La scrittura rimane il gesto responsabile di un impegno civile mai abbandonato, dove il noi è sempre femminile. Il diario in versi, politico e intimo, di Francesca Traìna si intitola “Il coraggio delle parole” e traccia un percorso tra il passato e un presente in cui fare rete è imperativo
Di Floriana Coppola
Resta la voce./ La declinazione di parole esatte e ubriache,/ disossate e risolte nei mai nei sempre/ d’una grammatica di sale./ Ecco/ mi sdraio sul ponte della dimenticanza/ per ricordare l’amore./ Passano da qui senza fermarsi./ L’andatura scoscesa e menzognera/ d’un sogno sfuggito / al bisbiglio dei confessionali./ Ti chiedo di urlare con voce di conchiglia/ e rombo di marea./ Ti chiedo di marciare, / di accendere un fuoco se precipita la notte/ sulla tua schiena nuda./ Ti chiedo di cantare come fosse per te sola/ o per la figlia che non hai voluto./ …
Coraggio è parola densa che ritorna spesso nell’ultima magnifica silloge di Francesca Traìna Il coraggio delle parole, (Robin Edizioni). Agire con il cuore, senza retorica e senza ideologismi, essere capaci di andare oltre i confini del nostro ego, sentire un’appartenenza politica esistenziale con le altre, partecipare da dentro a quel movimento instancabile di denuncia e di vitale sovraumano bisogno di un’umanità degna di questo nome. Una scrittura che ha nella malinconia struggente e nella nostalgia il sentimento indecifrabile dello stare al mondo. Eppure «resta la voce» dice Traìna e come non si può dimenticare in quel restare poetico la poesia di Forugh Farrokhzad. «E’ solo la voce che resta» scrisse la poetessa iraniana. Tanti i rimandi letterari in questo diario in versi che inquieta e tormenta. Lo sguardo è rivolto al passato, intuisce drammaticamente il futuro e registra la necessità del presente di fare rete, di prendere posizioni, di stabilire con esattezza le coordinate geopolitiche della parola. La parola diventa gesto condiviso, tensione collettiva con una direzione visionaria verso ciò che vorremmo essere, lontano da ciò che non vogliamo più subire.
Eccoci ancora qui chine sulle parole/ come non fossero trascorsi questi anni, /come non accadesse un’altra volta/ questo tremare di paura e perdersi, / questo sentire il sangue/ battere alle pareti del corpo/ sapendo che apriremo il cuore/ a chi darà senso ad ogni gesto/ che si confermi in noi/ e ci confermi nel nostro divenire.
C’è in questi versi la determinazione politica di una sconfitta con cui fare i conti, sconfitta individuale e collettiva, profezia amara di una generazione militante che ha conosciuto la forza rivoluzionaria delle parole, la loro volontà di cambiare il mondo e poi la registrazione frustrante di una involuzione storica che rischia di travolgere ogni traguardo.
Ogni forma di linguaggio registra la crisi politica, diventa testimonianza vibrante della propria militanza. Dalla ferita personale all’indignazione politica condivisa, dall’io solitario al noi, specchio doloroso di una sofferta appartenenza. La scrittura rimane il gesto responsabile di un impegno civile mai abbandonato. Un noi sempre femminile perché più volte Traìna dichiara con chiarezza che sono le donne le sue interlocutrici, soggetto e oggetto delle sue alleanze più profonde, anelli di quella rete interna a una genealogia tutta costituita da donne.
Scrive in “Trame del mondo”, nella Rivista Mezzocielo (2009): «Coraggio è il sentimento che resiste, il brivido struggente che non tradisce il desiderio, la misura di una realtà che non sottrae, né si sottrae, lo sguardo ardente d’un riconoscimento che accade senza essere destino. Come comprendere lo sgranamento della tela tessuta attentamente filo dopo filo mandata a mente, tenuta stretta tra devote mani. Era il gelo invece che colava dalle gronde di gennaio, usurava il ferro, penetrava nella storia per squadernarla e trasmutarla in una pena sibilante come vento di maestrale che squassa lo scafo con inconsapevole follia».
