Una donna forte, indipendente, che lavora, ha un amante, non vuole figli. Ma il suo equilibrio si incrina quando la abbandona la sua domestica. Ripubblicato da Cliquot, esce il 14 dicembre una nuova edizione di “Prima e dopo” introdotto da Nadia Terranova
Di Chiara Cremaschi
La prima volta che ho sentito nominare Alba de Céspedes è stato durante un incontro per un’intervista, a Roma, con Giulietta Fibbi, nome di battaglia “Lina”. Fibbi era una donna semplice e diretta, molto simpatica e intelligente. Parlavamo della Francia, lei ci era cresciuta con la sua famiglia, esiliati politici antifascisti; io avevo appena preso la decisione di trasferirmici, nauseata dalla situazione intorno a me. Su questa mia confessione, ha esclamato: «Come Alba de Céspedes! Ricordi la lettera che scrisse all’Unità dichiarando che non sarebbe più tornata in Italia?»
Io non sapevo neanche chi fosse, Alba de Céspedes, nonostante il mio percorso di studi letterari.
Come molte scrittrici importanti, non è contemplata nei piani di studio.
Ho cercato i suoi libri. Oltre al Meridiano di Mondadori, gli altri erano quasi introvabili.
I romanzi selezionati da Marina Zancan per il Meridiano mi hanno colpito moltissimo.
Dovevo trovarne altri: ho comprato una copia di Prima e dopo in un sito di libri usati, trovato sulla bancarella di un bouquiniste una copia di Sans autre lieu que la nuit, fatto le fotocopie della copia bilingue de Le ragazze del mese di maggio conservata alla Fondazione Elvira Badaracco, trovato l’ultima copia di Fuga in una libreria di Torino.
Sono stata anche più volte nell’archivio della Fondazione Mondadori, dove ho avuto accesso ai Diari, le lettere, i manoscritti, le fotografie.
Ho deciso che volevo raccontare in un film la vita di questa donna straordinaria attraverso la sua biblioteca. Non ci sono ancora riuscita, ma prima o poi ce la farò. Anche pensando a Fibbi, il mio racconto partirebbe dagli anni francesi di de Céspedes, studiati approfonditamente in un libro appena uscito, a cura di due italianiste in Francia, Sabina Ciminari e Silvia Contarini.
Mi rende felice che, negli ultimi anni, de Céspedes sia molto studiata, che i suoi libri siano di nuovo pubblicati e tradotti. Ho letto che negli Stati Uniti, anche grazie alle buone parole di Elena Ferrante, le sue opere stanno ricevendo un incredibile successo di critica e pubblico.
La casa editrice Cliquot ha scelto di pubblicare, l’anno scorso, il libro d’esordio di de Céspedes L’anima degli altri con la prefazione di Loredana Lipperini, diciotto brevi racconti scritti da un’Alba ventiquattrenne. Quest’anno, con mia grande gioia, Cliquot ha scelto Prima e dopo, e lo pubblica con la prefazione di Nadia Terranova.
L’illustrazione di copertina, di Alessandra Dalessandro, è luminosa. Soprattutto al confronto con l’edizione che possiedo, del 1977, un “paesaggio romano” di Mario Mafai. Franchini disegna una foglia nel cielo, su fondo bianco, sotto di lei un gruppo di alberi. È sola, quella foglia, staccata da tutti, sospesa. Racconta molto della situazione di Irene, la protagonista del libro.
Come nota Terranova nella prefazione, infatti, «di solito, Alba de Céspedes presenta donne sul margine della società e della famiglia, in lotta con i ruoli che la società patriarcale ha previsto per loro, donne che non vogliono essere solo figlie, mogli e madri. Di solito, racconta l’incedere e l’esplodere del loro percorso di emancipazione, succede con Alessandra in Dalla parte di lei, con Valeria in Quaderno proibito. Qui invece troviamo Irene che non deve liberarsi da niente, si è già liberata da tutto: dal matrimonio come unico destino, dalle aspettative della madre. Non ha scelto la maternità, non ha scelto le convenzioni. Vive da sola, è un’intellettuale, scrive per mestiere, ha interrotto un fidanzamento prima del matrimonio e ha un amante. La famiglia di Irene sono le amiche, e anche rispetto alle sorelle biologiche procede per differenziazione: una è suora, devota all’amore per un dio tradizionale, l’altra vive come vivono tutte le donne borghesi della società dell’epoca, ha un marito, è superficiale e frettolosa.
Gli altri, le altre, sono, per stessa definizione di Irene, più voci che presenze nella sua vita: la sua condizione reale è la solitudine, quella che paghiamo quando scegliamo di stare al mondo nel modo che più ci somiglia e meno somiglia alle aspettative altrui. La paghiamo tutti, ma alle donne è sempre toccato il prezzo più alto, e Alba de Céspedes l’ha sempre raccontato, altrove come traguardo, qui come punto di partenza. Scopriamo però, fin dalle prime pagine, che dietro la corazza sana e forte, una donna libera può ammalarsi per un abbandono – non quello di un compagno e neppure di un’amica, ma per l’abbandono di una domestica. Con Irene entriamo nella sottile relazione tra una donna colta e sola e un’altra, di diversa estrazione sociale. Ma anziché marcare il divario tra le due e insistere sul cliché, de Céspedes capovolge gli equilibri, è la domestica ad avere potere, emotivo e psicologico, sull’intellettuale, anche se è più giovane, anche se è ignorante. Irene ha bisogno di Erminia e vacilla quando lei dà le dimissioni. (…) Irene dopo il crollo si guarda intorno e rinomina tutto il suo mondo, smette di essere giudice degli altri e, cominciando a guardare sé stessa attraverso gli occhi di Erminia, scavando dentro le proprie fragilità, arrivando, nelle ultime righe, a una forma di inclemenza priva di compiacimento che raggiunge un piccolo vertice di scrittura».
In una lettera indirizzata ai lettori, de Céspedes scrive: «Se anche lo tentassi, non riuscirei egualmente a farvi comprendere cos’è Prima e dopo: e neppure che cosa vuol dire il suo titolo. Vorrei che, leggendo il libro, i lettori si avvedessero che, nella vita di ogni uomo, come in quella di Irene e Pietro, e in quella di Erminia, c’è un momento in cui un fatto, un amore, un incontro, insomma qualcosa ci fornisce l’occasione di domandarci certe cose e tentare di capirle, dandoci così la possibilità̀ di diventare adulti non soltanto per gli anni. E che alcuni approfittano di questa occasione mentre altri trovano più̀ comodo non avvedersene. Poiché́ essa rappresenta la scelta tra il mondo delle passioni, degli istinti, e quello delle idee. Tra la felicità e la ragione»
Bentornata tra noi, Alba de Céspedes.
Alba de Céspedes, “L’anima degli altri”, prefazione di Loredana Lipperini, Cliquot, 2022.
Alba de Céspedes, “Prima e dopo”, prefazione di Nadia Terranova, cliquot, 2023.
Sabina Ciminari e Silvia Contarini (a cura di) “Alba de Céspedes e anni francesi”, Franco Cesati editore, 2023.
Chiara Cremaschi
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