La fisarmonica del riscatto

Pina Mandolfo, 1 ottobre 2023

Marika è una bambina Rom che vive in un campo al limitare di una grande città italiana. Dentro c’è la sua famiglia, e fuori tutti gli altri. Sarà il nonno a iniziarla alla musica, il biglietto di sola andata per un futuro migliore. Un romanzo ricco di “un linguaggio che scombina il canone tradizionale con i molteplici modi narrativi”

di Pina Mandolfo

La bambina, il carro e la stella, sapiente, inesauribile e capillare narrazione di Floriana Coppola, ci accompagna, senza concedere tregua, dal margine e nel margine di un territorio sconosciuto e inviso al mondo “normato”: il mondo invisibile dei rom. L’originalità, per nulla “canonica”, del testo risiede, oltre che nella tematica affrontata, nel registro narrativo. Mentre ci sorprende l’appassionata e multiforme conoscenza dell’autrice di un mondo “altro”, quello dei rom, quasi fosse una di loro, ci confonde la potente alchimia di un linguaggio che scombina il canone tradizionale con i molteplici modi narrativi. I temi si mischiano tra loro saltando il confine tra visione – quello della protagonista – e rappresentazione sociale -quella dell’autrice -. L’intera costruzione del testo, con le pause corsive che segnano il volgere del tempo e della storia, è avvolto da una impronta poetica che ci impone di decifrare due mondi paralleli e in apparenza diversi e divisi: quello marginale dei rom e l’altro, detto dei gagè, il mondo stanziale della presunta civiltà. Tra questi due mondi la vita di una ragazzina rom, Marika, irrompe in 286 pagine sapientemente costruite per sospingere chi legge nello specchio deformato e deformante di una società alla deriva. Sia essa quella degli invisibili che si muovono tra il degrado delle baracche ai margini delle città che quello delle case, dei palazzi, degli uffici apparentemente creato per mostrare ordine e bellezza.
Marika, la piccola protagonista, in bilico tra infanzia e adolescenza, come metafora dei due mondi in cui si muove, è immersa nell’ambiente in cui agiscono i personaggi, in particolare nei rapporti tra uomini e donne e tra i due mondi paralleli. La sua esistenza è popolata da una miriade di personaggi che irrompono nel testo all’improvviso ed entrano in scena proprio mentre la protagonista cerca di aprirsi al mondo e decifrare la realtà che la circonda, pur cercando di preservare uno spazio interiore segreto che nutre il suo bisogno di riscatto.
Il padre padrone incalza sulla famiglia al pari di un maschile generalmente violento e predatorio che aleggia nel campo. Ma sono le donne di casa, assegnate a servili incombenze, la madre e la nonna Zlatina, impossibilitate e incapaci di cambiare vita, che presagiscono per Marika un futuro diverso da quello toccato a loro. Tra tutti un posto di privilegio appartiene al saggio nonno Marek, memoria storica della famiglia e delle vicende crudeli occorse ai rom nel tempo. Unico portatore di una tradizione antica, ormai perduta, di giustizia e integrità. Ed è proprio lui a mettere sempre in guardia l’amata nipote dai pericoli del mondo, in particolare dalla crudele ostilità dei gagè, una consolidata intolleranza che spesso si trasforma in violenza incendiaria. Ma soprattutto è il nonno a iniziarla alla pratica della musica. Quel linguaggio universale che recide le ostili diversità tra le genti.
La vita di Marika si divide in due, dentro e fuori il campo. Quel fuori che lentamente sta contaminando, con la furia del possesso, le vite della sua gente costretta a indebitarsi, ricorrere a furti e finire nelle grinfie crudeli dell’usuraio Pavol. La sua “influenza tra gli uomini è… inesorabile lasciando una brutta traccia in ogni famiglia… Un processo inarrestabile, una trasformazione che prende vecchi e giovani.” Quella furia dei “bisogni” non risparmia il fratello della nostra giovane protagonista, del cui affetto e complicità talvolta lei si nutre. Egli disdegna il lavoro in cambio di ruberie pericolose e affari illeciti come tanti della sua gente.
