senza scampo
senza respiro
arriva che mi rendi buia.
ma arriva il bambino
il figlio e ti tira le scarpe.
e ti togli e ti togli
ma per te solo un minuto
uno starnuto un niente
il tempo interminabile
in cui prendi la mia aria
in cambio di me.
così succede anche
che bruci ogni regalo
ogni faro ogni lettera
ogni mia cosa ogni mia corsa.
sarà stata questione di lucernari
mancanti lampioni illuminanti
che ti mostrassero il mio dentro
in evidente orizzontale.
non ho bisogno per te di alcun male
non ha bisogno il mio braccio
le mie orecchie il graffio.
sarà stata questione di lucernari
mancanti lampioni illuminanti
che ti mostrassero il mio dentro in evidente orizzontale.
2 Testamento
questo è quanto
era vera la paura
era vero lo schianto
come fossi nata
controvento
la separazione
il bambino sotto la pioggia
senza valigie
in classe succede
la liberazione
il prezzo così alto
sai contronatura
assetto le parole
ci passiamo in tante
avevi il rossetto
sulle mutande
ma io non ho paura
non ho paura
vengo vestita da sposa
in tribunale
mi guardano mentre
attraverso l’altare
ci passiamo in tante
hai delle lacrime
tra i capelli
lei ti aspetta
chiavi in mano
marito mio nemico
non so non capisco
mi taccio non dico
ma mi tenevi stretta
quando partorivo
quando era respiro
del respiro del nascere
del sopravvivo
tutto è stato troppo
ma io ti lascio vivo
io ti lancio felice nel mondo che resta
se muoio digli
al mio bambino
che per voi
ogni gioia
sono per voi
in ogni nuovo ramo
in ogni bianco
nei chicchi
trovami, papà
quando apri
che ti piace
il melograno
quando lo succhi
che fai rumore
digli che era solo
digli che era/solo amore
amore non sa niente
che mi vedevi molto bella
sporca tra la gente
che non so fare niente
digli i miei talenti
digli che sorrido alla gente
anche se questo
non ti è indifferente
se mi succede qualcosa
se non resiste il mio corpo
a questo togliermi di dosso
ma io provo io posso
tutta la vita al minuto
tutta la voglio e vi voglio
felici più possibile e felici
tutto lascio al bambino
si bendano gli occhi
ma li riapro
dentro ci sono giardini
biscotti cookies
mango clementine
due aspirine
coda di cavallo
coraggio
nuova direzione
vento a favore.
3 Caramelle
“se parli ti spacco la testa con il tombino
ti faccio nera ti rovino fino a sera
se parli ti spacco la testa
e muori impiccati vai fuori:
ti faccio nera ti rovino fino a sera”
lecco le caramelle e le incarto
incarto ancora caramelle
e lecco lo specchio con la lingua
con insistenza chiudo il tuo dentifricio
lecco il bordo del tubetto
se sono stata capace di leccarti
ogni sotto, di fotterti ogni fotto
sono capace di leccarti il piatto
la forchetta che ti ho portato
leccarti la merda del cuscino dormito
leccare abbondantemente i bordi
delle finestre, le mutande che ti raccolgo
ogni mattina, il lembo del lenzuolo
che ti piego accurata
leccare la carta scritta che ti scrivo
per dirti amore non dormo non dormivo
per dirti amore sono sveglia sono viva
sono respiro impulso vivo
ti lecco il polsino della camicia
stirata appesa al manichino
ti lecco il calzino che lasci
alla porta dello sgabuzzino
lecco le chiavi che usi e nascondi e
solo tu usi
lecco l’imbuto del vino, lascio tracce
come quando ti piaceva il collo
l’ascella e infilarmi il coltello.
tutta in silenzio la casa riposa
mentre sei al lavoro e io sono sola
prima del distacco dello scappare dello scacco.
“se parli ti spacco la testa
e muori impìccati vai fuori”:
ma niente è destinato a finire
la realtà vola via nel palloncino.
“ti faccio nera ti rovino fino a sera”
e niente sembra passare
e strano nascosto dentro amore
il mio amore rimane.
e vai a fumare.
ma a niente serve, a niente rimane l’illusione
del sogno mio che non si può giocare, l’illusione
del sogno mio che mi racconti, ma non la posso toccare.
così adesso sei uscito
e tra poco andrò via, qualche giorno ancora
e filo come una funivia.
e tutto ti lecco quel che rimane
quel che facevo e non permane
perché solo dentro un filo
come filo di bava di lumaca
è questo segno che coltivo
che era amore amore che nutrivo.
ma nascosto dietro alle tende
solo addio dice addio/se sopravvivo.*
*Queste tre poesie sono tratte dalla raccolta “Il seme dell’abbraccio” di Silvia Salvagnini (Bompiani, 2018)
PASSAPAROLA: GRAZIE ♥Silvia Salvagnini
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