Nel dicembre 2019, durante il convegno biennale della SIL dedicato al lavoro delle donne, si tenne un workshop sulla rappresentazione letteraria, e non solo, della migrazione femminile. (Per saperne di più sul convegno, e scaricare l’ebook con gli atti dei workshop clicca qui). Coordinava uno dei workshop Lidia Curti, una donna straordinaria che purtroppo abbiamo perso lo scorso anno.
Fra i numerosi interventi, una riflessione di Chiara Ingrao sulle sfide da lei affrontate nella scrittura del suo romanzo “Migrante per sempre”, ispirato ad una storia vera di emigrazione italiana ma anche di immigrazione in Italia. Quando abbiamo deciso di pubblicare questo testo su Letterate Magazine, Chiara ci ha proposto di allargare lo sguardo anche ad altre storie di donne migranti. La scelta che abbiamo fatto non pretende di essere esaustiva, solo di sollecitare curiosità e spunti di riflessione. Vi proporremo sia vicende di migrazione dall’Italia verso altri paesi, in diversi luoghi e diverse epoche, sia storie di immigrazione in Italia da vari angoli del mondo: dalla Somalia alla Romania, dalla Bosnia alla Palestina, dall’India agli Stati Uniti, all’Argentina, al Belgio.
Le espatriate: partire è un terremoto
Personalità poliedriche e poliglotte, scrittrici, traduttrici, organizzatrici, alcune attive in campo artistico e visuale, le poete raccolte da Silvia Rosa per l’editrice triestina Vita Activa Nuova parlano di esilio, spaesamento, migrazione, sconfinamenti. Un’antologia unica
di Loredana Magazzeni
Nella città ho seminato indizi
orme che illuminano
il cammino del ritorno,
una qualsiasi via d’uscita
in caso d’incendio
Nella città ho fatto il trapianto,
non uno, ma diversi
codici allo stesso tempo
si sono mischiati
come colla alle parole.
(da Prisca Agustoni, Una seconda pelle, in “Confine donna. Poesie e storie di emigrazione”, 2022)
Non poteva pubblicare libro più adatto la casa editrice triestina Vita Activa Nuova che, grazie al suo cuore mitteleuropeo, fa dell’internazionalismo, della convivenza fra i popoli, dell’attenzione alle donne e alla fluidità dei loro destini temi imprescindibili delle sue scelte editoriali. E come non inaugurare con un’antologia di poesia di autrici che hanno attraversato l’esperienza della migrazione, 21 voci interrogate perché raccontino i motivi e le difficoltà dell’espatrio, in parte in prosa autobiografica (rispondendo a precise e identiche domande) in parte in poesia (con una scelta di testi editi o inediti). Voci che attraverso una sua rubrica sulla rivista digitale Poesia del nostro tempo, Silvia Rosa, curatrice del libro, aveva raccolto e interrogato. Scrittrici esordienti o affermate, che riflettono su cambiamento, modificazione, viaggio, esilio, potenzialità o destino, e ai suoi costi linguistici e personali, riunite qui in un magnifico volume illustrato dalla poeta Valeria Bianchi Mian.
Molte delle autrici appartengono alla Compagnia delle poete, fondata da Mia Lecomte: da Prisca Agustoni a Adriana Langtry, da Brenda Porster a Barbara Pumhösel e Candelaria Romero. Ma sono presenti anche molte interessanti giovani scrittrici come Gentiana Minga, Jonida Prifti, Eliza Macadan, studiose come Vera Lùcia de Oliveira o la stessa Eva Taylor, poete e operatrici culturali, fondatrici di associazioni plurinazionali come Alexandra Zambrà. Nessuna è alla prima esperienza. Tutte hanno alle spalle pubblicazioni su riviste nazionali, internazionali e antologie, libri, esperienze traduttive, dottorati, progetti di poesia sonora o di teatro, insegnamento universitario. Personalità poliedriche, come Evelina Schatz, attive in campo artistico e visuale, e di natura translingue e poliglotta come Barbara Serdakowski, nata in Polonia, vissuta in Marocco e infine cittadina canadese.
La migrazione è una realtà della nostra storia letteraria. Contiamo scrittrici che entreranno nel canone non solo nazionale, perché sarebbe riduttivo, ma europeo. La casa comune sarà la letteratura, grazie all’apporto di scrittrici che provengono da altre lingue e culture, in termini di temi, di sensibilità, di invenzione e di ricerca linguistica. Come non ricordare, a questo proposito, Melita Richter, che al patrimonio letterario portato in valigia dagli scrittori migranti aveva dedicato il volume Libri migranti e i cui saggi in lingua italiana sono ora pubblicati da Vita Activa Nuova.