Ma di là dal campo Marika scopre un mondo altro. Conosce l’amicizia di Carmen e delle altre ragazze del bar e del centro estetico dove sempre più spesso si reca. L’incanto di donne che vanno e vengono dal centro estetico la sorprende senza tuttavia spingerla a cedere ai modi e ai bisogni di quella vanità e da ciò che per lei assomiglia a uno spettacolo effimero fatto solo per il piacere dello sguardo. Solo Carmen è il suo modello, quello che la riporta nel mondo reale. E’ affascinata “dai suoi occhi chiari, azzurri come un pezzetto di cielo… chiara di carnagione” a differenza della sua gente … “scura di pelle”. Di giorno in giorno i contatti con Carmen e le altre si fanno fitti fino ad una complice amicizia che le consente di scoprire, tra realtà e immaginazione, quel mondo fuori dal perimetro del suo accampamento. L’agio e i modi di quelle vite, quei personaggi che: “entravano ed uscivano da tanti spazi, gli uffici, i locali, i negozi, le scuole, i tribunali”. Per accorgersi poi che anche in quel mondo esiste qualcosa di simile a Pavol: “le banche, le agenzie finanziarie … mutui … crediti, debiti…”. Ma se anche lì non manca un certo inferno per Marika quello è, tuttavia, il luogo della libertà e del riscatto. E mentre Carmen le parla del suo amore per Rino e i suoi progetti matrimoniali, lei sa già di volere altro: imparare a scrivere, leggere e suonare. E quando il musicista Francesco, che Carmen le fa conoscere, entra in scena e nella sua vita il dialogo interiore con il suo sogno comincia a farsi strada in lei. Francesco accetta di darle lezioni di musica fino ad affinare la sua competenza nell’uso della fisarmonica e crescere in autostima. Seppur divisa in due, tra la vita del campo con il peso dell’appartenenza e il mondo fuori, quello dei gagè con le sue promesse di riscatto “si sentiva ormai fuori posto ovunque”. Ma solo “quando suonava si sentiva uguale a tutti … perfettamente in sintonia con il tempo che stava vivendo, con lo spazio che stava occupando”. La musica e il canto sono per Marika l’unguento della sua tristezza, del disagio di chi non prova appartenenza e diritto ai propri sogni.
Ma l’occasione per dar luogo ai suoi progetti si presenta inaspettata quando il padre, a causa di affari sbagliati, diviene preda delle tremende razzie dell’usuraio Pavol. Una furia si impossessa del genitore che non si fa scrupolo di imporre alla figlia di avventurarsi in furti nelle abitazioni al di là del campo. La piccola, nascondendo con se un coltello, si muove coraggiosa al cospetto dell’orrido Pavol nel tentativo di indurlo al rispetto verso il proprio padre ma di fronte ad un suo morboso tentativo di violenza lo accoltella. Per lei è giunto il momento del riscatto e il coraggio della fuga. Una fuga che, dagli scalini di un supermercato dove era solita sostare, avvolta nei suoi abiti logori, con la nonna per qualche soldo o un modesto bene di consumo, la catapulta nell’abitacolo di un treno in corsa verso un nord simbolico e poi reale. Con l’aiuto dell’amata Carmen, decisa a raggiungere il suo amato Rino, Marika raggiungerà il suo Eden, la sua terra promessa in cui i tasti della sua fisarmonica risuoneranno per esorcizzare un passato di oppressioni e inganni. Quelle che toccano soprattutto alle donne, le donne della sua vita e quelle del mondo. Una realtà, quella femminile, che, in modo più o meno manifesto, Floriana Coppola tesse lungo tutta la trama del romanzo.
E’ una narrazione complessa la sua, straordinariamente ricca nei fatti e nel linguaggio che ci prende soprattutto mediante l’empatia dolorosa e dolente della scrittrice.