Ritorna la parola “coraggio” come simbolo di una coscienza collettiva, animando il bisogno di riconnettersi alle altre, sia alle donne del passato che a quelle del presente. Esercizio quotidiano non abbassare la tensione utopica di chi crede ancora in una possibile evoluzione umana. Siamo spesso isole in questa navigazione esistenziale, dentro un arcipelago di elementi solitari, in perenne affanno nella nostra Penelopiad, come direbbe Margareth Atwood. Le pagine si susseguono in un diario di inquieto incantamento, dove l’ancoraggio etico e politico della parola si tramuta in uno sfondo distopico che incornicia l’incessante movimento dall’io al noi, da una percezione individuale a una più appassionata coralità. Traìna non sosta nella percezione drammatica della sconfitta ma a ogni verso tenta un nuovo investimento emozionale e valoriale che sia lucerna nel buio che circonda. Indica un fuoco che sembra spento sotto le ceneri di un capitolazione.
Erano donne d’un solo popolo./Per abuso prosciugarono sorgenti/dove spontanea la lingua sgorgava./Non ebbero parole./Il silenzio muto del riguardo e del rispetto/ non le raggiunse./ Il deserto nascose ceneri d’un fuoco/ che finse d’essere luce./…I resti di un popolo diviso/ora dicono solo la sconfitta/ perché nessuna donna ha vinto/ e tutte abbiamo perso.
Le parole hanno il coraggio di farsi testimonianza di una prospettiva che rivolti e pareggi conti che non tornano. «Nessuna donna ha vinto e tutte abbiamo perso» è un pensiero forte che sottolinea la condivisione storica del processo di liberazione, altra cosa dell’emancipazione professionale di alcune, derivate da privilegi di classe a volte divisivi.
La seconda parte del libro dedicata a Palermo disegna e racconta una città simbolicamente inesauribile come le città invisibili di Italo Calvino. Qui l’io lirico si fa viandante silente dei vicoli e delle strade, recuperando gemme di bellezza nella miseria metropolitana e decadente di un’infinita passeggiata. Le poesie dedicate alla sua città rappresentano lo slancio politico della scrittura di Traìna, il senso di una visione comunitaria che si sfilaccia e si ricompone ogni volta. Proprio questo continuo interrogarsi sulla disfatta disperata delle utopie è centrale nella sua versificazione. La scrittura poetica esprime con rammarico la coscienza di ciò che si è perduto, di ciò che non si è conquistato ancora. La voce della poesia diventa bussola traccia l’itinerario temporale di uno sconforto e di un tentativo di rinascita, che si attraversa quotidianamente e che riguarda soprattutto le donne escluse dalla storia.
Al tacere delle vele ho solo i miei passi/ per deporre una pacata irriverenza sulla città. / Un requiem trangugiato su una sordida panchina./…/Ci lasceranno così,/disarcionati dal tempo/-orfani-/appena memori d’aver avuto/madre, terra, cielo, mare/ e un sorriso forse/ come equinozio/ gettato alle ortiche del nulla./…
Ritorna la concezione del tempo che passa e distrugge, modifica le relazioni, i corpi e la storia, il tempo che scarnifica ogni utopia e prova a riparare le cicatrici. Il registro narrativo offre lo spazio giusto per amplificare ogni afflato speculativo, alla ricerca di uno stile possente che esca fuori da ogni invisibilità, da ogni ripiegamento malinconico. La scrittura si allarga in un flusso di coscienza che intreccia il ricordo autobiografico con il pensiero che riflette sul tempo perduto, sulle occasioni mancate, sul dolore accolto e subito, sullo struggimento di ogni separazione. In ogni pagina entra il paesaggio e la natura. Si alternano ad ogni strofa una scintilla di luce e lo stigma della perdizione. Questa altalena tra un dentro e un fuori da sé ritorna e si allontana, intermittenza esistenziale, ferita che non si rimargina ma che fertilizza la prosa poetica.
…La voce condivide la natura del seme,/lo effonde come emissione di canto./Lungo il viaggio rilascia semi/di alfabeti plurali/affinché le lingue, le parlate, i suoni,/possano contaminarsi/dove più profondo è il contatto/ tra spirito e materia, / dove impalpabile l’aria/ demarca cielo e terra/ e si fa tramite d’unione/per la nostra percezione./…
Francesca Traìna, “Il coraggio delle parole”, Robin Edizioni 2023
PASSAPAROLA:








Floriana Coppola

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