Per Silvia Rosa, appassionata curatrice della raccolta, qui si tratta non solo di «comporre un articolato mosaico di storie d’espatrio femminile» (e sappiamo che l’essere “spatriati”, come scrive con colorito termine pugliese Mario Desiati, è la condizione principe del mondo occidentale), quanto il «dare voce a chi è stata protagonista di un’esperienza migratoria», al «movimento tellurico» che ha generato queste poesie, se partire è sempre un’esperienza totalizzante, un terremoto emotivo, che coinvolge corpo, mente, ricordo.
Molti sono i temi trattati nell’antologia: il rapporto con le figure familiari e la nostalgia delle relazioni perdute: «La mente è un popolo, diceva mio nonno/ mio nonno è una barricata/ ha sviluppato l’ascendenza del silenzio nei calli/ mastica la parola sotto i baffi con i melograni» (Anila Hanxhari), con la madre lontana «Ciao, mamma, un saluto da Bolzano/ Sento il bisogno di dirti che mi manchi» (Gentiana Minga), i cambi di casa con relativo stress e spaesamento «Noi, a quei tempi,/ nella scalata sociale verso il centro,/ di case ne abbiamo cambiato giusto sette./ Una per ogni dittatura.» (Adriana Langtry).
Ma il posto centrale nello straniamento prodotto dalla migrazione lo ha la lingua materna, che cede il posto a nuovi termini e nuove sintassi, a nuovi silenzi spesso ostili, o invece a nuove possibilità di rifondare identità e speranze:
qualcuno molto ironico
mi ha dato un’altra lingua invece della mia
e poi mi ha lasciata cercare
vai da questa parte – potresti trovare un silenzio
che se ne frega della lingua
dall’altra vivresti senza nemmeno accorgerti
sto al bivio e prego per un altro po’ di tempo
per poter ascoltare tutti i silenzi
e parlare in lingue
prima o poi
non ho più patria
l’ho lasciata alle spalle
senza che se ne accorgesse
i fili sono impigliati
nel palco dell’infanzia
le parche tessono
di giorno una tela
che le notti districano
(Eliza Macadan)
“Sconfinamenti”
sulla laringe resta il passato
un confine da superare
la parola che sfugge
solitaria si mastica si mastica
sapore di latte odore d’erba
un’altra parola si forma tra i denti
un’altra parola sconosciuta avanza
verso il futuro si dirige veloce
cresce evolve sconfina
le parole tengono l’asta saltano i confini
(Alexandra Zambà)
Le partenze, l’esilio, il passaggio non indolore da lingua a lingua sono evocati come esperienza del corpo, quasi fisica: «Io vivo con due bocche/ e parlo con tre lingue. /Forse per questo/ le parole si spezzano/come denti in frammenti», scrive Eva Taylor che rende, con la figura metaforica del bruxismo, la difficoltà tutta orale, spasmodica, di parlare in altre lingue oltre quella materna.
La casa perduta può implodere e piangere sulle proprie rovine oppure no, può risorgere a partire da nuovi dipinti alle pareti, doni di amici che abbracciano:
A Stoccolma in esilio i quadri di casa erano dipinti originali
non fotocopie né poster ma opere di artisti come noi
appesi in corridoio tra l’ingresso e il salone
i quadri erano gli abbracci di amici pittori
accoglievano gli ospiti luci e forme accompagnavano chi era di passaggio
anche loro sagome colorate e sospese.
(Candelaria Romero)
Ben poche volte la migrazione ha voce: le mamme dei bambini stranieri che arrivano nelle nostre aule fanno più fatica dei padri a desiderare di imparare una nuova lingua e nuove abitudini. In queste scritture il desiderio è realizzato in molte forme: come bilinguismo, come italofonia (scelta di scrivere nella lingua di arrivo), come autotraduzione (e sarebbe importante, per capire e mettere a sistema qualche primo, fecondo indizio di studio, partire da uno dei migliori saggi di letteratura della migrazione, Da un poetico altrove. Poesia transnazionale italofona (Cesati, 2018) di Mia Lecomte, poeta e studiosa, fondatrice della Compagnia delle Poete.
Una complessità carica di saperi e di emozioni, di valigie di libri, di pensieri, di esperienze, che attraversano e continuano ad attraversare confini, stati, continenti, rivelandoci ogni volta che esiste un nuovo modo di vivere delle donne la cittadinanza del mondo, una scrittura, la loro, che si rivela un tesoro di saperi da scoprire e meditare.
AA. VV. Confine donna. Poesie e storie di emigrazione, a cura di Silvia Rosa, illustrazioni di Valeria Bianchi Mian, Trieste, Vita Activa Nuova, 2022
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