Floriana Coppola, La bambina, il carro e la stella, Terra d’ulivi Edizioni, 2022

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Floriana Coppola è counselor professionista specializzata in Analisi Transazionale e Psicologia Esistenziale, perfezionata in Didattica e Cultura di Genere e in Scrittura autobiografica. E’ redattrice nella rivista letteraria Menabò on line. La sua vasta produzione di poesia e di prosa poetica comprende: Il trono dei mirti, ed. Melagrana onlus, 2005; Sono nata donna,  Boopen Led, 2010; Mancina nello sguardo,  La Vita Felice, 2012; Mitica Futura, ed. Dalia 2013;  Femminile Singolare,  Homo Scrivens, 2016; Cambio di stagione e altre mutazioni poetiche, Oedipus, 2017; La faglia del fuoco, Ed. Il Laboratorio, 2019; La vertigine del taglio, ed. Terra di ulivi, 2021. I suoi romanzi sono: Vico Ultimo della Sorgente,  Homo scrivens, 2012; Donna Creola e gli angeli del cortile,  La Vita Felice, 2014; Aula voliera,  Oedipus, 2020; La bambina, il carro e la stella, ed. Terra di ulivi 2022. Napoli è la sua città e il luogo di ispirazione.

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Pina Mandolfo

Sono attivista nei movimenti delle donne. Il cinema, la scrittura, la diffusione delle pratiche e dei saperi delle donne, la difesa dei diritti umani e la difesa della "bellezza", sono l’oggetto dei miei interessi, del mio lavoro e del mio impegno politico e civile. Sono stata socia fondatrice della Società Italiana Letterate. - Lungometraggi e cortometraggi - Silenzi e Bugie, sceneggiatura e regia, vince Sotto18 Film Fest e Targa Cias (2007); Correva l’anno, sceneggiatura e regia (2008); Viola di mare, soggetto e co-sceneggiatura, (interpeti: Isabella Ragonese, Valeria Solarino, Ennio Fantastichini, Lucrezia Lante della Rovere, Maria Grazia Cucinotta) vince Nice e premio Capri. - Documentari - L’Antigattopardo, Catania racconta Goliarda Sapienza, sceneggiatura (20012); Donne, sud mafia: videolettera dalla Sicilia, sceneggiatura e regia (2013): Orizzonti mediterranei, storie di migrazione e di violenza, sceneggiatura e regia (2014); Gesti di luce: Mistretta racconta Maria Messina (2014); Come un incantesimo, viaggio sentimentale nel Golfo dei poeti Mary e Percy Shelley (2014); Le parole per dirlo (spot contro la violenza sulle donne) (2016); Oltre il silenzio, i Centri antiviolenza raccontano (2016); Sicilia questa sconosciuta (2019) - Scritti - Sono autrice del romanzo Desiderio (La Tartaruga Baldini&Castaldi, Milano, 1995), in Germania e Svizzera (Piper, Monaco, 1996); del racconto Racconto di fine anno (in Principesse azzurre, Mondadori, 2004); dei saggi: Il sud delle donne, le donne del sud (in Cartografie dell’Immaginario, Sossella, Roma, 2000); La felicità delle narrazioni (in Lingua bene comune, Città aperta, 2006); dei racconti: Una necessità chiamata famiglia (Leggendaria, maggio 2001). - Organizzazione eventi culturali e rassegne cinematografiche - La Città di Palermo incontra le Madre di Plaza de Ma ejo (Palermo 2005); La Società delle Letterate incontra Emma Dante (Palermo 2007); Parlare e scrivere il femminile: donne, linguaggi e media (Palermo2014). Per il conferimento della Cittadinanza onoraria a Margarethe von Trotta, con il Goethe Institut, ho curato a Palermo l'organizzazione della Rassegna cinematografica Le donne di Margarethe con la filmografia completa della regista (Palermo 2015). British film club (cineclub in lingua originale Catania 1976-1982); Il reale e l’immaginario (Catania 1981); L’immagine riflessa (Catania 1982); Sesso, genere e travestitismi al cinema (Catania 1994); Sally Potter e Virginia Woolf, rappresentazione del femminile (Catania 1996); Vuoti di memoria (Palermo 2005). Dalla parte di lei: le donne, la vita e il cinema e il cinema (Palermo 2009); Le donne di Margarethe, rassegna cinematografica sulla produzione della regista e la sua partecipazione alla manifestazione (Palermo 2015).

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